VERSO IL VOTO

Fratelli coltelli, centrodestra nel caos Meloni vuole un candidato in Piemonte

La partita per designare gli sfidanti di Fassino e Ballarè si riapre. FdI mette sul tavolo i nomi di Marrone e Nastri. Il coordinatore del tavolo nazionale Matteoli "indispettito" da Morano e sfiancato dal pressing pro Napoli. Si chiude a febbraio

A Fratelli d’Italia il candidato del centrodestra per le comunali di Torino, oppure per quelle di Novara. Mentre sotto la Mole tutti sono distratti dalle schermaglie a (debita) distanza tra i due pretendenti candidati sindaco, Alberto Morano e Osvaldo Napoli, al tavolo nazionale starebbe prendendo corpo un’ipotesi in grado di scombinare i giochi e riaprire la partita. A gettare il sasso nelle acque stagnanti della coalizione è Giorgia Meloni che, vedendo sfumare la corsa per il Campidoglio, avrebbe manifestato l’intenzione di pretendere per il suo partito la designazione in una delle città di “frontiera”. E proprio in Piemonte, per ragioni diverse eppure convergenti, la leader della destra potrebbe essere accontentata con l’investitura di uno dei suoi esponenti di punta: il consigliere comunale uscente Maurizio Marrone per Torino. O, in subordine, con quella del deputato Gaetano Nastri per Novara.

 

A quanto risulta allo Spiffero, la richiesta è già arrivata alle orecchie di Altero Matteoli, il capofila degli sherpa deputati a istruire le pratiche dei vari dossier. Lo stesso ex ministro, senza venir meno alla sua funzione di garanzia, avrebbe espresso forti perplessità sull’andazzo della vicenda torinese. Incalzato dal pressing pro Napoli del “mediocre sinedrio” di Arcore, Matteoli è stato non poco indispettito dal tenore della telefonata ricevuta nei giorni scorsi dal notaio: “Mi ha detto che lui corre comunque. E allora che vuole?”. E così la comparsa di un terzo incomodo farebbe… assai comodo a molti. Anche per rimescolare le carte nel mazzo.

 

Nel giorno in cui uno dei due papabili sotto la Mole, Morano, si presenta come candidato-o-quasi-forse-chissà e il suo contendente, l’ex onorevole Macario recita la parte di quello che si stupisce che qualcuno (lui per primo) faccia il suo nome come competitor del “caro” amico Piero Fassino, dalla Capitale arriva la scossa, forte, inattesa e con conseguenze tutte vedere. Il risiko che sembrava tenere lontana la questione romana dal Piemonte finisce, invece, per produrre proprio qui i suoi effetti più eclatanti. Una mossa, quella della leader di FdI, sorprendente proprio per la scelta delle alternative alla ormai molto improbabile discesa in campo per il Campidoglio: due città ai confini dell’Impero. Decisione sorprendente, ma soprattutto una grana per il mediatore Matteoli già alle prese con il cincischiare del centrodestra torinese e i sussurri sempre più pressanti di coloro che ormai erano certi la partita dovesse concludersi con la scelta tra l’ex sindaco di Giaveno, più presente a Montecitorio che nel suo municipio, e il notaio che alla sua prima uscita pubblica ha mostrato la grinta di un rodato politico ma disconosciuto dai partiti.

 

Nel caso fosse Torino la città destinata a un uomo della Meloni – cosa che magari farebbe pure comodo a chi si appresta a dover giustificare una batosta epocale – questi sarebbe senza dubbio Marrone. Ha il profilo giusto: è un volto giovane, a maggio compirà 34 anni, ma può già vantare una solida corvée politica e nello stesso tempo una pratica di azione “sociale” che l’ha portato a cavalcare numerose battaglie di grande visibilità (alcune discutibili, come quella anti Uber o la rivolta dei forconi). Inoltre, cosa che in riva al Po non guasta, appartiene per ascendenze paterne alla buona borghesia cittadina. Inviso all’ex federale Agostino Ghiglia, a cui ha più volte contestato l’approccio consociativo, Marrone è legato da stretti legami con la Meloni che è stata, tra l’altro, pure sua testimone di nozze.

 

Ma c’è un’altra possibilità, per molti versi più concreta e non meno allarmante (soprattutto per la Lega), ovvero che sia Novara a dover candidare un fratello d’Italia. Il nome è quello di Nastri. E a suggerirlo con una certa insistenza a Matteoli è stato l’ex presidente della Provincia, oggi consigliere regionale azzurro, Diego Sozzani che, mercoledì scorso, ha incontrato l’ex ministro e gli ha prospettato la scelta del parlamentare già berlusconiano, come la scelta migliore possibile. Un’occasione offerta su un piatto d’argento per Sozzani che non ha mai fatto mistero della sua predilezione verso Nastri, rispetto a quella che ad oggi pareva la scelta dettata dal Cencelli del centrodestra, ovvero un uomo della Lega (Alessandro Canelli) a giocarsela con l’uscente e non proprio invincibile Andrea Ballarè. Ma è proprio dalla Lega che potrebbe arrivare l’altolà più fermo a una marcia da Roma: Matteo Salvini sa bene che se a Torino la partita è persa, non così si annuncia sotto la cupola di San Gaudenzio. Meglio, per il Carroccio, mollare alla Meloni la città che di fatto era già destinata a Forza Italia, piuttosto che un obiettivo non irraggiungibile qual è Palazzo Cabrino.

 

Insomma, se una nuova grana con immancabili tirate di giacchetta è arrivata sul tavolo di Matteoli, un’altra ancor più complicata e foriera di scazzi si annuncia tra il Carroccio e i berluscones. Soprattutto quelli pronti a spingere gli amici, anzi i fratelli.