12 GENNAIO

"Sindaci Sì Tav ma senza fascia", imbarazzi del Pd sul flash mob

La coincidenza tra la manifestazione promossa dalle madamin e la mobilitazione nazionale del partito complica la vita al neo segretario Furia che vorrebbe cavarsela con un banchetto adiacente a piazza Castello. Il boomerang del tricolore contestato a Montanari

La fascia tricolore e il banchetto del Pd. È opportuno che i sindaci la indossino per ribadire il Sì alla Tav? E quel presidio democrat, per non far mancare Torino alla mobilitazione nazionale contro la manovra del Governo, andrà bene proprio lì, in via Garibaldi all’angolo con piazza Castello, auspicabilmente gremita per il bis della manifestazione del 10 novembre scorso?

Mentre si allunga di ora in ora l’elenco delle adesioni da parte di primi cittadini piemontesi e di altre regioni del Nord (al momento sono oltre 50), uno dei due nodi da risolvere riguarda proprio loro. “Nessuna bandiera o simbolo di partito, solo gli amministratori locali con la fascia tricolore” ha annunciato ieri al Sole 24 Ore Patrizia Chiazza, una delle sette madamin protagoniste e organizzatrici, insieme a Mino Giachino. ribattezzato “madaMino”, instancabile ex sottosegretario del governo Berlusconi rivelatosi abilissimo trascinatore di folle sul web e in piazza.

L’attenuante generica, nel senso che ormai i sindaci indossano la fascia ovunque e in qualunque circostanza, può essere concessa alle madamin, parecchio a digiuno di politica, ma ciò non toglie la stridente contraddizione rispetto alle critiche rivolte al vicesindaco grillino Guido Montanari e ai suoi colleghi di numerosi Comuni che hanno sfilato con i No Tav l’8 dicembre scorso bardati col tricolore. In particolare, il numero due di Chiara Appendino era stato accusato, in primis dal Pd, per quell’uso improprio di un simbolo “che rappresenta la Città” (in verità, soprattutto lo Stato). Ora sostenere che i sindaci presenti sabato prossimo potranno, al contrario di Montanari, indossare con ogni diritto e senza ledere alcuna sensibilità quella fascia risulta a dir poco incoerente. O vale per tutti o non vale per nessuno, di qui non si scappa.

Non a caso proprio chi, quando la Tav non era ancora agli onori delle cronache e alcuni, anche a sinistra tergiversavano quando non flirtavano con i contrari, si era subito schierato a favore dell’opera come Stefano Esposito auspica che i sindaci quella fascia non la indossino. Meglio evitare un dannoso boomerang: i nomi, i numeri e la variegatura dei colori politici possono ben fare a meno di quel simbolo, effettivamente, spesso usato in maniera un po’ disinvolta ed eccessiva, finendo con sminuirne l’importanza.

L’altra questione è tutta interna al Pd: come conciliare la manifestazione a favore della Tav con quella promossa dal partito in tutte le maggiori piazze italiane contro la manovra del Governo? L’idea del neoeletto segretario regionale Paolo Furia sarebbe quella di prendere capra e cavoli piazzando un banchetto all’angolo tra via Garibaldi e piazza Castello. Certo non mancherebbe la folla, ma il rischio di sembrare un pescatore che cala la lenza nell’allevamento di trote è alto. E i primi segnali di irritazione, non solo nel gineceo degli organizzatori, si possono cogliere nei messaggi sui social tra quegli esponenti della società civile per nulla intenzionati a fornire assist al Pd in vista delle elezioni regionali.

Con Sergio Chiamparino (e probabilmente anche il suo collega ligure Giovanni Toti) in piazza, insieme a tutte le associazioni datoriali e di categoria, i parlamentari dei partiti favorevoli all’opera, insomma non solo più gran parte di una città e di una regione a manifestare per lo sviluppo e contro tutti i no grillini, ma un pezzo importante del Paese, che fare in casa piddina? “Non sarebbe male che si facesse vedere pure qualche dirigente nazionale, i candidati alla segreteria, il capogruppo Delrio, tanto per fare il nome di chi pure sulla Tav qualcosa ha fatto”, ragiona un parlamentare piemontese che però mostra di non contarci troppo: “La verità è che hanno paura a metterci la faccia, non sono più abituati a prendere parte a iniziative non organizzate dal partito rivendicando le proprie posizioni”. Un coraggio che hanno avuto rappresentanti del centrodestra che, come la capogruppo alla Camera di Forza Italia Mariastella Gelmini, non hanno avuto remore lo scorso 10 novembre a mischiarsi tra i 30mila di piazza Castello.

Oggi Furia si vedrà con il suo omologo metropolitano Mimmo Carretta, per decidere la “linea”. Magari cercando di sottoscrivere una desione ufficiale al flash mob, che poi sarebbe il modo più concreto e calato sul territorio per rispondere all’obiettivo della giornata di mobilitazione lanciata dal Nazareno. 

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