Bagno turco per i renziani piemontesi
09:00 Martedì 26 Maggio 2015 2In dirittura d'arrivo la trattativa tra il vertice del Pd e Rifare l'Italia per allargare la maggioranza, ma non mancano le resistenze. La frenata di Lepri, i timori dei fassiniani, le condizioni dei seguaci di Orfini. Per alcuni il passaggio resta strettissimo
Allargare la maggioranza, serrare i ranghi, compattare i renziani di ieri e di oggi. Attorno a queste parole d’ordine si articola da settimane il dibattito interno, a tratti persino surreale, tra il segretario del Pd piemontese Davide Gariglio e i vertici di Rifare l’Italia. Obiettivo: riproporre anche su scala locale quell’accordo che ha portato i Giovani Turchi nell’alveo renziano. Ieri un nuovo incontro tra i vertici provinciale e regionale del Pd – Davide Gariglio e Fabrizio Morri, accompagnati dall’eminenza grigiastra fassiniana Giancarlo Quagliotti e dal tesoriere di via Masserano Mimmo Mangone – e due emissari turchi, Mario Sechi e il vercellese Andrea Pacella. Da entrambe le parti si registra un clima positivo, Gariglio – sarà la primavera – si spinge a parlare di “petting” e così l’impegno per la prossima pomiciata è fissato tra una settimana, massimo dieci giorni, dopo un inevitabile confronto interno alle rispettive cordate.
La verità è che non mancano le resistenze dall’una e dall’altra parte. La riunione era stata preceduta nel week end da una lettera aperta del senatore Stefano Lepri a Gariglio. I due hanno costituito un asse strategico proprio a partire dal 2012, nel nome di Matteo Renzi, un’alleanza che ha portato il primo a Palazzo Madama, l’altro al vertice di via Masserano: ma sui turchi le posizioni restano lontane. Nella missiva a Gariglio, Lepri di fatto chiede al segretario di ripensarci o quantomeno di porre un freno al percorso intrapreso: “Chiedi, per un po’ di tempo, di dimostrare lealtà con proposte, iniziative, gesti che diano il senso di una sincera volontà di dare slancio unitario al partito e all’azione amministrativa. Poi magari qualcuno dovrebbe ammettere che la scelta di Renzi era quella giusta (errare è umano, correggersi è virtuoso). Solo dopo allargherei la segreteria, anche se mi dicono che alcuni posti li hanno già. Se invece vuoi aprire subito sono comunque con te, ma almeno pretendi un nuovo corso”. Gariglio, però, in questo momento vuole procedere, possibilmente accelerando i tempi e non frenandoli e parla di un Pd che dovrà essere “maggiormente coeso e ampiamente impegnato a raggiungere l’obiettivo”. Anche perché, con il rischio di un capitombolo giudiziario della legislatura sulla questione delle firme false, avere i turchi "alleati" potrebbe rappresentare una importante polizza assicurativa. Ruggini personali, invidie di carriera, gelosie alimentate da rapporti privilegiati con l'inner circle di Palazzo Chigi: c'è anche questo nelle posizioni "politiche" che seminano ostacoli sull'alleanza. Compreso il puerile tentativo di dividere la leadership turca, contrapponendo la "brava" Anna Rossomando al "cattivo" Stefano Esposito.
Per i turchi la condizione di un accordo risiede nella nascita di una nuova maggioranza, non di un allargamento della vecchia, “ammettendo che quella vecchia, frutto del congresso, non esiste più” dice Sechi. Un “nuovo corso” (tanto per restare in tema) che preveda una rivisitazione complessiva degli equilibri e della geografia interna al partito. Un preambolo formale che dovrà avere una serie di ricadute dal punto di vista pratico attraverso una nuova organizzazione del partito, la condivisione di alcune delle principali decisioni relative alle riforme dell’ente Regione, a partire dalla legge elettorale, la definizione di compiti e funzioni tra federazioni provinciali e partito regionale. E, ovviamente, un rimescolamento degli incarichi politici.
Inutile, infine, sviare la questione delle questioni, che si riassume nel nome del convitato di pietra a tutti questi incontri interlocutori, ovvero Piero Fassino. Innanzitutto: una eventuale intesa sul regionale prevedrebbe o no un patto anche sul provinciale? Per molti la risposta naturale è sì, visto che i turchi gestiscono il partito coi renziani in tutte le altre province piemontesi. E a questo punto come si comporteranno di fronte a una eventuale ricandidatura di Fassino a Palazzo Civico? Quale sarà il loro giudizio sui cinque anni di amministrazione del Lungo? Da settimane Morri, coi suoi interlocutori esterna tutte le sue preoccupazioni per un’alleanza “tra Gariglio e Esposito per creare problemi a Fassino”. Recentemente Quagliotti ha chiesto garanzie in merito, ma nessuno è in grado di dargliene. Uno scoglio sul quale potrebbe arenarsi la trattativa.