Ma davvero tornano i girotondi?

Niente da fare. Cambiano i partiti, gli attori politici, il contesto sociale ma non mutano affatto i vecchi tic. Un elemento, questo, che se vogliamo essere sinceri sino in fondo, accomuna un po’ tutti. Ma ci sono certi tic che si manifestano sempre uguali a stessi malgrado, appunto, lo scorrere veloce del tempo e la stessa rapida evoluzione della società. È il caso, nello specifico, degli eterni girotondini. Certo, e come tutti, adesso sono un po’ invecchiati ma sempre sicuri delle loro certezze ideologiche, dei giudizi sprezzanti sugli avversari/nemici e, soprattutto, fieri della loro superiorità morale e della loro granitica verità. Sono, appunto i girotondini, o il popolo viola o le sardine o i "chattisti antifascisti" come vengono chiamati oggi. Insomma, per farla breve, sono sempre loro.

Ovvero, gli intramontabili esponenti della sinistra salottiera, aristocratica, alto borghese e anche milionaria del nostro paese. Alcuni sono diventati, a colpi di contratti ultra milionari, “martiri dell’informazione” o le “vittime” dell’ennesimo “regime dispotico” di cui, a dir la verità, non si accorge nessuno tranne loro. Sono tutti coloro che, periodicamente, denunciano l’arrivo del solito e ormai noiosissimo regime fascista, la possibile restrizione delle libertà e l’inossidabile torsione autoritaria e antidemocratica. La parola d’ordine, ieri come oggi, è sempre la stessa: e cioè, “ora e sempre resistenza”. Ora, pare che l’ultimo alfiere di questa battaglia a difesa della democrazia e della libertà sia l’ex direttore della Stampa Massimo Giannini.

Chi legge i suoi editoriali, ieri come oggi, prova anche un po’ di nostalgia perché, mutatis mutandis, sembra di rivedere i sermoni del Manifesto o di Lotta Continua di tanti anni fa contro il “sistema di potere della Democrazia Cristiana” con gli slogan che accompagnavano quella campagna stampa. Certo, i tempi sono radicalmente cambiati e anche il linguaggio è meno truculento e selvaggio di quell’epoca. Ma il nemico è sempre quello: il ritorno del regime. Nelle loro diverse espressioni accusano personaggi e partiti che, secondo questa singolare vulgata, sarebbero portatrici di una sub cultura autoritaria, illiberale e squisitamente anti democratica. Ma, per tornare all’oggi, pare che all’orizzonte siano anche in programma alcune iniziative dei nuovi “resistenti” dell’aristocrazia della sinistra italiana. Cioè tutti coloro che si preoccupano della salute della nostra democrazia e delle drammatiche condizioni di vita in cui versano i ceti popolari.

Ma, per non infierire eccessivamente e senza dare oltremisura importanza a queste future e simpatiche scampagnate in giro per l’Italia, credo sia importante richiamare un solo aspetto. E cioè, nel pieno rispetto di questi esponenti dell’alta borghesia italiana che votano convintamente e legittimamente a sinistra, vorremmo fare un solo invito affinché l’iniziativa dei neo girotondi possa essere presa in seria considerazione. Ovvero, prima o poi occorrerà inventarsi un nemico irriducibile che esista però per davvero senza sempre denunciarne l’arrivo imminente e che poi puntualmente scompare dall’orizzonte. Perché prima, e per lunghi 50 anni, c’era la Dc, poi Berlusconi, poi Salvini, poi Renzi, poi Meloni e poi chissà ancora. Per cui, mentre il portafoglio si ingrossa per meriti indubitabili, forse sarebbe opportuno - sempre per rendere più convincente la ‘resistenza al nuovo regime’ - che il nemico ci fosse veramente. E che, soprattutto, non cambi così rapidamente. Perché, altrimenti, più che una protesta a difesa della libertà degli altri, rischia di apparire solo come una difesa della propria, seppur comprensibile e del tutto giustificata, visibilità mediatica.

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