ALTA VELOCITA'

La Torino che produce vuole il Tav

Mobilitazione di tutte le organizzazioni datoriali. Il presidente della Camera di commercio Ilotte scrive a Conte: "L’isolamento e la conseguente “felice decrescita” non sono per noi un’opzione"

Prosegue il pressing della Torino che produce per chiedere che non venga bloccato il cantiere della Tav. Con una lettera a nome di tutte le associazioni datoriali, il presidente della Camera di Commercio Vincenzo Ilotte si è rivolto direttamente al premier Giuseppe Conte per ribadire il proprio “appoggio alla nuova linea”, nata per “dotare il Piemonte e l’Italia di un’infrastruttura strategica per lo sviluppo”.

Una iniziativa intrapresa dopo il grande convegno a sostegno dell’opera organizzato da Confindustria e alla vigilia della Conferenza sulle infrastrutture promossa da Sergio Chiamparino e in programma il 28 settembre nel centro congressi di Torino Incontra. Una mobilitazione a tutto campo che coinvolge tutte o quasi le organizzazioni iscritte alla Camera di commercio e che lo stesso Ilotte, nella sua missiva a Conte, elenca: Api (Piccole imprese), Aparc-Usarci (Agenti di Commercio), Ascom (Commercianti), Coldiretti, Collegio Costruttori, Confagricoltura, Confartigianato, Cna, C.a.s.a., Confederazione Italiana Agricoltori, Confcooperative Piemonte Nord, Confesercenti, Legacoop Piemonte, Unione Industriale.

LEGGI LA LETTERA INVIATA A CONTE

“Il nostro territorio economico ha voluto e ottenuto, di fronte a tutta l’Unione Europea, la nuova linea, convinto che le ricadute economiche coinvolgono già da ora e direttamente l’intero tessuto produttivo locale e nazionale” scrive Ilotte. Poi conclude: “La linea Torino-Lione non consuma il territorio, ma anzi riconquista l’esistente attraverso interventi ecosostenibili di valorizzazione dei centri urbani e delle aree verdi. Nel rappresentare in questa sede tutto il mondo produttivo ed economico del territorio, chiedo al Governo il proseguimento dell’attività sulla nuova linea, in maniera univoca e senza incertezze: l’isolamento e la conseguente “felice decrescita” non sono per noi un’opzione”.

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