VERSO IL VOTO

La Lega scarica Forza Italia

Centrodestra addio. Salvini ha perso la pazienza e mentre alza la posta sulla Tav allerta i suoi in Piemonte: occorre muoversi secondo un nuovo schema. Il Carroccio assolda il madaMino Giachino e avvia la ricerca del candidato presidente

“Hanno tirato troppo la corda”. E così quel filo che ancora unisce i vecchi alleati, più in virtù di rapporti interpersonali che di logiche politiche, è sul punto di spezzarsi. La Lega ha perso la pazienza e di fronte al perdurante atteggiamento ostile di Forza Italia prepara lo strappo definitivo, anche in Piemonte. La coalizione di centrodestra, almeno nei tratti conosciuti finora, è finita. Lo stillicidio di dichiarazioni dei parlamentari, i tentativi di mettere in difficoltà gli uomini del Carroccio al governo, le trappole disseminate sul terreno della Tav dagli uomini di Berlusconi hanno provocato un’irritazione difficilmente placabile da tardivi appelli all’unità.

Prendiamo il nodo della Torino-Lione: “Il problema Tav lo risolveremo noi – afferma un deputato leghista – e non certo grazie agli strepiti di Forza Italia”, riferendosi alla strategia messa in atto da Matteo Salvini negli ultimi giorni. “Loro”, i berlusconiani, “alzano la voce, sparano senza fare troppe distinzioni, fanno comunella con il Pd, mentre noi porteremo il Governo a dare il via libera all’opera”. Dalla cautela iniziale il Carroccio è passato a citare dati e analisi “alternative” a quelle commissionata da Toninelli, che darebbero un esito del tutto positivo alla Tav, e la visita annunciata del vicepremier al cantiere di Chiomonte rappresenta il suggello al cambio di passo.

Alle regionali di maggio la Lega giocherà con uno schema nuovo, ribaltando pesi e ruoli: a partire dalla designazione del candidato presidente. Anche figure di primo piano della Lega, come il capogruppo alla Camera e leader del partito piemontese Riccardo Molinari, ben disposte verso gli azzurri e assai meno verso i grillini, paiono nutrire dubbi crescenti circa la possibilità di arrivare al voto del 26 maggio insieme a Forza Italia. Quello che era escluso fino a non molto tempo fa, oggi figura tra le varie e altamente probabili eventuali nell’agenda aggiornata. Il Capitano è stato chiaro: occorre muoversi autonomamente per sottrarre più terreno possibile a Sergio Chiamparino e sminare il campo dalle trappole degli infidi (ex) alleati. E il suo luogotenente in Piemonte è passato all’azione: l’attività di scouting è in pieno svolgimento e le risposte sono più che incoraggianti.

Un piano di battaglia nel quale non è peregrino immaginare che venga assoldato Mino Ghiachino, l’ex sottosegretario berlusconiano che nella terza età sta vivendo una seconda giovinezza politica: una lista di scopo “pro Tav” promossa dal madaMino svuoterebbe forse l’ultimo granaio (potenziale) rimasto ai forzisti. Un argine che nei fatti lo stesso numero uno azzurro, Paolo Zangrillo, il fratello del medico personale del Cav, con la sua manifesta diffidenza verso Giachino ha contribuito a frantumare. Il “refuso” di Forza Italia – come in privato i suoi stessi compagni di partito chiamano il loro coordinatore, per via dell’errore di stampa che lo ha storpiato in “Zangrullo” – non pare inoltre avere lo standing né l’esperienza politica per contrastare il disegno. “Alla fine ci accoderemo, che altro potremmo fare?”, sentenzia una gola profonda dello squinternato fronte azzurro.

Lega, Fratelli d’Italia, una lista civica: questo il modulo di attacco su cui sta ragionando lo stato maggiore del Carroccio. Un’alleanza senza Forza Italia, ma con Gorgia Meloni che ancora ieri parlando in Abruzzo non si è fatta sfuggire l’occasione per dire che “il centrodestra a livello nazionale non lo vedremo più come lo abbiamo visto in passato e ogni tempo deve avere le sue risposte".

A favore della linea che Salvini starebbe mettendo come ipotesi non residuale per il Piemonte, contribuisce ovviamente la crescita del consenso per il suo partito: l’ultimo sondaggio accredita la Lega di un 31,6%, dato che va ovviamente accresciuto e non di poco restringendo l’elettorato a quello di una regione del Nord come il Piemonte, dove il notevole divario con Forza Italia era già emerso eclatante alle politiche dell’anno passato.

A favore di Forza Italia, del resto, non può sicuramente giovare il restare, ormai con una certa pervicacia a rischio di autolesionismo, attaccati all’ipotesi della candidatura dell’europarlamentare Alberto Cirio ormai di fatto non più preso in considerazione dalla Lega per i rischi connessi al suo coinvolgimento nell’inchiesta giudiziaria sulla Rimborsopoli regionale. La stessa alternativa indicata nell’ex ministro Enrico Costa da parte di uomini vicini al Cav, come Niccolò Ghedini, non pare aver mosso ad entusiasmo il Carroccio, dal quale in tal senso non sono arrivati segnali evidenti.

Ma forse la ragione di questo silenzio, di un apparente distacco da parte della Lega potrebbe stare proprio nel proposito sempre più concreto di Salvini: fare a meno di Forza Italia, o meglio della sua nomenclatura, puntando a cannibalizzare ulteriormente l’elettorato azzurro. Cogliendo, in Piemonte, la doppia occasione: il voto europeo e quello per la Regione.

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