Ipla, countdown contro i licenziamenti
14:52 Venerdì 27 Dicembre 2013 2I lavoratori dell'istituto pubblico per l'ambiente chiedono risposte sul proprio futuro. Prorogata la cassa in deroga per altri tre mesi. Lunedì presidio sotto il palazzo della Regione: "Non c'è lo straccio di un piano industriale". Posti a rischio
Il countdown è iniziato, come testimonia la pubblicità ospitata in questi giorni dallo Spiffero. Entro quattro giorni la Regione Piemonte dovrà trovare una risposta alla crisi dell’Ipla, l’Istituto per le piante da legno e l’ambiente, secondo l’acronimo, più in generale l’azienda pubblica fiore all’occhiello nei campi della green economy, della tutela del paesaggio e del suolo, finita in crisi di liquidità per la mancanza di commesse e per una situazione finanziaria deficitaria per via anche dei ritardi nei pagamenti da parte degli enti committenti.
Con ben due ordini del giorno, il Consiglio regionale si è impegnato a trovare una soluzione entro l’anno per salvare l’azienda e con essa 48 posti di lavoro: in gran parte operai e impiegati da un anno in cassa integrazione. «Alla vigilia di Natale ci è arrivata la lettera con la proroga per altri tre mesi della cassa in deroga» spiega Daniela Bombonati, dipendente e sindacalista. Lunedì 30 – lo stesso giorno in cui il governatore Roberto Cota ha fissato la consueta conferenza stampa di fine anno - i lavoratori dell’Ipla torneranno a manifestare sotto il palazzo della giunta regionale «per chiedere che si trovi una soluzione».
L’Ipla è una società controllata da Regione Piemonte che ne detiene il 98% delle quote. Al termine del 2011 aveva debiti per 7,9 milioni di euro e crediti per 5,6 milioni da parte dei propri clienti. Solo per la il programma di lotta alle zanzare i comuni che hanno aderito devono versare ancora oltre un milione di euro, che la Regione fatica a riscuotere. Si tratta di un isittuto che peraltro è acefalo, dopo il siluramento del direttore Mauro Piazzi, sostituito solo momentaneamente con il facente funzioni Luca Rossi: «Il vero problema è che manca un piano industriale per il rilancio della società. Non abbiamo degli interlocutori politici, non c’è un’idea di come superare questa crisi» prosegue la Bombonati. E come in un circolo vizioso questo stato di impasse ha provocato un ulteriore crollo delle commesse: chi darebbe un lavoro a una società che oggi c’è e domani chissà? E pazienza se ad affidare le commesse sono proprio quegli enti soci che dovrebbero salvare la società. E il gatto continua a mordersi la coda. Per il 2014 i tecnici hanno previsto incarichi per circa 2 milioni di euro, l’assessore alle Partecipate Agostino Ghiglia avrebbe affermato di avere lavori per altri 500mila euro, dunque per evitare i licenziamenti e tenere in piedi l’azienda servono commesse per almeno un altro milione.