SCENARI DEM

Quelli che seguono la corrente, di Fassino

"Futuro Democratico" fa proseliti tra i banchi di Palazzo Lascaris e così con oltre un quarto del gruppo sotto il suo controllo, il sindaco di Torino è già l'azionista di riferimento del Pd. E guarda con insistenza al piano nobile di piazza Castello

Sperano di avere un futuro luminoso e per questo si affidano alla corrente di Piero Fassino. Guarda lontano, il Lungo, nientemeno che al “Futuro democratico”, come ha battezzato la sua nuova componente interna al Pd che questa sera, dopo un paio di puntate in provincia (Alessandria e Novara), debutta a Torino. La lista di proseliti è copiosa e al nucleo “storico”, costituito dai vecchi compagni d’arme (del Pci e, soprattutto, ex Ds, partito di cui fu segretario liquidatore), si stanno aggiungendo dirigenti e amministratori locali provenienti da tutto il Piemonte. Attratti come mosche dal miele, accorrono sedotti dal fascino indiscreto del potere: perché se andreottianamente parlando il potere logora chi non ce l’ha, chi ne ottiene anche una piccola fetta avrà come principale obiettivo quello di mantenerlo. E in questo senso la variegata area attorno a Fassino offre ampie garanzie a tutti; è il vero cuore del potere politico torinese, un pozzo di san Patrizio di consiglieri, assessori, sindaci, nominati e nominandi nelle partecipate pubbliche. Di questo mondo Fassino conosce pregi e difetti, limiti e ambizioni e da autentico leader di stampo togliattiano (uno degli ultimi, ed è un complimento) sa trovare giusti argomenti e parole convincenti per fare presa. Fino a ieri, quando la politica aveva ancora regole ferree e leggi copernicane. Oggi chissà.

 

Persino in Consiglio regionale, dove a presidiare il territorio ci sono, almeno per il momento, l’altro ragazzo di via Chiesa della Salute, Sergio Chiamparino, e l’acciaccato Davide Gariglio, l’ex segretario dei Ds fa proseliti, a man bassa. Nel parlamentino piemontese oltre un quarto degli eletti sono controllati direttamente da Fassino. Il presidente dell’assemblea Mauro Laus è ormai organico nell’area del sindaco e con lui, da poco, c’è il consigliere vercellese Gabriele Molinari, ex Scelta Civica, una new entry, inserita anche tra i relatori dell’incontro di questa sera. E sempre tra i nuovi arrivi dovrebbe essere annoverato anche il vicepresidente di Palazzo Lascaris Nino Boeti, tra i massimi esperti nel Pd delle politiche in ambito sanitario. Quasi certamente sarà presente anche Aldo Reschigna, numero due di piazza Castello, braccio destro indiscusso del governatore Chiamparino, ma collocato nella corrente fassiniana a livello partitico. Tutti renziani? Manco per sogno. Lo diventano, quasi per osmosi, tramite Fassino che proprio renziano della primissima ora non è.

 

Tra i fedelissimi, poi, ci sono la presidente della Commissione Trasporti Nadia Conticelli, approdata alla corte del primo cittadino tramite Andrea Stara, il numero uno della Commissione attività produttive Raffaele Gallo, ultimo rampollo di una famiglia che, tramite il capostipite Salvatore, ha giurato quattro anni fa fedeltà a Fassino. Complessivamente sono sei, mentre Gariglio può contare su Valentina Caputo e Daniele Valle, seppur quest’ultimo a mezzadria con Stefano Lepri. Più vicini al segretario regionale che a Fassino il pinerolese Elvio Rostagno, gli astigiani Giorgio Ferrero e Angela Motta e in un certo senso anche il novarese Augusto Ferrari, seppur tutti in una posizione non certo subalterna.

 

Un intenso lavoro di proselitismo, in gran parte svolto da Giancarlo Quagliotti, l’eminenza grigiastra ma anche il vero architetto delle retrovie fassiniane, che ha sì come obiettivo quello di rappresentare il “centro” del partito piemontese – inteso come luogo politico e punto di equilibrio tra gli opposti estremismi (degli iperrenziani e della sinistra interna) – ma anche (forse) quello di ipotecare la poltrona al piano nobile di piazza Castello. Perché tra le ragioni che inducono alla massima cautela e a rinviare ogni decisione sulla ricandidatura in Comune c’è la vicenda regionale e il suo possibile epilogo in elezioni anticipate. E tutti sanno che un pensierino, per quanto indicibile, a succedere “all’amico Sergio” lo sta facendo sul serio.

 

Per completare la geografia dem di via Alfieri occorre fare un salto nelle altri componenti. Il presidente della Commissione Sanità, l’alessandrino Domenico Ravetti ha recentemente raggiunto Antonio Ferrentino in Rifare l’Italia, mentre l’assessore Gianna Pentenero ha stretto un’alleanza con Silvana Accossato in nome dell’anti-renzismo. Discorso a parte va fatto per Andrea Appiano, eletto con i voti di Roberto Placido e dunque legato anche lui alla sinistra del partito, proprio come il suo padrino politico, ma del tutto marginale nelle dinamiche interne. Ex civatiani e quindi border line nel partito sono il novarese Domenico Rossi e l’alessandrino Valter Ottria.