Corgiat: “Insieme per arginare Fassino”
09:00 Martedì 15 Ottobre 2013 3Il sindaco di Settimo si rivolge ai candidati “cuperliani” del Pd: “Se nessuno raggiunge il 51 per cento alleanza strategica al secondo turno”. Dalla città metropolitana ai servizi pubblici: “Il mio partito sarà un laboratorio di idee”
Nei suoi dieci anni alla guida del comune di Settimo si è conquistato la fama da picconatore di via Milano. Sergio Chiamparino prima e Piero Fassino hanno spesso dovuto fare i conti con un contraltare politico più ingombrante del previsto nell’hinterland nord del capoluogo, pronto a mettere in discussione l’egemonia di Torino e a chiedere politiche condivise nell’area metropolitana – dai trasporti alla polizia municipale –: tavoli di lavoro in cui la “cintura” pretende di sedere con pari dignità rispetto a Palazzo Civico. Ora che il suo mandato volge al termine e ha appena intrapreso la corsa per la segreteria provinciale del Pd, l’obiettivo di Aldo Corgiat resta lo stesso, anche se lui il nome di Fassino non lo pronuncia mai nel lungo colloquio telefonico con Lo Spiffero.
«La verità è che un partito autonomo non può che essere utile all’amministrazione di Torino. In un’ottica in cui il Pd si dedichi ad ascoltare i cittadini ed elaborare idee e progetti, mentre il Comune ha il compito di condividerli ed eventualmente metterli in pratica. Non può bastare un sindaco per pensare alla Torino dei prossimi vent’anni». Insomma, da una parte via Masserano, dall’altra Palazzo di Città: due soggetti autonomi pronti a integrarsi ma mai a sovrapporsi, «e se ci sarà un po’ di dialettica sarà per crescere» assicura Corgiat. Nella sua testa c’è la nascitura Città metropolitana: «lo dico subito, penso che i suoi vertici debbano essere eletti dai cittadini e che questa debba essere una battaglia di tutto il Pd». E’ quella la principale sfida che attende il territorio torinese e la sua costruzione passa anche da un partito forte.
Classe 1959, Corgiat è cresciuto politicamente nella sua Settimo: prima consigliere comunale, poi assessore e vice sindaco, una parentesi al vertice della controllata Asm e infine primo cittadino per dieci anni. Una roccaforte quella settimese dalla quale ha consolidato il proprio profilo politico (iniziato negli anni Ottanta sotto le insegne della falce e il martello), divenendo il leader di una delle componenti più forti e strutturate sul territorio torinese: Sinistra in Rete.
L’orizzonte resta il Lungo anche quando si tratta di individuare una strategia congressuale. Di qui l’appello agli altri due competitor che hanno scelto alle primarie nazionali Gianni Cuperlo, Alessandro Altamura e Matteo Franceschini Beghini: «Dopo il primo turno, se nessuno raggiungesse la maggioranza assoluta, dobbiamo convergere su un progetto comune». Dunque tutti contro Fabrizio Morri, che tradotto vuol dire tutti contro Fassino. «Non si scelgono dei percorsi contro qualcuno, ma per perseguire un progetto» precisa subito Corgiat. Ma Altamura e Franceschini Beghini non si sono candidati proprio in alternativa alla sua discesa in campo? «La verità è che ci sono molti più tratti in comune tra i tre candidati dell’area “cuperliana” e i loro sostenitori, piuttosto che in quel rassemblement al servizio di Morri». Insomma, da una parte fingono di essere divisi, ma in realtà sono idealmente vicini, dall’altra parte sembrano tutti uniti ma… «Esatto. La mia sensazione è questa».
Intanto in questi giorni Corgiat ha anche lanciato un appello dal titolo quanto mai evocativo: “Occuparsi del Pd”. Come dire: una volta tanto non lo si occupa, non ci si sputa sopra, ma lo si coccola un po’. «Ho chiesto che i candidati sottoscrivessero l’impegno, qualora vincessero il congresso, a non candidarsi in nessuna elezione per due anni. La politica non può risolversi nel farsi eleggere da qualche parte». Tutti d’accordo gli altri? «Per ora non lo ha sottoscritto nessuno».