SACRO & PROFANO

Valdesi, un Sinodo tra luci e ombre

Celebrata dai media, omaggiata dal Papa e dal presidente della Repubblica la Chiesa è sempre più imbevuta di politically correct. E i templi si svuotano e presto saranno solo dei musei. Ecco cosa fare - di Tullio RAPONE

La Chiesa Valdese di oggi ricorda gli intoccabili dei nostri giorni. Avete mai provato a criticare Libera o la Fondazione sul Cancro di Veronesi? Magari solo per dire che, in fondo, non è solo Don Ciotti che combatte la mafia e non è solo lʼillustre oncologo che combatte il cancro. Si rischia di finire sul rogo seduta stante se provi a chiedere delucidazioni sui finanziamenti. Lo stesso sta avvenendo per la Chiesa Valdese oggi. Come si può criticare una Chiesa che riceve messaggi augurali dalla massima autorità dello Stato, che riceve la visita nientemeno che dal Papa, che con lʼ8 per mille riesce a riscuotere il consenso di tanti italiani? Insomma, un vero e proprio concentrato di politically correct.

 

Tutto filerebbe liscio se non ci fosse un piccolo particolare: le chiese che si svuotano. Invece di riflettere su questo, ci si rivolge alle glorie passate. E giù, allora, con convegni, anniversari, compleanni di eretici, lotte-dure-senza-paura con amministratori locali per intitolazione vie e monumenti e chi ne ha più ne metta. La gestione della Chiesa valdese di Torino ne è stata un chiaro esempio, almeno fino a poco tempo fa.

 

Cʼè qualcosa che non funziona e che non si vuol vedere e che è anche un problema economico. Può oggi permettersi la Chiesa Valdese un settimanale come Riforma più un quotidiano online? Sono essi così importanti per la vita della Chiesa? Tanto più che Riforma in passato non è stato certo esempio di pluralismo con i suoi vergognosi, sottolineiamo vergognosi, articoli in prima pagina di sostegno al Pd o a suoi titolati esponenti.

 

In questo clima si svolge, in questi giorni, lʼannuale Sinodo. Ci auguriamo che sia lʼoccasione per ridiscutere il proprio futuro, a non guardare con spocchiosità gli evangelici pentecostali e simili perché di loro si parla meno, ma crescono di più. A non considerare la corrente tradizionalista di Sentieri Antichi Valdesi una minaccia, ma una risorsa. La Chiesa Valdese ha saputo nel corso dei secoli rimettersi in discussione e ha la possibilità di farlo anche oggi, riconoscendo un pluralismo che oggi fatica ad emergere.

 

Alcuni spunti per cominciare: 1) Partire dalla Facoltà Valdese di Roma. Sforna ottimi teologi, ma ciò non basta se non si valorizza la capacità pastorale; 2) Valorizzare il più possibile le riunioni e i culti nelle case. I futuri credenti evangelici, se arriveranno, da qui probabilmente passeranno; 3) Valorizzare il ruolo del Predicatore Locale. In una Chiesa sempre più in diaspora e con pochi Pastori saranno una grande risorsa. 4) Continuare con lʼimpegno sullʼomosessualità, ma ai Gay Pride si vada a livello personale, semplicemente perché non tutti la pensano uguale; 4) Rivedere il discorso dellʼ8 per mille. Assorbe tante energie per un compito che spetterebbe allo Stato e riempie di soldi la Chiesa cattolica.

 

La Chiesa Valdese, va dato atto, ha compreso il mutamento epocale che sta avvenendo con gli spostamenti di popolazione che si stanno verificando. Si sta attrezzando, nel suo piccolo, a quello che avverrà. Ma tutto ciò non basta e, se non si cambia strada, avremo fra qualche anno i templi valdesi trasformati in musei, come quasi tutte le sinagoghe ebraiche italiane. Sarebbe una grave perdita per la cultura italiana.

 

 

*Tullio Rapone, Predicatore Evangelico Battista