TRAVAGLI DEMOCRATICI

Furia segretario, Marino presidente

La proposta dell'asse "cattocomunista" ai renziani, ormai diventati minoranza nel Pd piemontese: "Gestione unitaria del partito" ma con il giovane biellese al vertice. Canalis numero due. Un'alleanza benedetta da Morgando. Assemblea il 29 dicembre

Nel nome del rinnovamento. Paolo Furia e Monica Canalis annunciano ufficialmente le nozze (politiche) e schiacciano in un angolino il corpulento apparato del Pd piemontese che fino a oggi ha retto le redini, nel bene e nel male, sotto le insegne di Matteo Renzi. Dal trionfo delle regionali ed europee del 2014 alla fine ingloriosa di una stagione certificata lo scorso marzo con le politiche. Così la maggioranza relativa diventa minoranza e i colonnelli si scoprono senza rotta e consenso, mentre gli outsider sfilano loro la leadership da sotto il naso. “Noi facciamo una proposta che interpreta la richiesta di discontinuità emersa dagli elettori miei e di Monica” dice Furia, il ricercatore biellese di 31 anni che ora rivendica per sé la poltrona di segretario regionale del Pd piemontese, grazie ai voti in assemblea dell’altra sorpresa emersa dai gazebo, la cattolica Canalis.

Alle primarie Furia ha ottenuto il 36 per cento delle preferenze, un risultato più che lusinghiero per un outsider seppur dal pedigree politico prestigioso (il nonno paterno, Giovanni, è stato parlamentare per tre legislature con il Pci, oltreché consigliere regionale e sindacalista nella Cgil). Appena cinque i punti percentuali in meno rispetto a Marino che con il 41 per cento ha messo in mostra tutti i limiti della sua candidatura: serviva il 50 per cento più uno dei voti per l’elezione diretta, lui e i suoi si aspettavano di superare con ampio scarto quella soglia e invece è finita come è finita e ora a decidere sarà l’assemblea. I 146 delegati eletti nelle liste di Furia più gli 89 di Canalis bastano e avanzano per formare una nuova maggioranza e così appare come una mera concessione, per certi versi dovuta, la proposta avanzata dal candidato della sinistra di una segreteria unitaria, di più “inclusiva e che rispecchi, anche in termini numerici, l’esito delle primarie”. Lo schema che viene proposto a Marino è il seguente: Furia segretario, Canalis numero due del partito e il senatore torinese (o chi per lui) presidente dell’assemblea con ruolo di garanzia. Gli unici paletti che pone Furia riguardano il profilo dei componenti la segreteria: “Chiedo solo che i nomi scelti rappresentino i territori e non solo trattative di corrente o sottocorrente, e questo vale per tutti non solo per la mozione Marino”. Poi, viste le scadenze congressuali ed elettorali a breve “dovranno essere indicate persone che hanno il tempo da dedicare al partito, non soggetti scelti per presidiare un’area politica”.

In serata il braccio di ferro si è spostato nella commissione congressuale presieduta da Anna Cuntrò, ex assessora a Grugliasco dov’è stata segretaria del circolo, ma anche sorella di Gioacchino Cuntrò, tra i tessitori dell’area Fassino e quindi supporter di Marino. I componenti vicini a Furia e Canalis hanno ribadito la necessità di fare presto e di convocare l’assemblea per eleggere il segretario prima delle feste natalizie, l’area Marino avrebbe voluto procrastinare il tutto a dopo l’Epifania per far raffreddare i bollenti spiriti e sperare in un intervento da Roma che consenta a Marino di ottenere la leadership. La mediazione, dopo tre ore di riunione, è stata trovata a metà strada, tra una festa e l'altra, il 29 dicembre. 

La sorpresa è che l’asse tra Furia e Canalis è decisamente più solido di quanto loro stessi pensassero: i due si conoscevano ben prima delle primarie, giacché l’uno ha frequentato la scuola di formazione politica del Pd piemontese, gestita proprio dall’attuale consigliera comunale di Torino. Insieme andarono a visitare le istituzioni europee a Bruxelles e coltivarono un rapporto che non è mai appassito. Inoltre, questa strana alleanza tra cattolici e post comunisti, tra il diavolo e l’acqua santa, ha ottenuto il semaforo verde di alcuni padri nobili del Pd piemontese a partire dall’ex leader Gianfranco Morgando, che proprio in virtù di un’alleanza territoriale tra ex Ds e cattolici diventò segretario, battendo il candidato indicato da Roma. Lo sconfitto, undici anni fa, era il rutelliano Gianluca Susta, anche lui biellese, che un giovanissimo Furia, alle prese con i primi anni di università, sostenne lealmente. Corsi e ricorsi che portano all’addio di Rutelli e Susta dal Pd, pochi mesi dopo la sua nascita, e chissà che la storia non si ripeta tal quale a due lustri di distanza, vista l’intensità dei venti di scissione che di questi tempi soffiano più impetuosi che mai.

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