TUTTI ROTTAMATORI

Convertiti al vangelo secondo Matteo

Dopo la svolta di Franceschini anche sotto in Piemonte Area Dem è pronta a sostenere Renzi. Merlo: "Se tiene unito il partito lo voto". L'unico parecchio scettico è l'ex ministro Damiano, che potrebbe convergere su Cuperlo. La golden share di Fassino

Ieri, alla Festa democratica di Torino non si parlava d’altro. Le agenzie hanno iniziato a battere la notizia nel tardo pomeriggio, intorno alle 18 e da quel momento si è diffusa la sensazione che almeno una partita, quella per la leadership nazionale del Pd, si stia per chiudere. Il ministro Dario Franceschini, numero uno assieme a Piero Fassino di Area Dem, la corrente che all’interno del partito vale almeno un terzo delle tessere, ha garantito il proprio sostegno a Matteo Renzi, rompendo quel “patto di sindacato” con il segretario Guglielmo Epifani e il suo predecessore Pier Luigi Bersani. I tre, finora, avevano provato a bloccare in ogni modo la forza d’urto del sindaco fiorentino, che a questo punto non ha più ostacoli tra sé e il Nazareno.

 

Una scelta in qualche modo obbligata quella di Franceschini, che s’inserisce nel solco già delineato - seppur in modo discreto e senza proclami - dal sindaco di Torino, che con il collega di Firenze da tempo intrattiene rapporti cordiali, costellati da attestati pubblici di reciproca stima. E così anche sotto a Mole e nel resto del Piemonte, la svolta renziana non dovrebbe produrre sensazionali scissioni: se persino l’ex parlamentare pinerolese Giorgio Merlo, da sempre nemico acerrimo di Renzi, si è già allineato, allora non ci dovrebbero essere rivoluzioni in vista. «Se tiene unito il partito lo voto» taglia corto Merlo, lo stesso che aveva accusato il primo cittadino di Firenze di “carrierismo sfrenato”, voler “far saltare il Pd” o di puntare “a far implodere il partito”. Tutti folgorati sua via della Leopolda, convertiti al vangelo secondo Matteo. Il nuovo verbo da Roma a Torino è “tutti con Renzi” e non dovrebbero fare eccezione neanche il segretario torinese Alessandro Altamura, che di Area Dem è stato il coordinatore regionale, e il suo successore Pasquale Centin.

 

L’unico che potrebbe sfilarsi è un altro esponente di spicco della corrente fassiniana, come il deputato ed ex ministro Cesare Damiano, legato a una visione politica e del partito quasi antitetiche rispetto a quelle del guascone toscano. Raggiunto telefonicamente dallo Spiffero fa una lunga premessa: «Noi vorremmo che si partisse dai programmi. Sono pronto a votare chiunque dei candidati alla segreteria purché essi abbiano a cuore l’antiliberismo, riconoscano la centralità dello stato sociale e dicano no al presidenzialismo». Poi lascia aperto uno spiraglio: «Se Renzi è quello delle primarie contro Bersani, quello che sosteneva le tesi di Pietro Ichino sul Lavoro e la riforma delle pensioni varata da Elsa Fornero, allora non mi interessa. Ma negli ultimi tempi mi pare ci sia stato uno spostamento a sinistra. Vedremo…». Difficile, tuttavia, che le posizioni riescano a trovare una conciliazione e per questo sono in tanti a credere che alla fine l’ex leader della Fiom torinese opterà per un candidato più vicino alla sua storia e alle sue idee come Gianni Cuperlo, che ha già incassato il sostegno dei “parlamentari Turchi” Anna Rossomando e Stefano Esposito. Dunque per la prima volta si romperà il sodalizio tra Fassino e Damiano? «La nostra è un’amicizia che dura da 40 anni, potremmo fare un pezzo di strada divisi ma il nostro rapporto politico e personale resterà il medesimo» assicura, mentre in giro per l’Italia continua a promuovere la sua Costituente per le idee, una piattaforma politica che metta al centro del dibattito congressuale le politiche per il lavoro.  

 

Intanto lo spostamento del baricentro democratico verso i rottamatori cambia anche le dinamiche dei congressi territoriali. La sensazione è che il pallino sia di nuovo nelle mani di Fassino che vorrà esercitare la propria golden share sulla competizione regionale e torinese. Renziani della prima, seconda e terza ora ormai sono tutti nello stesso calderone e l’unico che potrebbe scompaginare i piani del numero uno di Palazzo Civico potrebbe essere proprio il suo predecessore.