OKTOBERFEST

Dopo la batosta, banchetti per il Sì

Il Pd avvia la raccolta firme a sostegno della riforma costituzionale. Lotti telefona ai segretari provinciali e assegna il monte delle sottoscrizioni. Mobilitazione in tutto il Piemonte. Esposito: "Torniamo in piazza"

Dopo la sconfitta alle elezioni il Partito democratico torna in piazza. Lo fa per raccogliere le firme a sostegno del “Sì” al referendum sulla riforma costituzionale, un tema su cui durante la campagna elettorale è calato il silenzio per incassare il sostegno di Gustavo Zagrebelsky e altri personaggi contrari alla riforma voluta dal premier Matteo Renzi ma favorevoli alla rielezione di Piero Fassino. “Con tutto il rispetto per il professore, ho ritenuto quella tregua una sciocchezza perché in questi mesi prima del voto ho visto che il tema non era cruciale per gli elettori”, dichiara il senatore Stefano Esposito che domani sarà in piazza Castello, all’inizio di via Garibaldi, a raccogliere le firme con alcuni deputati, da Anna Rossomando ad Antonio Boccuzzi. L’altro banchetto sarà alla passerella di piazza Chiaves con il presidente della Circoscrizione 8 Davide Ricca, renziano della primissima ora, insieme alla deputata Silvia Fregolent, al consigliere regionale Daniele Valle e il presidente uscente della circoscrizione 7 Emanuele Durante. Una mobilitazione in tutto il Piemonte, fortemente voluta da Palazzo Chigi e dal nazareno, come testimoniano le telefonate giunte alle segreterie delle federazioni provinciali da Luca Lotti, il “lampadina” del renzismo.

“Durante la campagna elettorale non abbiamo avuto molto tempo per raccogliere le firme e quindi adesso ci impegniamo affinché ci sia un numero minimo di cittadini per avere le firme per un referendum confermativo”, spiega Ricca. L’obiettivo, aggiunge il neopresidente della 8, è “spiegare la riforma costituzionale e sensibilizzare. Su questa partita il Pd, ma anche l’intero Paese, giocano una partita importante”. I temi su cui farà leva sono la diminuzione dei tempi parlamentari per prendere decisioni più rapide in linea coi ritmi moderni, il taglio dei costi della politica e di alcuni enti inutili. E il senatore Esposito, che si era definito “tacchino felice” dopo aver votato la riforma del Senato, ora si definisce un “tacchino felicissimo”: “Se non si spiega il valore della riforma alle persone prevarranno l’antipatia per Renzi e il populismo”, dice. Lui annuncia che ogni weekend disponibile sarà in un luogo diverso della città per illustrare la riforma e raccogliere sostegni: “Quest’iniziativa ha un doppio valore. Oltre alla riforma, che è la prima occasione di rivincita, dobbiamo anche tornare sulla strada. Ci sarà anche gente che ci insulta, ma non dobbiamo sparire se vogliamo tornare a vincere tra cinque anni”.

La riforma però non piace a molti costituzionalisti, come Zagrebelsky, appunto. “È vero che si poteva fare di più. Il punto è che ogni volta aspettiamo la migliore riforma possibile non riusciremo mai ad adeguare la nostra costituzione ai tempi”, continua Ricca.

Non piace neanche a una minoranza del Partito democratico, come a Massimo D’Alema che al Corriere ha confidato il suo “No”. “Se si spiega agli italiani che D’Alema vota no, allora il sì acquista più valore - ironizza il renziano di ferro, che però ammette qualche defaillance -. Forse il premier ha sbagliato a personalizzare la questione, ma questo è uno dei primi punti su cui il suo governo si regge”. Ricca vorrebbe coinvolgere anche il deputato e costituzionalista Andrea Giorgis: “Pur facendo parte della minoranza padroneggia i temi e penso che il suo punto di vista, anche critico, possa essere un valore aggiunto e possa permettere di capire meglio il valore della riforma”.

Nel Pd torinese chi resta convintissimo del No è l’ex sindaco di Settimo Aldo Corgiat che però, in attesa di indicazioni chiare dal partito, afferma che non farà attivamente campagna contro la riforma.

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