VERSO IL 2019

"Salvini dica se vuole un Piemonte gialloverde"

Forza Italia teme la riproposizione in chiave regionale del contratto di governo nazionale. Porchietto: "La Lega prima di mandare all'aria l'alleanza di centrodestra valuti attentamente, anche i disastri dei Cinquestelle a Torino". E non traccheggi sulla Tav

“Si può immaginare una regione come il Piemonte governata da chi non vuole le infrastrutture, non vuole la crescita e lo sviluppo?”. Oltre l’immaginazione, come gli ultimi tempi hanno indotto a dover prendere atto, sempre più spesso c’è proprio la politica. Così la domanda con cui Claudia Porchietto risponde a quella sul rischio di un dòmino che dopo l’Abruzzo e il Trentino veda rompersi anche in Piemonte la coalizione di centrodestra aprendo a un contratto di governo regionale Lega-M5S, ha il sapore della scaramanzia. Che, ovviamente, non basta a evitare quel che neppur troppo nascostamente si teme dalle parti di Forza Italia. La deputata torinese, così come tutti i suoi colleghi di partito, ha in testa quella frase detta non da Matteo Salvini il cui sparito viene letto dai quasi ex alleati (non per scelta loro) un po’ tanto sopra le righe, ma dal solitamente misurato Giancarlo Giorgetti: “Al momento il centrodestra è una categoria dello spirito, non più della politica”. E “al momento” i già citati Abruzzo e Trentino sono la traduzione concreta dell’evanescenza di una coalizione che gli azzurri continuano a difendere, sia pure con meno certezze e molti più patemi d'animo rispetto a pochissimo tempo fa.

“Non sembra una bella idea quella di Salvini di correre da solo anche in Abruzzo. Evidentemente – sostiene Porchietto – il leader della Lega auspica di continuare la sua esperienza nel governo gialloverde a scapito della alleanza di centrodestra”. Insomma, basteranno “i disastri che i Cinquestelle con Chiara Appendino sono riusciti a fare in appena due anni a Torino”, come ricorda la parlamentare di Forza Italia, per indurre Salvini a cancellare anche la più remota ipotesi (che poi così tanto remota non pare) di rompere con i berluscones e con un passo successivo, oggi non ancora maturo, ma la primavera prossima forse sì, fare un contratto di governo regionale in Piemonte?

“Credo sia indispensabile che la Lega valuti attentamente quale sarà il suo prosieguo” dice Porchietto, con un mutamento di rotta non brusco, ma ben percepibile, rispetto al non poco stucchevole ritornello sulla coalizione di centrodestra granitica e la ferrea lealtà della Lega cui si sono esercitati gli azzurri per mesi. Lo hanno continuato a fare anche quando ormai il leader del Carroccio quel centrodestra mostrava chiaramente di non averlo più nei suoi pensieri, almeno nei tratti e nel peso descritti dai forzisti, sempre attenti a non fargli drizzare neppure un pelo.

Non è più così, o perlomeno non sempre. L’aria che si taglia col coltello tra i due partiti è un sibilo nelle parole, quelle sì inimmaginabili fino all’altro giorno, della presidente dei senatori azzurri Annamaria Bernini che a Salvini ha imputato di “ignorare e talvolta tradire la volontà degli elettori” che hanno votato la coalizione. Non si è messo i guanti neppure il portavoce azzurro Giorgio Mulè per definire “robaccia” l’idea del ministro dell’Interno di ripristinare la leva obbligatoria.

Di fronte a queste sciabolate, la deputata con un passato da assessore regionale, pare ancora impugnare il fioretto. E arriva la stoccata, semmai così venisse interpretata dalla dirigenza leghista. Perché quel che la deputata chiede al Carroccio salviniano, in fondo, sarebbe solo un atto di coerenza e un sigillo sulle rassicurazioni circa la tenuta della coalizione per le prossime regionali. “La lega riconosca le analisi sui costi e benefici della Tav che esistono, senza bisogno che il ministro Toninelli ne faccia fare altre. Prenda atto che quegli studi e quei dati ci sono, almeno sette, prodotti di fonti autorevoli. O si mette in discussione ogni fonte, ribadisco autorevole, oppure – osserva la parlamentare – il contratto di governo è già rispettato e non c’è che da prendere la decisione conseguente”, ovvero la prosecuzione dell’opera.

Porchietto pare chiedere la prova di lealtà alla Lega, sugli impegni circa la coalizione di centrodestra, e lo fa su quel tema – le infrastrutture, in primis la Tav – a favore del quale il partito di Salvini continua a dirsi favorevole, ma rimandando sempre all’accordo di governo interpretato in maniera assai diversa dai Cinquestelle. In effetti, vista la linea a favore della Tav riconfermata più volte in maniera netta dalla Lega in Piemonte a partire dal segretario regionale nonché capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, e considerato che i conti sono stati già fatti più di una volta, per il partito di Salvini quello suggerito dalla Porchietto potrebbe essere un assist per uscire dall’impasse, far prevalere la linea su quella di Danilo Toninelli e corroborare con i fatti dichiarazioni che ad oggi restano tali. Ad avvisare che “se non si fa la Tav salta la coalizione di centrodestra”, del resto, era stato nei giorni scorsi il capogruppo di Forza Italia Andrea Fluttero il quale aveva spiegato di ritenere “impossibile un’alleanza tra Forza Italia e un partito come la Lega che, stando al governo, accettasse il blocco definitivo della Tav”.

Incerta nella sua proclamata tenuta, messa in forse da precedenti inequivocabili, legata a doppio filo al destino del Governo così come alle scelte che Salvini intenderà fare per le concomitanti elezioni europee, la coalizione di centrodestra per il Piemonte al voto l’anno prossimo è più che mai periclitante. Così come lo sono i due candidati in pectore di Forza Italia alla poltrona su cui siede da quattro anni e per ancora per una manciata di mesi Sergio Chiamparino.

Come noto, uno è l’eurodeputato Alberto Cirio, che ha ricevuto ancora pochi giorni fa un ennesimo endorsement da Antonio Tajani, proprio durante la visita del presidente del Parlamento europeo al cantiere della Tav: l’altra è la stessa Porchietto la cui veste di papabile alla presidenza della Regione dà un peso ulteriore e diverso anche al messaggio lanciato alla Lega.  

Su Cirio, anch’egli con trascorsi da assessore regionale, mister preferenze alle europee e un buon supporto dal notabilato azzurro nelle province piemontesi, pende la spada di Damocle dell’inchiesta e, soprattutto, dell’esito processuale di Rimborsopoli con possibili effetti ostativi della legge Severino. “Forza Italia deve avere la possibilità e la serenità di scegliere il profilo che ritiene migliore. Per farlo mi auguro – afferma Porchietto – che la vicenda, peraltro assurda, si risolva nel migliore dei modi per Alberto e di conseguenza per tutto il partito”.

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