Madamin Tafazzi

A Berlino, nelle stesse ore in cui i “Giubbotti Gialli” mettevano a ferro e fuoco Parigi, migliaia di persone sfilavano in strada dirigendosi verso il Parlamento tedesco: una possente manifestazione organizzata per sensibilizzare il governo sull’emergenza ambientale. Una priorità da porre al primo posto dell’agenda politica, per chi manifestava, e quasi del tutto ignorata dai mass media.

I cronisti inviati nella capitale teutonica hanno unanimemente rimarcato nei loro brevi servizi televisivi le preoccupazioni dei popoli del Nord Europa per una stagione autunnale dalle inattese temperature medie molto alte rispetto alla normalità. Presa d’atto collettiva di cambiamenti in corso nella Natura, mutamenti che hanno di fatto stravolto la quotidianità di intere regioni europee.

La metamorfosi climatica evidentemente non è l’invenzione di pochi scalmanati Verdi “radical chic” o “da salotto”, come ha recentemente affermato il Ministro Salvini in una sua esternazione di cossighiana memoria, ma un dato reale innegabile le cui conseguenze sono riscontrabili anche in Italia.

 Gli effetti dello sfruttamento forsennato del pianeta infatti non si avvertono esclusivamente nell’Artide o nell’Antartide (come qualcuno vuole far credere) ma su tutto il nostro pianeta: dalle latitudini nordiche a quelle più meridionali, senza risparmiare nessuna comunità e nessun territorio, le calamità sono oramai all’ordine del giorno.

 Le alluvioni che almeno due volte all'anno, in autunno e in primavera, scuotono il nostro Paese hanno infatti un impatto catastrofico. Le frequenti cascate d’acqua piovana scatenano periodicamente gigantesche frane sia nel Sud che nel Nord Italia: montagne di fango che seppelliscono intere frazioni comunali causando decessi e crolli. Quanto accaduto recentemente in Trentino ha dell’incredibile, poiché la distruzione ha coinvolto addirittura versanti montani abbattendo migliaia di alberi, poi rovinosamente trascinati dai fiumi verso il fondo valle. Altrettanto inverosimili sono state le enormi trombe d’aria formatesi nelle settimane scorse nei cieli della nostra penisola.

Non è la Natura con i suoi elementi ad essere assassina, ma la massiccia cementificazione selvaggia favorita da alcune amministrazioni comunali. Scelte urbanistiche che causano ogni giorno sensibili consumi del suolo stesso: meno aree verdi, a vantaggio dei produttori cementiferi. La stessa continua emissione di agenti inquinanti, soprattutto micro plastica e anidride carbonica, nell’aria e nell’acqua, è premessa inconfutabile di molte patologie che colpiscono sempre più violentemente anche i bambini. L’insieme di tali fattori ha sconvolto l’ecosistema modificando gli equilibri del nostro povero e unico pianeta.

A Katowice, in Polonia, è in corso “Cop24”: un summit che si pone l’obiettivo di integrare gli accordi di Parigi del 2015. Gli oratori succedutisi sul palco della conferenza delle Parti delle Nazioni Unite hanno lanciato gli usuali allarmi al mondo, intimando ai governi di intraprendere misure immediate per frenare l’effetto serra e insieme ad esso la lenta agonia della Terra. La scarsità dell’acqua è già da tempo causa di conflitti armati ed emigrazioni di massa verso l’Occidente. La risposta è altrettanto usuale: tutti i premier concordi a parole, salvo un menefreghismo generale e conseguenti annunci di non osservanza dei patti ambientali, nel nome della produzione. Antònio Guterres, Segretario Generale Onu, nell’intervento di apertura dei lavori ha avvertito, con tono accorato seppur rivolto a una platea distratta, che il mondo è fuori rotta, ma il suo appello è caduto nel vuoto.

Donald Trump infatti ha già rimarcato la priorità dell’Economia sull’Ambiente (presto imitato dal premier polacco, il padrone di casa) e recentemente la stessa dichiarazione è stata rilasciata dal neoeletto presidente brasiliano, Bolsonaro, il quale ha aperto la foresta amazzonica alle voglie degli speculatori delle multinazionali. In Italia la politica si unisce al coro d’allarme lanciato dalle Nazioni Unite sullo stato di salute in cui versa il pianeta, per poi incoerentemente promuovere grandi opere: la stessa linea ad Alta Velocità Torino-Lione è la dimostrazione più eclatante dell’ipocrisia di potere (57 chilometri di galleria in cemento armato per arrivare pochi minuti prima a destinazione). Sono bugiardi pure gli annunci governativi di misure a tutela della qualità dell’aria a fronte del consistente numero di inceneritori la cui costruzione è già stata oggetto di programmazione.

L’invio di sonde su Marte (l’ultima scesa sul suolo del pianeta rosso pochi giorni fa) tende a soddisfare la nostra sete di curiosità. La scienza esulta per i passi fatti nell’esplorazione dello spazio mentre di certo i grandi speculatori mondiali valutano esclusivamente la possibile esistenza di nuove risorse da sfruttare in altri mondi, per poi eventualmente depredarli.

Prodotto Interno Lordo e profitto sono i pilastri su cui si sviluppano le nostre società civili. Unici fari nel buio dell’umanità rimangono i soldi. Tutto ruota intorno al denaro anziché al Sole. Miliardi di dollari investiti nella conquista dello spazio, mentre per salvare la nostra vecchia e cara Terra i fondi sono introvabili. Nessun governo sembra infatti voler mettere davvero mano al portafoglio per eliminare le enormi isole di plastica che galleggiano sul mare, e tantomeno per ridurre la produzione di gas incompatibili con l’esistenza nostra e della Terra. Mentre le Madamine torinesi chiedono più Tav e grandi cantieri il pianeta sta morendo, con buona pace loro e delle loro proli. Tafazzi in confronto è un fine stratega.

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