PARITA' SCOLASTICA

Nuovi tagli, scuole paritarie sul baratro

Nell'ultima giunta dell'anno il Comune di Torino riduce di 400mila euro i contributi alle materne convenzionate. Per il presidente della Fism Vico è una scorrettezza: "Non stanno ai patti". Ma è tutto il sistema dell'istruzione non statale ad essere sotto attacco

Proprio mentre Piero Fassino strombazzava le imprese mirabolanti della sua amministrazione, che a suo dire è riuscita, pur nella difficile contingenza economica, a coniugare parsimonia nei conti e servizi, nella sala in cui si è svolto il tradizionale incontro con i giornalisti si diffondeva la notizia degli ultimi tagli ai contributi che la giunta aveva varato un attimo prima per chiudere il solito claudicante bilancio. Il sindaco preferirebbe si chiamassero “limature”, la “parte lesa” parla di vere e proprie “scorrettezze”. A farne le spese le 55 scuole materne cattoliche, senza le quali il Comune di Torino non sarebbe in grado di sostenere le domande provenienti dalla cittadinanza. La convenzione prevedeva un contributo annuo di 3,25 milioni, all’ultimo dell’anno Fassino taglia 400mila euro, circa il 12 per cento. «Sono sconcertato – dice allo Spiffero Luigi Vico, presidente della Fism (Federazione italiana scuole materne) di Torino – solo tre mesi fa ci avevano dato rassicurazioni in tal senso». Di più, «all’inizio dell’anno ci è stato imposto il blocco delle rette a fronte di uno stanziamento pari a quello del 2013, noi abbiamo accettato, ora vengo a sapere da voi giornalisti che il patto non è stato rispettato».

 

Tempi duri per chi ha a che fare con gli enti pubblici. Pensare che la Città ha erogato l’ultima tranche del contributo 2013 solo il 5 dicembre scorso, ora arrivano le sforbiciate su quanto promesso per il 2014 e il sindaco brinda a un 2015 in cui “raccoglieremo quanto seminato”; sembra tanto una profezia di sventura. «Facciamo i salti mortali per tenere in piedi i nostri bilanci, andiamo in banca a garantire sui prestiti che siamo costretti a chiedere per i ritardi dei pagamenti, abbiamo raschiato i fondi accantonati per i Tfr e chiuso un accordo con i sindacati per spalmare in sei mesi le tredicesime dei nostri 800 dipendenti, ma come pensano si possa andare avanti così?». In conferenza stampa Fassino raccontava di una città che ha saputo garantire i livelli di welfare e che anzi, proprio per elargire una serie di servizi si è privata di quasi tutto il proprio patrimonio, tra partecipate e immobili.

 

A dare la notizia in una giunta che alcuni presenti hanno definito “piuttosto tesa”, è stata Maria Grazia Pellerino, assessore all’Istruzione di matrice vendoliana davanti agli sguardi attoniti dei colleghi Stefano Lo Russo e Claudio Lubatti, i due esponenti cattolici della giunta Fassino. Non ci sono i soldi (prima di Natale si era diffusa la voce che fossero una quindicina i milioni che mancavano all’appello), dunque prendere o lasciare. Un provvedimento che fa il paio con i tagli previsti dalla Regione Piemonte al buono scuola, con il tetto Isee sceso per il momento a 26mila euro ma con la seria intenzione da parte dell'assessore Gianna Pentenero (Pd) di ribassarlo ulteriormente. Prospettiva che fa rizzare i capelli a Giampiero Leo (Ncd), uno dei padri della legge regionale: «Si vuole distruggere un principio e ridurlo ad assistenza, tradendo lo spirito di un diritto e ridicolizzando la stessa legge Berlinguer». Insomma, dietro alle esigenze di bilancio si nascondono precise scelte culturali. Vico non ha dubbi: «Una società che taglia su anziani e bambini non ha futuro, chiederemo la convocazione della commissione paritetica: o ci autorizzano ad aumentare le rette o ci danno quanto pattuito. Noi rischiamo il default».