SEGGI VUOTI

Gli ex voto dei partiti

S'ingrossa l’esercito dei renitenti alle urne. Lo spartiacque delle elezioni 2013: “La svolta che ha prodotto una frattura profonda”. Una carrellata storica a partire dal 1861 fino alla vittoria mutilata di Bersani nel nuovo saggio di Fornaro

Se l’analisi del voto è stata, nella Prima Repubblica, una liturgia officiata dal leggendario ufficio elettorale di Celso Ghini al Bottegone fino alla più piccola sezione del Pci, oggi l’ultimo sacerdote custode dell’ortodossia dei numeri dietro i quali ad ogni tornata elettorale si muovono idee, valori, entusiasmi, disincanti, delusioni e proteste, è senza tema di smentita il senatore del Pd, ala bersaniana, Federico Fornaro. Testa bassa su risme di tabelle, calcolatrice e matita, più recentemente un ormai esausto tablet, la traduzione che il parlamentare piemontese fa di quei numeri che, usciti dalle sezioni elettorali e raffrontati con i precedenti, per i più resterebbero un codice di Hammurabi, sono assurte a leggenda nei circoli dem e prima ancora nelle sezioni del Ds. Non stupisce affatto, quindi, che proprio dal senatore, già vicesegretario regionale nell’appena nato Partito Democratico, arrivi un lavoro che fornisce uno spaccato storico dell’Italia ai seggi e uno strumento per comprendere quello che è uno dei mali recenti e sintomo di più patologie della Seconda Repubblica: l’astensione dal voto.

Fuga delle urne. Astensionismo e partecipazione elettorale in Italia dal 1861 ad oggi (Epokè Edizioni, 176 pagine, 14 euro) è il titolo del volume in cui, partendo dal 1861, anno in cui gli italiani con diritto di voto (solo maschi) rappresentavano circa il 2% della popolazioni, arriva a quella “Tempesta Perfetta” del 2013 quando con il 75,2% di votanti alle politiche l’astensione segnerà il suo massimo storico nella storia della Repubblica. Più di un italiano su quattro disertò le urne. “Gli anni dominati dalla democrazia dei partiti con il 90% e più di votanti sembrano lontani anni luce” osserva Fornaro. Per quei partiti la vittoria mutilata di Pier Luigi Bersani coincide con la loro Waterloo, prodotta dall’esperienza del governo di Mario Monti.

Una data, il 2013, che segna anche in confine oltre il quale ormai risulta difficile assi più di prima prevedere in qualche modo l’orientamento del corpo elettorale (sempre più assottigliato dall’astensione). Scrive infatti il senatore dem: “Gli studiosi sono concordi nel definire il voto del 24-25 febbraio 2013 una svolta nella storia politica dell’Italia Repubblicana, che ha prodotto una frattura profonda rispetto sia al passato recente sia a tempi più lontani e, soprattutto, destinata a segnarne il futuro. In questo contesto di destrutturazione del sistema e di sfiducia diffusa verso politica e istituzioni sarà sempre più difficile prevedere il comportamento degli elettori, come testimoniato, da ultimo, dalla sottovalutazione da parte dei sondaggi del risultato poi realmente ottenuto dal Pd alle elezioni europee del 2014”.

L’elettore classico “identificato e fedele (architrave della democrazia dei partiti)” secondo Fornaro “è una figura oramai in declino, che progressivamente tenderà a essere sostituita da un elettore disincantato e intermittente, che decide di volta in volta se andare a votare e a chi dare il proprio consenso”. Disincanto che, avverte l’autore “non deve essere, però, confuso con il disinteresse nei confronti della politica. Grazie anche alle potenzialità del web e favorite dal ricambio generazionale, si stanno diffondendo nuove forme di interesse verso la gestione della cosa pubblica, non più mediate attraverso i partiti”. Di questo se sono accorti, assai prima di altri, i grillini o meglio il nucleo originario cresciuto certo sulle esternazioni di Beppe Grillo, ma ancor più sulle strategie comunicative e alternative della Casaleggio & Associati.

In questo l’accentuata “volatilità” dei voti, che Fornaro mette in evidenza con la complessa pratica dell’analisi dei flussi elettorali, ha portato i partiti a doversi confrontare (anche) con queste nuove forme di approccio con il potenziale elettore, rivelando non sempre di esserne all’altezza nell’utilizzo. “Alla domanda se i tradizionali partiti di massa (nella forma e con il fondamentale ruolo di stabilizzazione dei comportamenti elettorali e dei sistemi politici che abbiamo conosciuto fino a oggi) siano destinati nel lungo periodo a scomparire o comunque ad assumere caratteri radicalmente differenti da quella che ebbero nel Novecento, la risposta – scrive Fornaro - non può che essere affermativa, sebbene sia giusto ricordare che nella storia non si è mai avuto un corretto funzionamento della democrazia senza la presenza di partiti”.

Nel presente e nell’immediato futuro, tuttavia, quello dell’astensione resta – come probabilmente sarà confermato anche dalle imminenti elezioni amministrative – il sintomo e al tempo stesso uno dei mali dell’attuale democrazia. Per questo, il senatore dem avverte: “Restare indifferenti e magari anche appagati dal semplice conteggio dei voti validi, di fronte a percentuali di astenuti come quelle fatte registrare alle ultime elezioni politiche, in quelle europee e in molte consultazioni comunali e regionali del 2014 e del 2015, rappresenta un lusso che la democrazia italiana non può permettersi. La lotta contro l’abbandono delle urne deve, quindi, diventare una delle priorità democratiche”.

Il volume sarà presentato dall’autore domani alle 19,30 al Salone del Libro, nel corso di un dibattito al quale parteciperanno l’ex ministro Dc Guido Bodrato, il parlamentare Pd Andrea Giorgis e il docente universitario Francesco Tuccari.