PALAZZO LASCARIS

"M5s non è più di sinistra", la scomunica  di Leu

I grillini affossano la proposta di legge regionale sulla regolamentazione della gig economy da inviare al parlamento. Grimaldi grida al voltafaccia. Una ripicca dopo lo scontro sulle Olimpiadi o la volontà di non mettere in imbarazzo Di Maio?

Si sono sfilati all’ultimo momento, comunicando un’ora prima della seduta che non se ne sarebbe fatto niente. Così il Movimento 5 stelle ha affossato la proposta di legge regionale che dal Piemonte avrebbe dovuto fornire indirizzi al Parlamento sul tema della gig economy. Il capogruppo di Leu Marco Grimaldi, che da due anni lavora al provvedimento, parla senza mezzi termini di “voltafaccia”. La discussione era approdata in commissione legislativa per consentire ai consiglieri di approvarla in tempi relativamente brevi, senza bloccare l’aula su un tema di carattere nazionale. Ma per far partire i lavori era necessaria l’unanimità e se i grillini in un primo tempo avevano assicurato la loro disponibilità, condividendo nel merito l’impianto della proposta, poi hanno preferito far saltare il banco. “Nel suo intervento, il pentastellato Davide Bono ha annunciato che, avendo sentito il proprio ministro competente, immaginiamo Di Maio, e il gruppo parlamentare ritiene più opportuno che ciascuna forza politica si muova autonomamente” fa sapere Grimaldi che già ieri si era scontrato ferocemente con i grillini, durante la discussione sulle Olimpiadi. Che il dietrofront dei Cinquestelle sia frutto di una ripicca? O più semplicemente non vogliono incalzare il loro ministro su un tema che per il momento non vuole affrontare, avendolo anche escluso dal decreto dignità? Di certo segna una frattura netta tra un partito che ha prospettato, in più occasioni, l’alleanza con i Cinquestelle, considerandoli alla stregua di una "costola" della sinistra se non dei "compagni che sbagliano" da recuperare alla causa

La proposta di legge istituisce una copertura normativa e istituiva anche per i lavoratori della gig economy (di cui i fattorini di Foodora, loro malgrado, sono diventati il simbolo) la cornice del contratto collettivo nazionale. Tra gli altri provvedimenti l’abolizione del pagamento a cottimo attraverso l’introduzione di una piccola quota di stipendio fisso e l’introduzione di una copertura assicurativa. Accorgimenti che, se attuati, ridurrebbe le distanze tra l’attuale rapporto di lavoro e quello subordinato.  

Difficile, a questo punto, che il Consiglio regionale abbia il tempo di discutere e approvare il provvedimento di Grimaldi e mentre il capogruppo di Leu si lecca le ferite arriva la risposta sprezzante di tutti i consiglieri grillini secondo cui “ai lavoratori sfruttati servono fatti concreti non certo marchette dei politici regionali” e “non basta l’ennesimo spot di un singolo consigliere per risolvere i problemi”. “Il tema - affermano i pentastellati - è di chiara competenza nazionale, il Parlamento e l’esecutivo stanno predisponendo le prime misure. Sarebbe inutile perdere tempo con iniziative di questo tipo dal chiaro sapore pre-elettorale”.

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