Salva Piemonte, ammazza i piemontesi
Carlo Manacorda, economista 08:50 Lunedì 23 Novembre 2015 4L'intervento del governo ha consentito di evitare il patatrac dei conti ma non avrà alcun effetto positivo per i cittadini sui quali, anzi, graverà gran parte dei debiti. Come? Con nuove tasse, ovviamente - column di Carlo MANACORDA
Più che “decreto salva Piemonte” sarebbe meglio chiamarlo “ammazza piemontesi”. Presentato come intervento del Governo per salvare, in generale, i bilanci delle regioni affetti da magagne contabili, in realtà salva, specificamente (e curiosamente), soprattutto quello del Piemonte. Un’apposita norma per la Regione Piemonte (art. 1, comma 10) le consente infatti di attutire le devastanti conseguenze per i suoi conti derivanti dalla sentenza della Corte costituzionale n. 181/2015 (la Corte, rilevando l’uso scorretto dei prestiti ottenuti dal Governo per pagare i debiti dei fornitori, ha fatto schizzare il deficit della Regione – già non piccolo – a 6 miliardi). Più che giustificato quindi che il provvedimento passi alla storia come “decreto salva Piemonte”.
Per completezza, va però detto che il decreto abortirà immediatamente. Cioè, non sarà mai convertito in legge. È un decreto farlocco. È stato approvato esclusivamente per favorire le Regioni coi bilanci sfasciati. Per ragioni di scadenze di termini, senza questa patacca avrebbero dovuto approvare i bilanci 2016 con perdite colossali (con tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate: interventi della Corte dei conti, commissariamenti, ecc.). Quindi, si è fatto un decreto-legge. Ma le sue norme saranno(sono già)annegate nel maxi-emendamento che il Governo presenterà per la legge di stabilità 2016, sul quale porrà la fiducia e così sarà certo della loro approvazione.
Il decreto non prevede alcuna erogazione straordinaria di fondi statali a favore del Piemonte. La voragine finanziaria creata dagli allegri governi regionali del Piemonte continua a restare tutta sulle spalle dei cittadini piemontesi. La gratitudine del presidente Sergio Chiamparino al Governo è, quindi, un fatto puramente “tecnico-burocratico”. La sostanza delle cose non cambia. In sintesi, per pagare i debiti, si chiedono prestiti allo Stato. I prestiti vanno restituiti (ovviamente con interessi). L’agevolazione consiste nel fatto che la restituzione dei prestiti potrà essere spalmata su un arco di trent’anni. Per essere chiari, nel 2045 i piemontesi vedranno (forse) la fine dei debiti che i governi della Regione Piemonte hanno creato dagli anni ’90 del secolo passato fino ad oggi.
Cosa vuol dire “salva Piemonte”? Il Piemonte non è affatto salvo. Lo sarebbe se fossero dati finanziamenti statali (che poi sarebbero sempre comunque dei cittadini/contribuenti) per tappare i “buchi” nei conti. Ma non è così. I debiti restano e vanno pagati. Facendo i bilanci, il primo impegno anche della Regione Piemonte sarà quello di trovare, per trent’anni, i quattrini per pagarli. I debiti poi della Regione Piemonte non sono proprio piccoli. Ed allora, quale sarà l’entità delle risorse che la Regione potrà destinare alla crescita del Piemonte? Qualche indicazione può già venire dai dibattiti di questi giorni. Si cercano, disperatamente, dai 70 ai 100 milioni per poter quadrare il bilancio del 2016.
Il decreto potrà anche essere definito “salva Piemonte” (peraltro nei termini prima esposti). Ma forse sarebbe meglio definirlo ammazza piemontesi. E questo per trent’anni. È assolutamente infondato continuare a spergiurare che non si ricorrerà a nuove tasse per coprire le spese (comprese quelle onerosissime per restituire, con interessi, i prestiti ottenuti). La gestione dei conti della Regione non potràche basarsi, oggi ed in futuro, su tasse e ancora tasse, messe dovunque si possa e nella misura massima. D’altro canto, non può essere diversamente, e non si possono illudere i cittadini che, vendendo qualche immobile, si troveranno le risorse per investimenti e cose simili. La Regione Piemonte possiede immobili commerciabili valutati al 31 dicembre 2013 (ultimo dato disponibile) per549.061.772,89. Quand’anche riuscisse a venderli tutti (magari alla Cassa Depositi e Prestiti), il controvalore non coprirebbe che una minima parte dei debiti da pagare. Altro non resta. Resta solo l’Europa, fin tanto che si riuscirà ad ottenere qualche risorsa di lì (che, fortunatamente, non potrà essere impiegata per pagare i debiti della gestione). Basta buttare un occhio sul patrimonio della Regione, contabilizzato alla chiusura dell’anno 2013. Trasparenza vorrebbe che di tutto questo i piemontesi fossero opportunamente informati.


