La sinistra mangia secondo la legge
13:05 Giovedì 15 Gennaio 2015 9Tutti assolti perché il "fatto non costituisce reato" i nove consiglieri regionali, in gran parte di centrosinistra ripescati nell'inchiesta Rimborsopoli. Tutte le spese giudicate legittime. Salva la giunta Chiamparino fino alla prossima prova: le firme
Tutti assolti perché “il fatto non costituisce reato”. Escono definitivamente dal processo per Rimborsopoli i nove consiglieri regionali della scorsa legislatura per i quali il giudice Roberto Ruscello aveva disposto l’imputazione coatta dopo le richieste di archiviazione dei pubblici ministeri, con l'accusa di peculato. Il gup Daniela Rispoli accoglie, invece, in toto le nuove richieste di assoluzione dei pm per il vicepresidente della Giunta Aldo Reschigna, capogruppo del Partito democratico, all’epoca dei fatti. Salvi anche il segretario e numero uno del Pd a Palazzo Lascaris Davide Gariglio, il senatore democratico Stefano Lepri, la consigliera regionale Angela Motta, anche lei del Pd, l’assessora vendoliana Monica Cerutti, l’ex numero uno della Federazione della Sinistra Eleonora Artesio, e i tre del centrodestra Gian Luca Vignale (Forza Italia), Fabrizio Comba(FdI) e Giampiero Leo (Ncd). Stralciata invece la posizione dell’allora numero uno del Pdl Luca Pedrale, per il concorso con i suoi ex tre colleghi.
Martedì i pubblici ministeri avevano chiesto l’assoluzione per tutti e nove, ribadendo la tesi già esposta al termine delle indagini quando si espressero per l’archiviazione, con riferimento al criterio del “principio soggettivo e la mancanza del dolo”. Nella sua requisitoria, la Gabetta aveva inoltre informato che, dai riscontri dei tabulati telefonici e dai controlli effettuati dalla Guardia di Finanza, non sono emersi a carico degli imputati coatti comportamenti illeciti, quali invece verificati in altri casi. La richiesta era stata di assoluzione “perché il fatto non costituisce reato”, basandosi sulla “mancanza di soggettiva volontà di appropriazione”. Tra le prime reazioni, quella del presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino: “Sono molto felice dell’esito della sentenza, sono state assolte persone che ho sempre ritenuto oneste”.
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Il 26 gennaio si aprirà il processo per il filone principale dell'inchiesta, dove saranno chiamati in causa 24 ex consiglieri (in maggioranza di area centrodestra) e l’ex governatore leghista Roberto Cota e che ha già portato, all’udienza preliminare, a quattro condanne. Sono già state programmate 16 udienze ogni lunedì. Il primo scoglio sarà rappresentato dall'accoglimento dell'elenco - che si preannuncia parecchio nutrito - dei testimoni delle difese.
LE CONTESTAZIONI
A Gariglio erano state contestate spese per ristoranti e bar per complessivi 8.306,39 euro, oltre a rimborsi per spese varie (fiori, dolciumi e 30 bottiglie di prosecco Bellavista Couveè) per un totale di 950,10 euro. Complessivamente vi sono circa 60 tra pranzi e cene nel giro di un solo anno. Tra queste figura una cena con 43 persone da 860 euro e una scatola di cioccolatini portati in dono al suo ex compagno di scuola, l'avvocato Stefano Ambrosini, di cui è stato testimone di nozze.. Incontri effettuati a fini istituzionali, è sempre stata la difesa del capogruppo democratico, accolta dalla procura e ora anche dal giudice.
