VERSO IL VOTO

Forza Italia "scalda" Costa

La candidatura di Cirio è sempre più periclitante e l'inner circle berlusconiano sta preparando un piano di emergenza. Ghedini punta sul deputato di Mondovì, ex ministro nei governi Renzi e Gentiloni recentemente rientrato tra gli azzurri

Metti che alla fine il tango con l’imponderabile casquet giudiziario (e le imperscrutabili conseguenze per il suo candidato in pectore alla presidenza della Regione Piemonte) il centrodestra lo risolva con un valzer delle poltrone. Perché pare proprio questa, almeno ad oggi, la via d'uscita per Forza Italia ormai sempre più conscia della difficoltà di continuare a puntare sull’europarlamentare Alberto Cirio.

Anche le ultime valutazioni sui possibili effetti della cosiddetta norma Salva-Rixi (dal cognome del viceministro leghista anch’egli finito nella tagliola della magistratura) sembrano aver convinto l’inner circle arcoriano della necessità di non fare barricate sul politico di Alba, ancorché egli stesso abbia sempre detto di non essere disponibile a candidarsi in caso di un rinvio a giudizio. Il rischio di consegnarsi, mani e piedi, alla Lega, sempre meno incline ad attendere una candidatura ufficiale e senza possibili intoppi da parte degli azzurri, viene considerato troppo alto per non cercare un piano B. Che, nel caso, sarebbe C, come Enrico Costa.

Il nome dell’ex ministro del governo Gentiloni e già al dicastero della Giustizia come vice di Andrea Orlando nell’esecutivo Renzi, poi rientrato alla casa del Padre Silvio dopo una non breve permanenza nelle file alfaniane, sarebbe stato fatto in una delle war room dedicate alle amministrative piemontesi dal suo principale supporter, nonché assai ascoltato consigliere di Silvio Berlusconi, ovvero Niccolò Ghedini.

Il rapporto tra il legale del Cav e l’avvocato di Mondovì è a dir poco solido, attraversando politica, amicizia e professione. Non stupisce, quindi, il suggerimento che sarebbe preso più che in seria considerazione a Palazzo Grazioli, con cui Costa rimase in buoni rapporti, senza mai interromperli neppure durante la sua permanenza in Ncd. Altrettanto vero che il politico monregalese ha sempre cercato di tenersi lontano dall’ipotesi di una sua chiamata al servizio del centrodestra in Piemonte, ribadendo il suo hic manebimus optime rieferita al seggio parlamentare. Ma se la Patria azzurra chiama è difficile dire di no. Soprattutto se è sempre più concreto il rischio di un esaurimento della pazienza da parte dell’azionista di maggioranza della coalizione e una sua non escludibile presa di cappello con tutte le conseguenze del caso.

In più ci sono quelle manovre, ormai non più nascoste, del coordinatore regionale forzista Paolo Zangrillo ad allarmare gran parte degli azzurri piemontesi tutt’altro che disponibili a regalare la vittoria a Sergio Chiamparino grazie a una candidatura con poche se non nessuna chance come quella del fratello del medico del Cav. Conclamata l’avversione tafazziana di gran parte dei parlamentari azzurri del Piemonte alla deputata Claudia Porchietto, la più temuta competitor da Chiamparino, la strada cuneese sembra la sola praticabile: Costa candidato, obtorto collo, con il viatico di Lega e Fratelli d’Italia e per Cirio che l’ex ministro ha sempre sostenuto come candidato alla Regione, avendo i due un a dir poco ottimo feeling, un giro di valzer.

Cirio non resterebbe certo con la scopa in mano: per lui arriverebbe dopo le elezioni regionali proprio il seggio di Costa alla Camera. Nel caso, non improbabile, di una mancata rielezione al Parlamento europeo, impresa giudicata difficilissima vuoi per i competitor vuoi per la carestia di voti azzutti, per l'ex assessore al Turismo sarebbero pronte le elezioni suppletive nel collegio dell’ex ministro. Pronto, nel caso diventi governatore del Piemonte, a sostenere ancora una volta l’amico Alberto.

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