Regione, ma quanto ci costi? Maglia nera su personale e Ict
Oscar Serra 05:36 Domenica 28 Dicembre 2014 39La spesa pro capite per i dipendenti è tre volte quella della Lombardia, il doppio rispetto al Veneto. Complessivamente si spendono oltre 150 milioni in stipendi e 50 per l’assistenza informatica. Cifra record in gettoni e consulenze
È il Piemonte la Sicilia del Nord. Non certo per il sole o il mare, piuttosto per le tante inefficienze, a partire dalle altissime spese per il personale. Nella regione amministrata alternativamente da Forza Italia, Lega Nord e Pd negli ultimi vent’anni il costo dei dipendenti è diventato il più alto di tutte le altre regioni dell’Italia settentrionale, quasi doppio rispetto al Veneto, con cui si è soliti rapportarsi vista la sostanziale uniformità del numero di abitanti ed estensione. È quanto emerge dai dati pubblicati sul sito governativo soldipubblici.gov.it. Dati che consentono di scattare una fotografia dei principali impegni finanziari dell'ente e, soprattutto, di raffrontarli con altre realtà, anche se alcuni capitoli contengono aggregati tra loro elementi diversamente contabilizzati.
Per quanto riguarda le competenze fisse del personale a tempo indeterminato piazza Castello ha speso nel 2014 quasi 97 milioni, l’Emilia Romagna si è fermata a 63,4, la Lombardia (che ha quasi il doppio degli abitanti del Piemonte) a 62,3 milioni, al già citato Veneto bastano 56,3 milioni. Peggio (in termini assoluti) fanno solo Sicilia, Campania e Sardegna. Una differenza ancor più marcata se si vanno a valutare i valori pro capite: 22,16 euro per il Piemonte, 14,3 per l’Emilia, 11,53 per il Veneto, 6,34 euro per la Lombardia. In sostanza per raggiungere i livelli di efficienza delle regioni storicamente governate dal centrodestra, Sergio Chiamparino dovrebbe dimezzare gli attuali costi per i suoi dipendenti, altro che il palliativo messo in atto dall’assessore al Personale Giovanni Maria Ferraris, assieme al titolare del Bilancio Aldo Reschigna, che punta a una riduzione della spesa del 10 per cento entro il 2017. Servono tagli draconiani e i numeri delle altre regioni dimostrano che si può fare. In questo contesto riecheggia il dibattito relativo ai 200 part-time che la Regione era pronta a trasformare a full time nel giro di un paio d’anni, per non parlare dei sette dirigenti in procinto di essere assunti, ripescati da una graduatoria del 2007. Per fortuna (delle casse regionali, ben s’intende) è arrivata una norma nazionale a stoppare un provvedimento che era già in atto.
Anche perché altrove, seppur partendo da una situazione già migliore del Piemonte, sono stati varati una serie di tagli che, riducendo la spesa, hanno migliorato l’efficienza della macchina amministrativa. Il Veneto, che già nel 2013 era tra le regioni più virtuose, per l’anno seguente ha messo in atto una sforbiciata del 35%, passando da una spesa complessiva di 85 milioni ai 56 attuali. Il Piemonte è passato da 114 milioni a 97 con una riduzione del 15 per cento. Insomma, si può fare di più, anche perché la spesa complessiva del personale non si ferma alla voce delle indennità fisse per i tempi indeterminati: bisogna aggiungere gli straordinari, le indennità accessorie (premi produzione e altre gratificazioni, quasi sempre destinate a dirigenti e direttori, che complessivamente cubano per 16 milioni), i tempi determinati (8 milioni), gli altri contratti atipici, le spese per i contributi previdenziali (29 milioni), le borse di studio, la formazione professionale, le consulenze, i buoni pasto. Insomma, il Piemonte spende per i suoi dipendenti oltre 150 milioni di euro. Una cifra esorbitante che lo inserisce tra le regioni meno virtuose del Nord Italia, pericolosamente vicino ai parametri del Mezzogiorno (tralasciando il caso limite della Sicilia che spende 600 milioni per la sua pianta organica, basta prendere ad esempio la Calabria che spende, a livello pro capite, 21,92 euro per le indennità fisse dei suoi dipendenti a tempo indeterminato, anche lei meno del Piemonte).
Non è tutto, tra i dati che balzano maggiormente agli occhi c’è quello dell’assistenza informatica, un altro salasso per la Regione Piemonte, che nel 2014 ha speso oltre 53 milioni (pensare che nel 2013 erano 75). Una enormità se raffrontati ai 15 milioni dell’Emilia Romagna, ai 12 milioni del Veneto e ai 30 milioni della Lombardia. Risorse che, per quanto riguarda il Piemonte, finiscono in gran parte al Csi, il Consorzio informatico controllato dalla Regione stessa a sua volta in brutte acque.
La Regione brilla, si fa per dire, anche per quanto riguarda l'erogazione di gettoni di presenza e negli affidamenti di consulenze: sono impiegati nel 2014 complessivamente 5.761.840 euro comunque in calo rispetto agli oltre 8 milioni dell'anno precedente.