A Lepri erano contestati 7.515,24 euro di rimborsi per ristoranti e bar più altri 4.698,42 per “spese varie”, tra cui dolciumi, panettoni, acquisto da Eni di buoni da 100 euro l’uno. In particolare, nel periodo natalizio, il consigliere ha speso quasi 3mila euro in tre pasti differenti: uno il 15 dicembre da 984 euro, uno il giorno successivo da 943 e infine l’ultimo il 23 dicembre da 966 euro. Su di lui pesava la versione discordante data in particolare su una di queste cene, quella dell’antivigilia di Natale, a cui il numero due del gruppo democratico in Senato non avrebbe neanche partecipato, come dimostrato dai controlli delle celle telefoniche, contrariamente a quanto affermato nell’interrogatorio. Una versione modificata successivamente, quando, di fronte al gup Rispoli e al pm Beconi, ha ammesso di non aver partecipato al banchetto, semplicemente perché l’incontro non c’è stato, ha detto. C’era stato un errore, le due fatture saldate erano dovute al pagamento in due tranche del pranzo del 16 dicembre.
Decisamente inferiore l’importo complessivo delle spese addebitate a Reschigna, sul quale gravava il ruolo di capogruppo ricoperto nell’arco di tempo preso in esame dai giudici. Archiviata la sua posizione per le spese effettuate a titolo personale (595 euro di rimborso spese per alberghi e 1.797,40 euro di spese per ristoranti), ora viene assolto anche per i rimborsi relativi alle spese del gruppo: 6.589,57 euro per costi di ristorazione, rinfreschi e catering, oltre a 295 euro per regali. Per quanto riguarda Motta, invece, vi sono rimborsi per spese varie (spumante, prodotti dolciari, penne piquadro, borsa ed altri oggetti) pari a 3.983,36 euro e altri 4.304,12 per ristoranti.
Alla Motta, Pd, si contestavano pranzi e cene per 4.304,12. «In prossimità delle festività natalizie del 2011, si segnalano uno scontrino da 112,96 euro per l'acquisto di spumante e champagne», e l'anno successivo «1.000 euro per l'acquisto di cesti e 2.237,90 per altri cesti natalizi e regali». C'è poi una «spesa di ristorazione per 1.326 euro» per una «cena per 51 persone». Dal Pd a Sel. L’assessore Cerutti, all’epoca dei fatti capogruppo e unico esponente del partito di Nichi Vendola, si è vista contestare 9.865,04 euro per ristoranti e bar, altri 2.193 per alberghi, spese per trasporti (biglietti aerei e ferroviari) per complessivi 10.454,05 euro per persone estranee al gruppo consiliare e infine spese per viaggi, missioni e convegni ma anche ricariche telefoniche per soggetti estranei al gruppo per 1.129,28 euro. Assolta.
Infine Artesio, capogruppo della Federazione della Sinistra ed ex assessore alla Sanità, durante la giunta Bresso. A lei erano contestate spese per soggetti estranei al gruppo per complessivi 1.525,44 euro, rimborso spese e buoni pasto assegnati a “non meglio identificati dipendenti del gruppo” per 4.084,55 euro, l’acquisto di un lettore mp3 da 59,90 euro, spese varie (tra cui pasti singoli, carburante e ricariche telefoniche) per 1.149,79, spese per ristorante per complessivi 4.131,70 euro, rimborso pedaggi autostradali per 1.372,50 euro e poi biglietti ferroviari e addirittura un biglietto aereo per la tratta Milano-Tel Aviv da 400 euro in favore di Guido Crovesio.
Stesse voci contestate anche ai tre esponenti di centrodestra. L’ex consigliere Pdl Leo, ora in Ncd, ha acquistato capi di abbigliamento per 1.320 euro, una parte dei quali sarebbe andata in beneficienza (un’attività non confacente al gruppo, e poi i moti d’animo si pagano di tasca propria), ha mangiato quasi sempre “a casa”, nel senso del ristorante della ciellina Piazza dei Mestieri (6.680 euro). L’ex assessore Vignale (Forza Italia) ha, invece, speso per i pasti 12.447,39 euro, mentre regali e altri acquisti gli sarebbero stati erronamente attribuiti, come accertato dai magistrati. Mangiava, con preferenza nei ristoranti di lusso, e pure parecchio, Comba, ex vicepresidente del Consiglio (Fratelli d’Italia): oltre 16mila euro in un pugno di mesi. Per tutti buona fede, nessuna azione volta intenzionalmente di appropriarsi di denaro pubblico e assenza di dolo.