RETROSCENA

Calenda parte per il Fronte, l'intendenza resta nelle retrovie

Curiosità e interesse anche in Piemonte per le manovre dell'ex ministro. A settembre tappa a Torino del suo tour per dar vita al rassemblement antipopulista. Diffidenza di Chiamparino che lavora a un progetto parallelo. Feeling con Mattioli e Porchietto

“Non mi piace, mi ricorda la guerra di Spagna”. In quattro parole Sergio Chiamparino aveva storto in naso davanti al Fronte Repubblicano appena delineato da Carlo Calenda, senza fugare il dubbio se si trattasse solo di una questione semantica. Probabilmente lo si capirà, insieme a molte altre cose non meno importanti, tra qualche settimana quando l’ex ministro dello Sviluppo Economico – tessera del Pd in tasca ma sguardo proiettato oltre la nebbia che avvolge il Nazareno e confonde le già non chiare idee da quelle parti – arriverà a Torino, una delle tappe del road show antisovranista ancora in via di definizione, ma ormai certo.

Calenda ne ha già parlato con quei compagni di partito che sono già sulla sua lunghezza d’onda. Ma, attenzione, come aveva prospettato nei mesi scorsi, qui non si tratta di mettere insieme apparati o, peggio, dare vita all’ennesima corrente o conventicola, tantomeno uscire dal Pd nel quale peraltro l’ex titolare del Mise è entrato quando molti si sarebbero lasciati dietro la porta.

Il Fronte dev’essere largo, ampio fino a comprendere tutti coloro che, per dirla riadattando il famoso titolo del Manifesto, non vogliono morire sovranisti, tantomeno populisti. E dentro ci stanno pure coloro che hanno fatto in fretta a ricredersi dal 4 marzo, unendosi agli altri cui i rischi e i pericoli dell’asse governativo Lega-M5S hanno incusso preoccupazioni e timori ancor prima che il contratto di governo fosse siglato da Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

Ne ha parlato con i dem, ma anche con chi sta sull’altra sponda che nel nuovo fronte potrebbe trovarsi insieme. E da Forza Italia, anzi dallo stesso Silvio Berlusconi attraverso Paolo Romani, Calenda ha avuto la conferma dell’antipopulismo e antisovranismo del Cav e di tutti quelli tra i suoi per nulla convinti dalla politica di Salvini e lontani anni luce dall’idea di finire a fare la claque del vicepremier sperando di poter elemosinare uno strapuntino in nome di una coalizione che giorno dopo giorno fa rima con concessione del Capitano. Un viatico che non impegna Calenda, quello di Berlusconi, ma che – come ha rivelato Il Foglio – certamente lo può agevolare nell’impresa. 

Sa bene Calenda, e lo ha ripetuto più volte, come occorra un cambiamento, una svolta e soprattutto un superamento di antichi ma ancora attuali confini per segnare quelli nuovi rispetto all’asse antieuropeista che guarda più a Visegrad che a Bruxelles. Ma sa pure che, ben venga la non ostilità di Berlusconi e l’attenzione interessata del Pd (almeno di una sua parte, è ineludibile il superamento anche di figure come quella stessa del leader di Forza Italia, così come quella di Matteo Renzi se non si vuole correre il più che concreto rischio di strangolare il Fronte ancor prima che emetta il primo vagito.

Nessuna abiura, ma un percorso autonomo pur se condiviso o non ostacolato. E la cui prima prova potrebbe essere con ogni probabilità quella delle elezioni europee e laddove si saranno, come in Piemonte, le regionali. Prima ovviamente ci sarà il viaggio per il Paese, con le sue tappe, gli incontri con i mondi di cui si diceva e, naturalmente, con l’emergere di quelle figure che potranno interpretare l’alternativa al sovranismo grilloleghista declinandola nell’aggregazione di comitati o altri soggetti e poi, naturalmente, nella presentazione agli elettori.

Guardando al Piemonte, al travaglio del centrosinistra e del Pd, agli elettori del sì al referendum, ai sostenitori della crescita e dello sviluppo minacciati dai no espliciti o nascosti alle infrastrutture, il Fronte non si annuncia come iniziativa destinata al disinteresse, tutt’altro. E sempre illuminando la regione in quella parte che pur collocata come elettorato nel centrodestra poco o spesso nulla ha a che sparire con la Lega salviniana, anche lì la proposta di Calenda genera attese e qualche speranza. Del resto, proprio in Piemonte, nella sua funzione di ministro ha lasciato un buon ricordo nel risolvere dossier scottanti, a partire dalla vicenda Embraco.

Presto per i nomi, anche se intravvederne alcuni è esercizio pressochè irrinunciabile. E in qualche caso, facile, almeno in apparenza. Come in quello, per esempio, della vicepresidente di Confindustria Licia Mattioli. Il suo rapporto con Calenda, accresciuto dal ruolo di responsabile per l’internazionalizzazione di via dell’Astronomia dell’imprenditrice torinese, e la stima reciproca sono noti. Così come lo è l’idea che la Mattioli cullerebbe di un suo impegno in politica, magari – sempre considerata la sua funzione in Confindustria e l’esperienza maturata – proprio al Parlamento europeo. E chissà se avrà ragione chi ipotizza di vedere, tra coloro che ascolteranno (e discuteranno) la proposta di Calenda la parlamentare azzurra Claudia Porchietto, la cui posizione non è affatto messa in discussione – “sono e resto nel centrodestra” va ripetendo in questi giorni, settimane, di incertezza sull’atteggiamento della Lega nel rapporto con Forza Italia – ma il cui approccio a temi e dinamiche è palesemente meno Lega-dipendente rispetto a quello di molti altri parlamentari del suo partito. Che, dopo il via libera di Berlusconi a Calenda, rischiano di finire spiazzati nel caso di un non improbabile rimescolamento degli schemi, incominciando da quelli per il futuro governo della Regione.

Due possibili front women, per le europee e per la presidenza della Regione? Tutto è possibile. “Si vedrà da settembre” dice chi segue da vicino la preparazione del viaggio dell’ex ministro. Tra poche settimane, in Piemonte, si vedrà anche se il campo largo prospettato da Chiamparino potrà risultare almeno in parte sovrapponibile al Fronte di Calenda. Oppure se a non piacere al presidente della Regione, tra il quale e l’ex ministro non è mai scattato quel che si dice un feeling, non è solo quel nome che gli ricorda la guerra di Spagna.

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