LA SACRA RUOTA

Fca, i sindacati tornano a litigare

Le sigle del Sì hanno chiesto un incontro a Manley senza la Fiom. Dura la replica dei metalmeccanici cigiellini. Ma Chiarle (Fim) non arretra: "Hanno rifiutato un percorso comune, ridicolo ora chiedere di partecipare al vertice". E intanto sul futuro filtra un cauto ottimismo

Chi non firma non siede al tavolo. La Fiom resta fuori dalle trattative sindacali con Fca e torna a puntare il dito contro le altre sigle all’indomani della loro richiesta di un confronto con Mike Manley, ma senza i metalmeccanici della Cgil. “La decisione dei sindacati firmatari del contratto specifico di primo livello, da loro stessi disdettato nei giorni scorsi, di chiedere un incontro con il management di Fca escludendo la Fiom è un danno per i lavoratori e le lavoratrici” fa sapere in una nota Michele De Palma, responsabile automotive della Fiom, che si appella direttamente al governo, cui chiede “di convocare un tavolo generale per aprire un confronto sul futuro a partire da Magneti Marelli e dall’assenza di un piano industriale di Cnh Industrial”.

Il sindacato cigiellino, allontanato dalla porta principale, prova a rientrare dalla finestra, ma intanto i rapporti con le altre sigle sono tornati a incrinarsi, come, d’altronde, è sempre accaduto nei momenti più delicati di Fca, quando la cassa integrazione s’insinua nelle certezze dei lavoratori e lo spettro degli esuberi si aggira tra i capannoni di Mirafiori, Grugliasco e non solo. I sindacati del Sì accusano la Fiom di soffiare sul fuoco, anziché rassicurare i dipendenti e soprattutto di aver sempre scelto strade autonome, anziché percorsi condivisi. “C’è stato un incontro prima della pausa estiva, in cui era presente anche la Fiom, in cui abbiamo chiesto di realizzare una piattaforma unitaria partendo dal Contratto collettivo e loro hanno risposto di no” è la replica di Claudio Chiarle, numero uno della Fim Cisl di Torino. Con la conseguenza che “noi stiamo ancora discutendo, mentre loro stanno già celebrando le assemblee su una piattaforma general generica”. Con queste basi, spiega Chiarle, “la richiesta di un incontro insieme è sindacalmente ridicola. Se avessero un minimo di decenza capirebbero che non ha nemmeno senso lamentarsi visto che hanno sempre rifiutato un percorso comune”.

Questo è lo stato dell’arte alla vigilia di un vertice che potrebbe riservare sorprese positive dopo mesi di attesa. C’è chi dal Lingotto fa filtrare un cauto ottimismo. “A breve dovremmo avere segnali di svolta” e un primo segnale positivo potrebbe essere proprio la calendarizzazione dell’incontro con Manley in tempi brevi. Quanto a una sempre più lontana unità d’azione tra i sindacati, Chiarle se la cava con una battuta: “Facciano come hanno fatto in Federmeccanica, dove hanno firmato tutto quello che avevano chiesto Fim e Uilm. Su questo Maurizio Landini docet”.

print_icon