TRAVAGLI DEMOCRATICI

Segreteria Pd, Morri nel bagno turco

La componente di Rifare l'Italia fa saltare il banco delle trattative per un esecutivo unitario della federazione di Torino: "E' un pasticcio che non tiene conto degli ultimi due anni". Per far stare tutti dentro si moltiplicano i posti. I nomi in lizza

“A queste condizioni siamo pronti a restare fuori dalla segreteria”. Mentre le trattative per la composizione di un esecutivo unitario della Federazione del Pd di Torino sembravano ben avviate e il numero uno Fabrizio Morri faceva sapere di essere pronto a comunicare la sua squadra già lunedì, l’area di Rifare l’Italia, quella che esprime il presidente del partito a livello nazionale (Matteo Orfini) annuncia di essere pronta a far saltare il banco. Come spiega il coordinatore regionale in pectore Mario Sechi, “la questione è prettamente politica” e naturalmente di peso politico che la componente deve avere. Senza troppi giri di parole, si parla di posti. Morri ha offerto ai “Turchi” due caselle nella nuova segreteria: secondo le minoranze (ce ne sono cinque) troppi, i diretti interessati ritengono invece di essere sottostimati.

 

«Morri – dice Sechi - deve decidere se il nuovo corso parte fotografando dinamiche e rapporti di forza emersi al congresso di due anni fa o se tiene conto del fatto che intanto è cambiato il mondo». Dal 2013, quando i turchi appoggiarono la candidatura di Aldo Corgiat, la geografia del Pd è cambiata profondamente: quell’area ha abbandonato le barricate e si è schierata con Matteo Renzi a livello nazionale, iniziando a imbarcare molti ex Ds poco inclini all’opposizione; l’ex sindaco di Settimo ora rappresenta una componente minoritaria sia in Parlamento che al Nazareno, quella guidata da Gianni Cuperlo e Roberto Speranza e che su Torino si rivolge al deputato Andrea Giorgis. In direzione, però, controlla un pezzo importante del partito, tanto che è proprio con Corgiat, prima di tutti, che Morri ha cercato un’alleanza. Con lui e con Alessandro Altamura, attuale presidente, candidato come Corgiat nel 2013. Il problema è che i due rappresentano la stessa corrente a livello nazionale; a guardare le sfumature Corgiat è più vicino a Giorgis, mentre Altamura all’ex ministro Cesare Damiano, che intanto si è fatto una sua correntina che non è renziana ma è un po’ più collaborativa rispetto agli oltranzisti bersaniani.

 

Troppo complicato? Se fin qui ci avete capito qualcosa possiamo proseguire. Il corto circuito avviene infatti proprio per quelle correnti (tutt’altro che di pensiero) per le quali non c’è una diretta correlazione tra Roma e Torino. Piccole satrapie locali che dialogano con uno o più capataz nazionali, sovrapponendosi e intrecciandosi in un’orgia incestuosa di rivendicazioni e proclami. E così per tenere tutto insieme si moltiplicano le poltrone, si inventano deleghe, si cercano formule bizantine per tenere tutti dentro e garantire una rappresentanza anche a chi non rappresenta più nessuno.

 

Ma quali sono i nomi che dovranno comporre la nuova squadra di Morri? Lo schema è un 4-4-2-2-2-1-1. Per far stare tutti dentro si passerebbe da 15 a 16 (considerare che per statuto non dovrebbero essere più di 10, così come quelli del regionale non più di 12, ma è evidente che se imbarchi tutti nessuno fa ricorso). Quattro fassiniani: Raffaele Gallo (dell’omonima corrente che fa capo al pater familias Salvatore), Nadia Conticelli (vicina alla deputata Paola Bragantini che è a sua volta legata all’assessore Stefano Lo Russo nella sottocorrente “green” che fa capo a Fassino), Mimmo Carretta (luogotenente lausiano, nel senso di Mauro Laus, presidente del Consiglio regionale) e Carmen Bonino (della repubblica autonoma di Nichelino); quattro renziani della prima ora: Daniele Valle (vicesegretario a cavallo tra i due principali azionisti della corrente della “sacrestia” Davide Gariglio e Stefano Lepri), Simona Randaccio (associazione Ateniesi, quelli che erano renziani prima che nascesse Renzi), Rosalba Lagrotteria (un tempo bindiana, poi fassiniana, ma sempre fedele al senatore Mauro Marino) mentre per il quarto nome sono in lizza Guido Alunno (detto “Risiko” per la passione con cui si dedica alla riforma delle circoscrizioni), il No Tav Pacifico Banchieri e Danilo Goiettina, consigliere comunale di opposizione (!) ad Alpette e segretario del circolo Valli Orco e Soana. Altamura, nell’insolita veste di capocorrente, punta sulla consigliera di Grugliasco Emanuela Guarino e su Fabio Cassetta, capogruppo Pd della Circoscrizione 7. Due anche per Corgiat che per ora ha indicato solo Pino Sammartano (per l’altro si fanno i nomi di Sergio Bisacca e dell’ex Idv Nicola Pomponio).  Uno a testa, infine, per gli ex Civatiani (Ermanno Torre) e Damiano (Giorgia D’Errico). Finiti? Neanche per sogno. Ci sono poi i cosiddetti “fuori pacco”, quelli che ottengono incarichi operativi pur rimanendo fuori dalla segreteria: tra questi il responsabile dell’Organizzazione Saverio Mazza (quota fassiniani che erano garigliani) e probabilmente Guido Gozzi (lorussiano) che dovrebbe occuparsi di sanità. E i turchi? Per il momento minacciano di restare fuori, “pronti a sparare ogni giorno su questo pasticcio”. Per ora.