GEOGRAFIA POLITICA

Vco, la Lega frena sulla secessione

I vertici del Carroccio si tengono le mani libere. Pronti a prendersi i meriti se al referendum vinceranno i Sì e ad addossare la responsabilità a Chiamparino. In caso contrario la colpa sarà solo di Zanetta. Il silenzio di Giorgetti e la prudenza di Molinari

Se il Piemonte perderà la sua provincia più a Nord cedendola alla Lombardia sarà una sconfitta per Sergio Chiamparino e un asso in più nel mazzo pronto ad essere calato dalla Lega nella partita per la vittoria alle regionali. Se, invece, il 21 ottobre il referendum non raggiungerà il quorum lasciando il Verbano-Cusio-Ossola nei confini piemontesi, l’insuccesso finirebbe per cadere sulle spalle di chi lo ha promosso (anche a mezzo per la sua rinascita politica), ovvero Valter Zanetta, l’ex senatore di Forza Italia recentemente salito su un Carroccio ormai in marcia verso la riconquista del governo del Piemonte e, quindi, assai poco propenso a perderne un pezzo.

Comunque vada la consultazione popolare, la Lega cadrà in piedi. E proprio la necessità di rimanere in equilibrio su un terreno politicamente fertile, ma altrettanto scivoloso come quello della prima secessione di una Provincia nella storia dell’Italia repubblicana, spiega l’atteggiamento misurato e calcolato dei big anche laddove ci si sarebbe atteso qualche acuto. Invece neppure la festa della Lega a Domodossola ha smentito la linea prudenziale nell’affrontare (quando è stato fatto) un tema che in altri momenti e in altre circostanze avrebbe dato fuoco alle polveri della santabarbara di un partito che avrà sì messo in soffitta la secessione e sbianchettato il Nord, ma ancora conserva il fiuto per le questioni che galvanizzano il suo popolo.

“Se avrà esito positivo, si avvierà il procedimento parlamentare” si era limitata, in sostanza, a dire Erika Stefani, ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, aprendo con stile notarile la strada ad altri interventi che non si sarebbero discostati di molto in quella cauta camminata sul filo del rasoio.

Le “braccia aperte” con cui il governatore lombardo Attilio Fontana si è sempre detto pronto ad accogliere coloro che si sentono traditi da Torino simbolo di una Regione accusata di tenersi tutti i 18 e pussa milioni dei canoni idrici senza restituirne neppure una parte (salvo offerte arrivate a referendum ormai indetto) sono sempre pronte all’abbraccio anche se con meno calore. Qualcuno lo ha capito quando Fontana ha promesso che il Vco sarebbe trattato come la Provincia di Sondrio, lasciando immaginare come una concessione affettuosa quella che in realtà non è altro che l’applicazione della legge dello Stato sulle Province montane.

Rinunciare a un affondo nel territorio che esprime il vice di Chiamparino, Aldo Reschigna, premendo sull’acceleratore della secessione tramite referendum non deve costare poco alla Lega. Ma, tant’è, anche il silenzio sull’argomento, sempre nel corso della kermesse domese, da parte del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, eminenza grigia del partito di Salvini, conferma lo schema: vincente per il Carroccio indipendentemente da quale sarà l’esito della consultazione che continua a preoccupare non poco il centrosinistra.

Dove c’è chi non rinuncia a prefigurare un possibile effetto di un’eventuale vittoria dei sì (scontata nel caso si raggiunga il quorum) sulla scelta del candidato presidente in casa democrat. Nel caso si arrivasse al 21 di ottobre senza aver sciolto l’incertezza sulla ricandidatura di Chiamparino, lo smacco dell’abbandono del Vco secondo alcuni potrebbe pesare in maniera determinante.

Peserà il giusto il Vco, ovvero “non sarà più dimenticato, come accaduto con il centrosinistra alla guida della Regione”, promette il segretario regionale della Lega, Riccardo Molinari che parla al futuro certo che “alle regionali vinceremo noi”. E ci vuol poco a capire come il partito che nell’album di famiglia ha la secessione bossiana, non smani all’idea che questa si concretizzi proprio nella regione che si appresta a governare. Semmai dovesse capitare, sarebbe comunque colpa di Chiamparino e del Pd. La Lega cadrebbe in piedi, avendo fatto attenzione a stare in perfetto equilibrio. E con le mani libere.   

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