FIANCO DESTR

Centrodestra, il tavolo traballa

Scoppia la grana dell'Abruzzo e la Meloni fa saltare l'incontro di coalizione sulle candidature regionali. Effetto domino sul Piemonte, che potrebbe passare a Fratelli d'Italia (per Crosetto?). Intanto alle Europee il nuovo polo sovranista punterà sull'ex forzista Bertot

Per un tavolo che si apparecchia, a Palazzo Grazioli, ce n’è un altro che salta. E anche i menù elettorali, fino a qualche tempo fa, dati per immutabili nella loro definizione sancita sempre in uno degli innumerevoli attovagliamenti del centrodestra nella dimora romana di Silvio Berlusconi, sembrano essere tutt’altro che tali. Compreso quello per il Piemonte, al quale il la spartizione cencelliana tra gli alleati aveva destinato un candidato presidente di Forza Italia.

L’uso del passato non è troppo azzardato, nonostante le rassicurazioni sempre più di maniera e sempre meno di fatto, soprattutto dopo quanto successo l’altra sera nel corso della cena chez Silvio dello stato maggiore azzurro dell’Abruzzo.

Partiamo dalla fine. Appena uscito da Palazzo Grazioli, Antonio Martino deputato omonimo dell’ex ministro e potente segretario organizzativo del partito abruzzese annuncia: "Abbiamo chiesto l’impegno di rinegoziare l’equilibrio sul tavolo nazionale e di riportare l’Abruzzo a Forza Italia”. Tradotto: nessuno dei tre papabili di FdI va bene agli azzurri, anzi non va bene che a governare la regione dove “L’Aquila può diventare un tema importante su cui rilanciare il partito alla luce dei successi ottenuti nella ricostruzione”, sia un uomo di Giorgia Meloni.

Lei non ci mette più di tre minuti a prendere cappello e far saltare il tavolo nazionale dove siede insieme all’azzurro Maurizio Gasparri e al potentissimo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti per la Lega. La convocazione fissata per l’altro ieri sera salta e non si sa quando l’incontro dove discutere delle Regioni che andranno al voto sarà riconvocato. Berlusconi, prima di congedare i determinatissimi ospiti, ha promesso che della cosa ne avrebbe parlato sia con Matteo Salvini e, soprattutto con la Meloni.

Ovviamente il Cav, scortato a tavola dagli immancabili Licia Ronzulli e Sestino Giacomoni, oltre al responsabile dei coordinatori regionali Gregorio Fontana, è parecchio allettato dall’idea di tornare all’Aquila per benedire un suo candidato e bilanciare in maniera più decisa l’intoccabile leadership leghista in Emilia-Romagna dove Salvini ha pronta l’attuale sottosegretaria ai Beni Culturali Lucia Borgonzoni e in Sardegna dove il Capitano è alleato con il Partito Sardo d’Azione di cui pare pronto a benedire il candidato presidente, il senatore Christian Solinas.

Un rilancio, quello azzurro sull’Abruzzo, che non solo fa saltare l’incontro per un’infuriata Meloni, ma soprattutto pare far saltare pure quelle caselle più avanti nel calendario elettorale 2019, tra le quali c’è proprio quella del Piemonte, dove lo stesso Cav. ha designato l’europarlamentare albese Alberto Cirio.

Intoccabili Emilia-Romagna e Sardegna per le ragioni appena viste, chi può dire oggi dopo la corsa in avanti sull’Abruzzo per nulla frenata da Berlusconi, che la candidatura alla successione di Sergio Chiamparino sia ancora sicura per Forza Italia?

Già l’ipotesi aveva traballato più volte lasciando trasparire un possibile (e ancora non del tutto escluso) intento leghista di salvinizzare tutto il Nord aggiungendo a quelle del Veneto, del Friuli-Venezia Giulia, della Lombardia e perfino della Val d’Aosta anche la presidenza del Piemonte. Ma se Salvini non brama di mettere un suo uomo – presumibilmente dovendolo spostare da ruoli di rilievo – su quella poltrona ancora troppo fresca del passato legato quando era stata occupata (e poi lasciata anzitempo) da Roberto Cota, diverso potrebbe essere il ragionamento della Meloni: piazzare il suo partito, su cui grava l’immagine di una collocazione soprattutto al centro-sud, nel Nord leghista e, perdipiù, potendo in caso di vittoria mostrare il trofeo dell’ultima regione conquistata al centrosinistra. Dove, tra l’altro, proprio la leader sovranista ha visto il recente passaggio nelle fila del suo partito dell’ex forzista Fabrizio Bertot, già sindaco di Rivarolo Canavese e un passato al Parlamento Europeo in cui conta di tornare candidandosi nel suo nuovo partito.

Insomma, per FdI, la possibile contropartita el Piemonte per un’eventuale rinuncia all’Abruzzo sarebbe tutt’altro che disdicevole, per nulla una diminutio, anzi. In più, la Meloni in candidato potrebbe averlo già pronto, visibilissimo e non solo per via della mole. Lui, Guido Crosetto, l’ex sottosegretario alla Difesa con Berlusconi e attuale deputato nonché coordinatore nazionale del partito, va ripetendo di non essere per nulla disponibile a candidarsi, anzi a ricandidarsi visto che aveva già corso per la guida della Regione la scorsa volta per FdI.

Il gigante di Marene aveva addirittura presentato le dimissioni dal Parlamento, poi ovviamente respinte e nel suo futuro forse davvero non c’è, tra gli obiettivi politici e professionali (è presidente dell’Aiad, la potente associazioni delle industrie della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza), quello di governatore del Piemonte.

In primavera, quando ancora il governo gialloverde non era nato e i tavoli a Palazzo Grazioli dovevano ancora essere apparecchiati, un giorno Salvini se ne uscì con una frase che adesso suona diversamente alle orecchie dei berluscones piemontesi: “Candidiamo Guido alla presidenza del Piemonte”.  

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