Penati scagiona il “Sistema Torino”
08:45 Lunedì 04 Aprile 2016 9L'ex dirigente del Pd arriva a Torino nella sua nuova veste di scrittore di gialli. E offre il destro per un'autoassoluzione del blocco di potere della sinistra: "Come a Sesto, tutto regolare". Ma l'iniziativa di Cassiani imbarazza il partito
Il mistero ancora da svelare Filippo Penati non lo ha scritto nei suoi due gialli, ma lo scoprirà scrutando i volti dei presenti in sala. S’incornicia nella Torino che guarda con crescente apprensione la competizione elettorale per le comunali, il thriller breve della sinistra, destinato a svelare chi ci sarà e chi invece preferirà restare altrove non appena nel Salotto letterario della Robin Edizioni domani, sul far della sera, farà il suo ingresso l’ex presidente della Provincia di Milano, accusato per anni d’essere il maggiordomo (e quindi il colpevole per antonomasia) del cosiddetto “Sistema Sesto”, inteso come Sesto San Giovanni, l’antica Stalingrado d’Italia sulle cui rovine l’allora braccio destro di Bersani avrebbe costruito quelle trame di cui si dice artigiano.
La definizione di “artigiano delle trame”, ovviamente, se l’è cucita addosso per spargere un po’ di modestia sulla sua nuova vita, quella di scrittore. L’altra, passata, è stata cancellata da una lunga estenuante inchiesta, approdata in processi dai quali è uscito completamente pulito. Ma questo basterà a far accorrere i notabili del Pd torinesi ad ascoltarlo raccontare i suoi due libri – La casa dei Notai e Nemesi – e magari abbracciarlo, oppure ci sarà chi, a dispetto della piena assoluzione, lo riterrà ancora in qualche modo scomodo, pensando a quei voti che vanno guadagnati e non persi per mantenere Piero Fassino a Palazzo Civico? Insomma, parafrasando la massima morettiana: “Mi si nota di più se vado e, magari, sto in disparte o se non vengo affatto?”. Il travaglio serpeggia tra i dem.
Eppure è stato uno di essi, il presidente della Commissione Cultura del Comune, Luca Cassiani, ad aver organizzato l’incontro, insieme agli snobbissimi editori torinesi, agenti letterari e comunicatori dei principali asset della cultura di sinistra nostrana (dal festival del cinema gay a Terra del Fuoco, a Torino Pride). Non certo una anteprima, neppure a ridosso dell’uscita dell’ultima fatica letteraria di Penati – Nemesi, appunto – che data ormai all’autunno del 2014. Penati l’addio alla politica lo annunciò il 26 ottobre del 2012. Da quel giorno e per molto ancora si sarebbe parlato del “Sistema Sesto”, dalle aree ex Falck alle autostrade, da concessioni edilizie a presunte mazzette, in un intreccio tra politica e affari finito poi in vicenda giudiziaria. Quando si concluderà, Pier Luigi Bersani scriverà un tweet: “Assolto Penati. Io non ho mai dubitato. Ma quanto sono lunghi quattro anni?”. Lui, alla conclusione si limitò a dichiarare: “È chiaro che non esiste il Sistema Sesto”.
Un assist troppo ghiotto per non essere colto da colui che domani a Torino dialogherà con Penati dei suoi gialli, ma anche di quel passato ormai meno pesante di quanto non lo fosse quando già si dipanavano le trame dei due racconti. «Perché no? Qualche domanda sulla vicenda ci sarà» ammetta Cassiani, che non si lascia sfuggire l’occasione per giocare sull’assioma tra il “Sistema Sesto” e quel “Sistema Torino” che al pari dell’altro «non esiste, di certo non ha riscontri sul piano giudiziario», dice facendo eco alle parole pronunciate in perfetta sintonia da Sergio Chiamparino e Fassino il 23 marzo scorso, giorno del verdetto sull’affaire Murazzi. «Alla luce delle sentenze che si sono succedute in questi anni, viene destituito di fondamento il castello immaginifico di chi ha gridato al “sistema Torino” e forse qualche parola di scusa dovrebbero avere l’onestà intellettuale di pronunciarla coloro che quella campagna hanno irresponsabilmente alimentato», ha affermato il sindaco. «Mi pare che questa sentenza aiuti a chiarire come le accuse sul cosiddetto “sistema Torino” siano soltanto frutto di una cattiva propaganda politica», ha dettato alle agenzie il governatore.
Davvero qualcuno ha mai pensato che il “Sistema Torino” si riducesse a quattro licenze ai baretti in riva al Po o a un paio di consulenze ai famigli? L’inner circle che sotto la Mole vede i soliti noti transumare da incarichi politici a poltrone delle fondazioni, dagli strapuntini degli enti locali ai cda di aziende controllate, preferisce rubricare a invenzione quella rete consociativa e di cogestione del potere tra imprese, professioni, banche, fondazioni, politica. Nulla di rilevante sul piano giudiziario, come giura Cassiani che per professione (fa l’avvocato) e per convinzione si dichiara «assoluto garantista», ma non certo un’invenzione strampalata. Del resto, pungolato a dire la sua più che suoi thriller di Penati sui personaggi del racconto monotono degli ultimi vent’anni sotto la Mole, il consigliere comunale piddino, corrente turca, ammette che «difficilmente si è visto in altre città un così pesante deficit di ricambio dei gruppi dirigenti» e mai – aggiungiamo noi – sarebbe stato consentito altrove a un sindaco uscente farsi nominare dal suo successore alla guida della principale fondazione bancaria, salvo poi lasciarla per la presidenza della Regione.
Ma dietro il percorso parallelo dei due di Torino – come li chiama Matteo Renzi – «non c’è solo la mancanza di un rinnovamento della classe dirigente. C’è – ad avviso di Cassiani – la debolezza e l’assenza di competitor della parte avversa», ovvero di quel centrodestra oggi ancora più diviso e litigioso (al suo interno) che mai. Per un curioso scherzo del destino proprio sulla figura di un notaio – il civico Alberto Morano – si consuma la spaccatura tra Lega e Forza Italia in vista delle comunali. E La casa dei notai è il titolo del primo libro del Penati scrittore, anzi «ma quale scrittore, mi sento piuttosto un artigiano delle trame». Chissà chi ci sarà, tra i protagonisti di quelle che da anni si intrecciano nell’inesistente sistema Torino, domani nel salotto letterario? Il giallo si tinge di rosso.