SANITA'

Emergenza in corsia, Saitta si assolve “Non è colpa nostra, ma dei direttori”

Per l'assessore non sono i provvedimenti presi dall’attuale giunta regionale ad aver causato il caos nei pronto soccorso torinesi. “Tocca ai vertici delle aziende intervenire”. Venerdì la nuova versione della delibera di riorganizzazione ospedaliera

Sarà approvata dalla giunta venerdì prossimo la delibera “riformata” sulla riorganizzazione della rete ospedaliera. Prima di arrivare in Piazza Castello, passerà in discussione in commissione Sanità, così come richiesto dal Movimento 5 stelle e dallo stesso Pd. E’ stato l’assessore alla Sanità Antonio Saiita a confermarlo nel corso del question time a Palazzo Lascaris. «Le modifiche non aggiungeranno, né toglieranno nulla – ha specificato –. I cambiamenti saranno migliorativi, così come concordato negli incontri con gli amministratori locali, e consisteranno in spostamenti di alcuni servizi nell’ambito del quadrante». Confermata, dunque, la tabella di marcia che prevedeva fin dall’inizio l’approvazione del testo emendato (anche con le ulteriori specifiche inerenti i tempi richieste dal ministero) prima del 26 gennaio, data ultima per la presentazione dei ricorsi al Tar contro la delibera avviati dai alcuni Comuni.


Attesa, dunque, per scoprire quali modifiche il direttore generale Fulvio Moirano ha apportato al testo iniziale e, soprattutto, se saranno sufficienti a spegnere quei focolai di protesta che ancora persistono in alcune province. Ma non è solo la riorganizzazione della rete ospedaliera, per quanto centrale, a tenere banco nella discussione politica e a richiedere soluzioni quanto più possibili rapide e definitive. La gravissima situazione in cui sono venuti a trovarsi non pochi ospedali, per gran parte dell’area torinese, con i pronto soccorso ingolfati, barelle dei corridoi e attese interminabili «non dipende assolutamente da questa delibera che non ha ancora dispiegato i suoi effetti, così come da nessun altro provvedimento assunto da questa giunta», la secca precisazione del titolare di corso Regina. Che non ha certo sminuito «quanto accaduto e che potrebbe accadere ancora», senza rinunciare a chiamare ciascuno alle proprie responsabilità.


Rispondendo ai pentastelati Stefania Batzella e Davide Bono, così come alla leghista Gianna Gancia, Saitta ha rimarcato come queste gravi anomalie interessino soprattutto l’area torinese e alcune aziende, «portando a considerare il diverso operato e approccio all’emergenza da parte dei direttori generali». Insomma c’è chi ha saputo evitare che accadesse e chi, invece, no. «I direttori generali devono governare la loro azienda in questi frangenti anche liberando o utilizzando letti di altri reparti se necessario. Anche se questo non è gradito a qualche primario». Più complessa la soluzione del problema legato ai locali. «Entro settembre dovranno essere attivi dei polmoni, delle zone prossime ai pronto soccorso in grado di assorbire maggiori affluenze di pazienti, cancellando il vergognoso spettacolo di malati sulle barelle nei corridoi». Richiamo forte anche ai medici di famiglia, al loro ruolo di filtro per evitare che gli ospedali debbano accogliere anche pazienti che possono esser curati a domicilio. Non è un caso che il maggior numero di afflussi si è registrato nei giorni festivi, quando i medici di base non sono disponibili. «Occorre lavorare per una sanità che sappia fornire sempre più un supporto territoriale» è l’altro obiettivo annunciato. Ma c’è anche un altro fattore, lamentato come concausa delle lunghe attese e delle barelle nei corridoi, di cui non si è parlato nel tempo ristretto imposto dal question time, la carenza di personale di cui si sta interessando anche la magistratura con l’acquisizione di alcuni atti della Regine disposta dal pm Raffaele Guariniello.

 

Turn-over del personale sanitario bloccato per tutto il 2014 e dal 2011 al 2013 consentito solo per una quota pari al 50% di coloro che hanno lasciato il servizio: questo quanto indicato dal piano di rientro e in base al quale, non si sa con quanta elasticità, la precedente amministrazione regionale ha imposto i vincoli alle aziende. Proprio sul fronte del personale, non è di oggi il ripetuto richiamo di Saitta «all’utilizzo del personale sanitario nei compiti che gli sono propri e non in altri». Oggi men che mai campato per aria. Ben lontani da quel 7% di addetti amministrativi rispetto all’organico totale previsto dal Patto per la Salute, in tutti gli ospedali è evidente la distorsione data da un rapporti anomalo tra colletti e camici bianchi. Con l’aggravante che non pochi dei secondi sono di fatto passati tra i primi. Oggi di quella transumanza, favorita dalla politica, dai sindacati e da camarille varie se ne paga un prezzo troppo alto. Se dopo il piano di rientro il fenomeno ha avuto un discreto ridimensionamento, nei dieci e più anni precedenti si è comunque alimentato e sedimentato a livelli inaccettabili. E tutto, con se possibile, un’ulteriore aggravante: il personale sanitario risulta nelle statistiche in quel ruolo anche se da anni sta dietro una scrivania e non in corsia, con il risultato di aumentare la carenza reale di infermieri, ma anche medici, rispetto a quello che risulta dalle tabelle in corso Regina. Di qui la volontà di chiedere ai nuovi direttori un quadro esatto della situazione con l’obbligo di far tornare in corsia quel personale sanitario oggi impiegato in compiti non propri, superando anche le prevedibili resistenze.  

 

Intanto esplode la querelle coi sindacat. Dopo le accuse di ieri da parte di Saitta - “Stiano attenti. Potevano usare la stessa energia per contestare i provvedimenti della passata legislatura” - non si fa attendere la risposta dei rappresentanti dei lavoratori che invitano l'assessore ad adottare maggiore prudenza, perché "Cgil, Cisl e Uil per anni si sono opposte alle politiche scellerate della giunta Cota, arrivando a indire lo sciopero generale il 18 aprile", la colpa semmai è stata di credere che "con il cambio di Amministrazione le cose potessero cambiare".