AZZURRI

Forza Italia va a congresso, ma a contarsi è solo la base

Con il vertice imposto da Arcore e dintorni, i berluscones piemontesi si riorganizzano partendo da quadri e amministratori locali. Il disperato tentativo di sottrarsi dalla morsa della Lega e dalle lusinghe chiampariniane. Il nodo delle Regionali

Partono per i congressi, ma c’è chi guardando a più di un berluscones con la valigia in mano non può non pensare che il viaggio piuttosto che verso le assise provinciali e comunali di Forza Italia possa indirizzarsi altrove, facilmente su quel Carroccio sempre in crescita e sempre più visto da molti azzurri come inevitabile approdo prima del naufragio. O magari sul fronte avversario.

“Prendiamo tutti” diceva l’altro giorno un alto dirigente della Lega cancellando di fatto quel noviziato necessario da passare tra gli iscritti per arrivare ai galloni di militante e confermando di fatto una campagna acquisti che se risulta frenata per cautela (e per nessuna necessità, visti i numeri) in ambito parlamentare, andrebbe a briglia sciolta dalle Regioni in giù. Altra destinazione possibile: la coalizione, sempre più marcatamente civica, di Sergio Chiamparino il quale ancora ieri ha detto di non chiudere la porta in faccia nessuno, ovviamente se chi si affaccia sulla soglia condivide la strada del governatore uscente, sempre più affollata di cartelli con la scritta Sì Piemonte. E proprio in quelle lande che il lessico della geografia politica ha ormai battezzato universalmente come “i territori”, differenziandoli dal quadro nazionale, va in scena l’ossimoro berlusconiano: la scelta dei vertici (locali) di un partito che nel vertice assoluto ha la sua origine e, probabilmente, la sua fine.

Appena di sopra di essi, già nel livello regionale il congresso per la scelta del coordinatore resta una bestemmia in casa azzurra: la scelta resta in capo al Presidente (e alla sua corte). È stato così anche recentemente quando si è trattato di sostituire, dopo lungo e onorato servizio, Giberto Pichetto. L’investitura, ma ancor prima la scelta, di Paolo Zangrillo come successore del senatore biellese è ovviamente arrivata da Palazzo Grazioli con lo stesso metodo e probabilmente gli stessi titoli che avevano aviolanciato sul collegio di Torino come capolista il fratello del medico personale del Cavaliere.

Sempre dalla dimora romana dove si è riunito il comitato di presidenza di Forza Italia, arriva la nota con cui si comunica che l’organismo “ha provveduto a dare il via alla stagione congressuale, approvando i termini per le adesioni, le linee guida e i regolamenti che sono stati illustrati dal vice presidente Antonio Tajani”. I congressi per l’elezione diretta dei responsabili comunali e provinciali del partito si svolgeranno in tutte le province italiane nei primi mesi del 2019, “nella forma più aperta alla partecipazione della società civile e in particolare delle liste civiche di centro-destra presenti in tante realtà amministrative”.

Tempi piuttosto brevi che, a quanto pare, in Piemonte il nuovo coordinatore intenderebbe accorciare ulteriormente: Zangrillo ha convocato il direttivo per il prossimo 11 gennaio e nell’agenda avrebbe fissato le elezioni dei vertici locali nel mese di febbraio. Resta da capire se il neo coordinatore seguirà la linea tracciata dal suo pedecessore il quale, conoscendo molto, ma molto di più il partito piemontese, le sue qualità e i suoi difetti, le ambizioni e le gelosie, non a caso aveva ipotizzato un congresso in tempi differenti: quelli comunali prima del voto regionale e, dopo di questo, via libera al rinnovo dei vertici provinciali. “Abbiamo bisogno di stare il più uniti possibile” aveva spiegato l’allora coordinatore, lui sì già con la valigia pronta aspettando un cambio più volte rimandato. Evitare anche la minima discussione per una poltrona alla guida del partito in una provincia è cosa utile in vista di una partita, quella delle regionali, che tre mesi dopo quei ragionamenti di Pichetto ancora resta da chiudersi. Per i vertici nazionali, invece, “la stagione congressuale sarà funzionale ad un profondo rinnovamento di Forza Italia e alla migliore organizzazione della campagna elettorale per le elezioni europee e amministrative del prossimo anno”.

Quali grandi cambiamenti, visto l’impegno in prima persona di Tajani per le europee, riesce difficile immaginare possano arrivare dal cambio (o la riconferma) della guida del partito a Vercelli piuttosto che ad Alessandria o Novara, ma tant’è: gli azzurri piemontesi viaggiano verso il congresso. E di fretta, come indica il loro nuovo capo. Un treno che corre svelto sul binario (morto?) e un altro, quello che dovrebbe portare il candidato del centrodestra verso il palazzo di Piazza Castello che ancora aspetta il nome certo del passeggero sulla prenotazione. Si parte. L’avviso, dall’altoparlante di Forza Italia, è per i congressi. Però, come si chiedevano Cochi e Renato, c’è sempre qualcuno che parte, ma dove arriva se parte?