La sfida di Ichino nella fossa della Fiom

Missione sotto la Mole del giuslavorista per promuovere la cancellazione dell'art. 18. Confronto con Berta, Gherzi e Airaudo: snobbato il padrone di casa ed ex ministro del Lavoro Damiano

Tutele e diritti, crescita e sviluppo. In mezzo la necessità di conciliare prerogative indispensabili in un Paese che sul tema del lavoro - e non solo - sta vivendo un periodo storico di cesura epocale con il passato, nel quale ciò che era acquisito viene nuovamente posto in discussione, cercando strade mai battute. Per alcuni un passo indietro, per altriuno slancio verso la modernità. Un contributo essenziale al dibattito è quello fornito dal giuslavorista Pietro Ichino, che lunedì 16 sarà a Torino per presentare il suo ultimo libro “Inchiesta sul lavoro”. Un appuntamento fortemente voluto da Libertà Eguale, l’associazione che riunisce l’area liberal del Partito democratico, guidata in Piemonte da Gigi Brossa.

 

La ricetta di Ichino prevede l’istituzione del contratto di lavoro unico a tempo indeterminato, in sostituzione delle assunzioni a termine, e nello stesso tempo, minori tutele contro i licenziamenti individuali, con la revisione dell’articolo 18. Una posizione che pare tra le più apprezzate all’interno del governo tecnico di Mario Monti, ma che da sempre subisce le riserve dell’area più “filo-sindacale” del Pd, guidata dall’ex ministro Cesare Damiano. Per questo, l’approdo sotto la Mole di Ichino si carica anche di un forte significato simbolico, in una delle città più sindacalizzate d’Italia, dove le lotte per i diritti dei lavoratori e le battaglie alla Fiat hanno scandito gli ultimi decenni di storia del movimento operaio. Una città dove la Fiom, da sola, quasi governa un partito: Sel.

 

Ichino nella tana del lupo. Nella città di Damiano (foto accanto), firmatario di un’altra proposta, incentrata sulla difesa a oltranza dell’articolo 18, pronta a concedere, per accrescere la flessibilità dei contratti di assunzione, l’estensione del periodo di prova del lavoratore nell’azienda, che oggi è limitato a un lasso di tempo tra 3 e 6 mesi. A mezza via il compromesso partorito dagli economisti Tito Boeri e Pietro Garibaldi e fatto proprio dal senatore Pd, ex Cgil, Paolo Nerozzi: contratto unico di inserimento a tempo indeterminato (Cui), che per i neoassunti sostituisce in gran parte i contratti a termine. Chi viene assunto con il Cui non dispone inizialmente della piena tutela prevista dall’articolo 18 (cioè dell’obbligo di reintegro), che scatta soltanto dopo 3 anni dall’ingresso nell’azienda. Per i primi 36 mesi di lavoro, il dipendente lasciato a casa ingiustamente può ricevere soltanto una indennità di licenziamento che cresce progressivamente nel tempo e varia tra 1 e 6 mesi di stipendio.

 

Torino tornerà, dunque, al centro del dibattito nazionale sul lavoro. A pochi giorni dall’incontro a sorpresa tra il ministro del Welfare Elsa Fornero e il segretario della Cgil Susanna Camusso, nella sede della Direzione Regionale del Lavoro in via Arcivescovado. Il 16 sono previsti tre incontri: il primo alle 15,30 con l’economista Giuseppe Berta all’Unione Industriale, poi alle 18 nella sede del circolo Giorgio Amendola e, infine, alle 21 con il direttore di via Fanti Giuseppe Gherzi e il responsabile nazionale Auto della Fiom Giorgio Airaudo nella sala del Consiglio comunale di Rivoli. Tre dibattiti per affermare una visione “liberale e moderna”  di un tema che nel capoluogo subalpino è sempre stato affrontato con passione, ma spesso privo di una prospettiva a lungo termine. Perché, come ha affermato recentemente anche il capo dello Stato Giorgio Napolitano, conversando a Napoli con alcuni operai «ci sono cose che cambiano e dunque cose che non si possono più difendere. Bisogna capirlo e capirlo per tempo. Quando non ci si riuscì, si subirono sconfitte storiche, come negli anni Cinquanta alla Fiat. E io le sconfitte non le dimentico». Parole determinate e non completamente in assonanza con la difesa a oltranza dell’articolo 18, sposata non si sa con quanta convinzione dal segretario del Pd Pier Luigi Bersani.

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