CHE FARE?

Appendino, forse è meglio lasciare

Il caso del presunto ricatto da parte del suo ex portavoce è la classica goccia che potrebbe far traboccare il vaso se non viene subito chiarito dal sindaco Appendino con un intervento pubblico molto più dettagliato di quanto non abbia fatto a oggi che non lasci spazio ad alcun dubbio. Il solo sospetto che possa essere stata oggetto di un ricatto da parte di una persona a lei vicina e che potrebbe aver coinvolto anche assessori della sua giunta getta una pesante ombra su tutto l’operato di quella che era nata come l’“amministrazione del cambiamento”.

La vicenda, se confermata, farebbe crollare anche l’ultimo mito della campagna elettorale di questa giunta ovvero la lotta contro il “Sistema Torino” che sarebbe stato in parte sostituito da un Sistema altrettanto deleterio per la città che antepone interessi personali a quelli dei torinesi. Sarebbe probabilmente il colpo definitivo alla credibilità di un’amministrazione nata dalla speranza degli elettori torinesi, molti dei quali non di stretta osservanza grillina, quasi subito tradita da amministratori incapaci di imprimere quella svolta di novità e di innovazione di cui la nostra città aveva un estremo bisogno, gli iniziali propositi di legalità, sicurezza e meritocrazia si sono presto scontrati con la dura realtà e la strada scelta di una sostanziale continuità con il passato ha peggiorato di molto la situazione.

Le periferie abbandonate della città non sono state recuperate e la sicurezza dei cittadini purtroppo non è migliorata: i continui annunci puntualmente disconosciuti di sgombero del Moi, la perdita per i torinesi della possibilità di spostarsi liberamente in alcune zone della città (basta pensare al Parco del Valentino) senza sentirsi continuamente minacciati anche a causa dell’inazione della giunta priva di fatto di un assessore alla sicurezza (incarico inizialmente ricoperto dal Sindaco stesso e poi successivamente ai fatti di piazza San Carlo formalmente passato di mano all’Assessore allo Sport) e un sostanziale “laissez faire” verso categorie di persone ideologicamente vicine ad alcuni consiglieri del M5s, hanno aumentato il disagio di molti cittadini verso l’amministrazione.

Anche in altri ambiti, a parte rare eccezioni Torino non ha brillato, senza richiamare la pessima gestione del dossier olimpico, la maggior parte dei dati economico/sociali fotografa una città ferma, senza idee, che vede la popolazione diminuire e i giovani laureati scappare, priva di capacità di attrarre investimenti, ostaggio dei veti da parte dei rappresentati della maggioranza mossi dall’ideologia sulle opere infrastrutturali, sull’implementazione della Ztl per non parlare della posizione sulla Tav che ha ulteriormente gettato un’ombra sul nostro futuro.

Arrivati a questo punto, ben consci del fatto che non tutte le colpe sono addebitabili a una sola persona, per il bene di Torino chiediamo al Sindaco Appendino se non sia il caso di fare una profonda riflessione sul futuro percorso politico valutando anche la possibilità di lasciare ai cittadini torinesi la possibilità di esprimersi circa la guida della propria città nelle imminenti elezioni amministrative, altri due anni di immobilismo con una giunta impegnata più a difendersi che a pensare a costruire un progetto di città (le due manifestazioni che hanno visto migliaia di cittadini torinesi in piazza esprimono molto bene il disagio che la città sta vivendo) e in balia delle posizioni più radicali presenti nella maggioranza getterebbero Torino in un declino difficile da recuperare non solo e non tanto nei confronti di altre città a noi vicine (il paragone con Milano è impietoso) ma rispetto alla storia di città al centro dello sviluppo economico del nostro Paese.

*Guglielmo Del Pero, SiAmo Torino

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