POLITICA & GIUSTIZIA

Peculato, "Non è mia la manina"

L'ex ministro Costa, principale indiziato della mossa parlamentare che ieri ha mandato sotto il Governo, respinge ogni sospetto. "L'emendamento è passato con cinquanta voti di stacco". Ma conferma la sua contrarietà alla linea giustizialista grillina

“Ma quale manina? Non c’è nessuna manina, tantomeno la mia”. Il deputato di Forza Italia Enrico Costa, viceministro alla Giustizia (quando stava nel fu Ncd) del Governo Renzi e poi ministro degli Affari Regionali con Gentiloni, rispedisce ai vari mittenti le ricostruzioni secondo le quali ci sarebbe lui dietro l’emendamento che ieri, alla Camera, ha mandato sotto la maggioranza sulla riforma del reato di peculato. A rendere più plausibile ciò che l’ex ministro rigetta con nettezza ci sarebbe, oltre alla volontà di Forza Italia di far passare quella modifica inizialmente presentata in commissione dalla Lega e poi ritirata per non rischiare di rompere con il M5s, anche un risvolto piemontese.

Tra gli effetti introdotti dall’emendamento, nel caso la modifica venisse confermata, ci sarebbe di fatto il colpo di spugna sulla Rimborsopoli in Regione. A beneficiarne oltre ai condannati per il primo troncone dell’inchiesta sulle spese pazze – tra cui l’attuale capogruppo della Lega a Montecitorio Riccardo Molinari – anche gli indagati nella Rimborsopoli bis (relativa alla legislatura guidata da Mercedes Bresso (non coinvolta): una cinquantina di ex consiglieri, tra cui il candidato in pectore alla presidenza della Regione Alberto Cirio, oltre a parlamentari del Pd come Stefano Lepri, Davide Gariglio e Mauro Laus. Proprio lo stretto legame con l’europarlamentare azzurro e il suo non nascosto sostegno alla scalata verso la poltrona cu cui oggi siede Sergio Chiamparino, hanno accresciuto i sospetti sull’ex ministro di Mondovì.

Dunque tutte fantasie, quelle che hanno preso a circolare già pochi minuti dopo il voto indicando lei come regista del trabocchetto al Governo, onorevole Costa?
“Ripeto nessuna manina, nessun regista. Quell’emendamento è stato presentato da un deputato del gruppo misto, che si chiama Catello Vitiello ed è passato con cinquanta voti di stacco, dico cinquanta”.

Non sono pochi. Cosa le fanno pensare questi numeri?
“Mi fa credere che sia passato anche con molti voti dei Cinquestelle. Il delegato d’aula del Pd dava segnale di votare contro, lo stesso quello di LeU. Noi lo abbiamo dichiarato subito che avemmo votato a favore e lo stesso hanno fatti i Fratelli d’Italia”.

Quell’emendamento era stato presentato dalla Lega in commissione, poi accantonato e infine ritirato per non rompere con i Cinquestelle. Perché non lo avete ripresentato voi?
“Io non su questo tema, ma sull’abuso d’ufficio ne ho presentato alcuni, tutti per dettagliare ulteriormente la norma, ma sono stati respinti in commissione”.

Però non questo. A portarlo in aula ci ha pensato un ex Cinquestelle, espulso in quanto massone.
“In molti casi abbiamo fatto nostri emendamenti ritirati dalla Lega, non questo. Io non ero in commissione quando è stato ritirato. Ma quelli della Lega che abbiamo fatti nostri, poi la Lega li ha bocciati al voto”.

Quindi l’iniziativa dell’ex grillino è stata, diciamo, provvidenziale.
“Noi tutti gli emendamenti e le norme che puntano a dettagliare li votiamo. Anche questo di Vitiello aveva questo spirito”.

Anche quello di alleggerire parecchie situazioni per esponenti di vari partiti.
“A noi non piacciono le norme troppo generiche. Per esempio il traffico di influenza non la votiamo perché troppo generica. Adesso hanno tolto l’arresto obbligatorio in flagranza, ma sa quanto ho tuonato su questo punto. Per avere l’arresto obbligatorio in flagranza occorre una pena di almeno 5 anni, il traffico di influenza oggi ha pena massima di tre anni. Io capisco che si possa derogare, ma non si può fare di tutt’erba un fascio. Tant’è che i relatori hanno dato parere favorevole al mio emendamento che cancella l’arresto in flagranza per tutti i reati contro la pubblica amministrazione”.

Lei ce l’ha pure con il guardasigilli Alfonso Bonafede per l’abolizione della prescrizione.
“Perché dice cose non vere: se i dati affermano che il 60% della prescrizioni interviene nella fase delle indagini preliminari, come fa ad essere colpa degli azzeccagarbugli come sostiene il ministro? Mi spieghi dove gli avvocati toccano palla nelle indagini preliminari”.

Come andrà a finire con l’emendamento sul peculato?
“Girano un sacco di ipotesi, stanno cercando come uscirne”.

Un bel cinema, vien da dire.
“Non ci provi. Non sono né la manina, né il regista”.

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