PRESENTE & FUTURO

Torino smart cresce, a fatica

Il capoluogo piemontese si piazza dopo Milano, Bologna, Venezia e Firenze. Buone performance nel settore governance, ma serve più dinamismo su innovazione urbana, economia collaborativa e social innovation. Il rapporto ICityRate

Torino guadagna cinque posizioni e sale al quinto posto tra le città italiane più smart nel rapporto annuale ICityRate realizzato da Fpa analizzando 106 Comuni capoluogo e sette dimensioni tematiche (Economy, Living, Environment, People, Mobility, Governance e Legality). In testa alla classifica Milano, Bologna seconda, Venezia terza. Tra i risultati eccellenti di Torino, spicca il terzo posto nella Governance: “Il percorso verso la smart city vede Torino impegnata in una politica di innovazione urbana che sin dal suo avvio, nel 2013 con il progetto Smile - è l’analisi dei curatori della ricerca - ha puntato a coinvolgere trasversalmente tutti gli attori del territorio definendo un piano d’azione che guardava allo sviluppo della città con una forte attenzione all’innovazione”. Risalgono la classifica anche le piemontesi Vercelli (dalla 44ª posizione alla 40ª), Cuneo (dalla 48ª alla 44ª),  Alessandria (dalla 56ª alla 52ª). In discesa Biella (dalla 46ª alla 53ª), Novara (dalla 43ª alla 46ª), Asti (dalla 53ª alla 62ª) e Verbania (dalla 62ª alla 69ª). Da segnalare Cuneo, che guadagna il quarto posto nella dimensione legality.

Insomma, un Piemonte a due velocità, in cui il suo capoluogo, pur facendo dei progressi, resta alle spalle delle più importanti città del Nord Italia. Milano, in particolare, è in volata rispetto alle altre, Bologna salda al secondo posto e punta di diamante nella smart governance e Venezia, la new entry, che sale sul podio spingendo Firenze in quarta posizione: sono queste le città più smart d'Italia. Milano registra un’ulteriore fuga in avanti, determinata dall’eccellenza nelle dimensioni economy, people e living. Nella dimensione economy il capoluogo lombardo si distanzia dalle altre città in maniera decisa: è il luogo con il più alto valore aggiunto pro capite, la maggiore intensità brevettuale, la principale sede di imprese di grandi dimensioni, e ha visto nascere negli ultimi anni il maggior numero di Fablab e maker space. Gli artigiani digitali scelgono Milano, e soprattutto la città sceglie di investire su un modello nuovo di innovazione urbana che sposta l'asse della strategia di sviluppo verso forme nuove di economia collaborativa e social innovation; un modello che si realizza attraverso la concessione di spazi, il sostegno economico a progetti e imprese, la creazione di reti di innovatori e la definizione di nuove ed articolate politiche urbane.

Bologna, che pure vede allargarsi la forbice che la separa da Milano (60 punti di distanza contro i 25 del 2015), conferma il secondo posto nella classifica generale grazie soprattutto all'eccellenza nella Governance (dimensione che la vede al primo posto), fatta di partecipazione, open data, nuovi strumenti di programmazione, stabilità economica e capacità gestionale. Ottime le prestazioni anche nella dimensione Living: opportunità di lavoro offerte nel territorio provinciale, servizi di cura dell'infanzia, bassa incidenza delle persone a basso reddito sui residenti. Infine, confermata l'alta attrattività urbana: chi nasce o arriva a Bologna difficilmente se ne va. Al terzo posto della classifica compare Venezia, che cresce di 2 posizioni rispetto al 2015 per effetto, oltre che dell'ottimo posizionamento nella Mobilità (dove è seconda), di un miglioramento significativo nelle dimensioni del capitale umano (People), della Governance e della struttura economica (Economy). Un terzo posto sul quale senza dubbio influisce l'unicità del suo dualismo, con le due anime complementari di Venezia e Mestre che si compensano reciprocamente nelle varie dimensioni oggetto dell'indagine: dualismo da un lato, dunque, virtuoso, dall'altro foriero di spinte secessioniste che restano sempre all'ordine del giorno nell'agenda politica.

Firenze scende di una posizione ma la sua distanza da Venezia è veramente minima: la capitale toscana è prima nella dimensione People, nella quale supera Milano e Torino, ma perde terreno sulle aree dell'ambiente e della legalità. Dopo le quattro città metropolitane arrivano nel top della classifica Padova e Torino, seguite a ruota dalle piccole capitali: Parma, Trento, Modena e Ravenna. Sono 5 le città metropolitane e 5 le città medie nella parte alta del rating, tutte del Nord est tranne Milano e Torino del Nord Ovest e Firenze che con la sua 4 posizione è unica rappresentante del Centro. Per quanto riguarda le altre aree metropolitane, Roma e Napoli continuano a restare arretrate dal gruppo di testa, mentre la capitale è ferma in 21° posizione, Genova sale di tre posizioni e arriva al 26° e poi le città del Sud, con Cagliari in 54° posizione, Bari 65°, Palermo 86°. Napoli scende in 89° posizione, seguita solo da Catania (95°) e Reggio Calabria (104°). Dalla ricerca emerge il dualismo tra Milano e Roma. Milano rimane ben salda in vetta alla classifica mentre Roma è bloccata al 21° posto, ma il distacco tra le due città in termini di punteggio aumenta: la distanza tra le due città era di 127 punti lo scorso anno, quest'anno sale a 155.

Il Sud è ancora lontano dalla top ten, ma la distanza con le altre aree geografica si è ridotta. A partire dal dato di Cagliari, la prima città del meridione (che sale di 6 posizioni rispetto al 2015) grazie ad un miglioramento significativo in diverse aree (People, Governance, Living e Legalità), per continuare con Matera (+12), Pescara (+5), Bari (+4), Lecce (+5), Oristano (+1), Potenza (+2). Appare, inoltre, tra le prime 15 città del Sud, una città siciliana: Siracusa, che sale di ben 16 posizioni dall'anno passato superando Palermo e Catania ed esprimendo le migliori performance in indicatori quali la dispersione idrica, l'equilibrio occupazionale di genere, l'accessibilità degli istituti scolastici, la bassa presenza di giornalisti e amministratori minacciati. Una crescita, quella del Sud, che sopperisce alle carenze infrastrutturali attraverso dinamiche che afferiscono al capitale sociale, con esperimenti di innovazione sociale che vengono messi a sistema e creano sviluppo.