Una risata lo seppellirà

Domenico Minervini, direttore delle Vallette, nel senso del carcere, probabilmente non ha velleità politiche, altrimenti Sergio Chiamparino potrebbe candidarlo alla presidenza della Regione, come fece nel lontano 2010 con un suo predecessore, Pietro Buffa, che si ritrovò gettato nella mischia dei “papabili” alla successione dell’allora sindaco più amato dagli italiani. Scherzava, come si è visto. Non che non ci avesse pensato a consegnare le chiavi della città a chi abitualmente armeggia con gli schiavettoni, solo che non era una cosa seria: una celia, appunto. È un mattacchione, il buon Sergio. E la girandola (di nomi) è il suo passatempo preferito. Era invece serissimo quando, consegnando la fascia tricolore a Piero Fassino, si è premurato di ricevere ampie garanzie sulla designazione alla presidenza della Compagnia di San Paolo, contribuendo a scrivere una delle pagine più indecorose della politica locale, un episodio che ha trasmesso l’immagine incestuosa, arrogante e autoreferenziale di un gruppo di potere. Quel “Sistema Torino”, do you remember?, che di lì a poco costò caro al Pd e al centrosinistra, costringendo mezza città a votare una ragazza sorridente e dai modi gentili accompagnata da una banda di incompetenti pur di liberarsi dai soliti ceffi altezzosi e prepotenti. Ma a pagare non fu Chiamparino che nel frattempo, per vincere la noia da banchiere di complemento, aveva ottenuto senza sforzi la poltrona di governatore, poltrona oggi in bilico anche per la non brillantissima prova di governo della sua giunta.

Tira una brutta aria e la prospettiva di chiudere una brillante e (quasi sempre) vincente carriera politica  con una sonora sconfitta, diciamo, non lo alletta. Solo che, a differenza di altre situazioni analoghe, fatica a trovare una onorevole via di fuga, e così ha iniziato con il tradizionale giochetto di infingimenti, tatticismi di piccolo cabotaggio spacciati per fini strategie, insomma la solita commedia degli equivoci. Un copione che Carlo Bongiovanni, il fido attendente, conosce a menadito: che coppia il Chiampa e Bongio! Quante risate si fanno nell’insufflare ai giornali, spesso vittime compiacenti, le loro burle. E così sarebbe capitato anche con la questione delle primarie che i due – i Ficarra e Picone della politica nostrana – avrebbero lanciato giusto per vedere di nascosto l’effetto che fa. “Vengo anch’io?”, ha chiesto l’ingenuo Daniele Valle. “No tu no”. Roba da scassarsi dalle risate. D’altra parte, le uniche primarie che Chiamparino ha sempre preso sul serio sono quelle della barbieria di Mimmo Polzella. Eppure dell’eventualità di avviare una consultazione popolare per individuare il suo successore Chiamparino ne ha parlato in termini assai poco ridanciani lo scorso fine settimana, almeno con due interlocutori in due diverse occasioni, dando a entrambi la sensazione che ci stesse pensando seriamente, Invece, era una burla. Mah! E allora vengono in mente i celebri versi di Lord Rochester dedicati a Carlo II: “Abbiamo un re pieno di spirito / della cui parola nessuno si fida / mai ha detto una cosa sbagliata / né mai ha fatto una cosa giusta”.

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