VERSO IL VOTO

Damilano, il piano B della Lega

Ore decisive per il destino di Cirio: la Procura si appresta a inviare l'avviso di chiusura delle indagini, chiedendo una serie di archiviazioni. Ci sarà anche l'europarlamentare albese? Il Carroccio pronto a puntare sul tycoon acqua & vino per la presidenza della Regione

Nel caso dovesse essere lui l’avversario di Sergio Chiamparino schierato dal centrodestra, all’attuale presidente della Regione potrebbe contestare tutto, ma non una nomina: la sua. Già, perché è stato proprio il governatore, insieme all’assessore al Turismo Antonella Parigi, ad indicare nel giugno dello scorso anno alla presidenza della Barolo& Castle Foundation l’imprenditore Paolo Damilano. Del resto è stata la stessa giunta di centrosinistra a volerlo nel 2015 al vertice del Museo del Cinema, incarico lasciato due anni dopo tra le polemiche sui conti ballerini della fondazione e i contrasti con il Comune di Torino, nel frattempo conquistato dai grillini. E sempre la coppia Chiamparino-Parigi lo ha riconfermato nel 2017 alla guida della Film Commission, nonostante la sua designazione, al primo mandato, fosse stata targata centrodestra (con l’allora assessore Michele Coppola).

L’uomo che mescolando (ovviamente, solo nel business) l’acqua e il vino ha portato, insieme al fratello Mario e al cugino Guido, la holding di famiglia a circa 67 milioni di ricavi consolidati, adesso potrebbe essere scelto per gpvernare Regione. Che il suo nome sia tra quelli su cui si sta ragionando nel centrodestra per una possibile soluzione civica, non è una novità. Il fatto nuovo, nella complessa vicenda della designazione del candidato presidente, è che dalla rosa, andata assottigliandosi nelle ultime settimane, ma in cui figurano ancora papabili l’ex presidente nazionale (e oggi regionale) di Coldiretti Roberto Moncalvo, in particolare la Lega sta guardando con crescente attenzione proprio al tycoon dei vini pregiati e delle acque minerali, settori cui il gruppo Damilano ha aggiunto anche il food di alta gamma: dal pastificio Defilippis allo storico bar Zucca di Torino, passando per un ristorante stellato.

Damilano piace al Carroccio salviniano, pur non avendo mai fatto attività politica, mai schierato apertamente, essendo insomma una di quelle figure del mondo dell’impresa che riscuotono apprezzamento (spesso mai del tutto disinteressato) in diversi fronti politici. Piace soprattutto, come riferiscono fonti interne al partito del Capitano, a quell’area che fa riferimento a Giancarlo Giorgetti. Un incontro tra il potente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e l’imprenditore piemontese potrebbe esserci già stato. Di certo un segnale decisamente positivo nei riguardi di Damilano da parte di Giorgetti è arrivato al capogruppo alla Camera Riccardo Molinari nella sua veste di segretario regionale e plenipotenziario nella trattativa con gli alleati. E la risposta di Damilano è stata di ampia disponibilità, circostanza che lui stesso ha confermato in una seie di colloqui riservati con alcuni esponenti politici del centrodestra.

Nonostante da Forza Italia e in particolare dal suo coordinatore regionale Paolo Zangrillo si continui a smentire l’esistenza di un piano b rispetto alla candidatura dell’eurodeputato di Alba Alberto Cirio, da un po’ di tempo Salvini ha avvertito i suoi e spiegato che le soluzioni possono essere diverse, compresa quella di una coalizione senza gli azzurri nel caso la tensione nazionale dovesse continuare a salire. La parola definitiva sul destino di Cirio verrà pronunciata nelle prossime ore: la Procura di Torino si appresta a inviare gli avvisi di chiusura delle indagine alla cinquantina di ex consiglieri regionali della VIII legislatura finiti sotto inchiesta nella cosiddetta Rimborsopoli bis. Secondo i rumors raccolti a Palazzo di Giustizia sarebbere nutrito l’elenco di indagati cui gli stessi pm si apprestano a chiedere l’archiviazione. Tra questi ci sarà anche il nome di Cirio? In caso contrario, nessuno, forse neppure il diretto interessato, se la sentirebbe di rischiare una candidatura sotto scacco di giudici e della legge Severino.

Eppure, anche la soluzione Damilano presenta qualche incognita, soprattutto sotto il profilo di potenziali conflitti di interesse. Quattro cru di altissimo livello per oltre centomila bottiglie esportate in tutto il mondo rappresentano l’eccellenza della casa vinicola di famiglia e un asset di notevole valore. Ma sono soprattutto gli oltre 450 milioni di bottiglie di acqua minerale prodotte annualmente e commercializzate con vari brand, tra cui Sparea e Valmora, a far crescere con decisione e continuità i numeri del gruppo. Un aumento del 12% nell’acqua minerale, dell’8% nel vino, del 13% nella distribuzione e del 15% nelle attività di ristorazione: questi i dati recenti del gruppo di cui il papabile candidato civico è Ceo.

Ai due marchi, cui se ne aggiungono altri cinque delle fonti Pontevecchio, del gruppo Damilano hanno le loro sorgenti in Piemonte, in particolare nella zona di Luserna San Giovanni, e le fonti sono date in concessione dalla Regione che introita canoni in base agli imbottigliamenti. L’imprenditore si troverebbe, dunque, nella posizioni di concedente (come presidente della Regione) e concessionario come produttore di acque minerali. Una posizione probabilmente risolvibile nel caso di una sua candidatura, anche se i tempi per operazioni di ingegneria societaria come queste non possono avere la certezza di essere brevi, almeno quanto una sua eventuale discesa in campo lo richiederebbe. Superare l’incompatibilità solo se eletto è un’eventualità probabilmente anch’essa gravida di rischi.

Certamente l’imprenditore di successo, che ai suoi dipendenti di Luserna dà come benefit dei buoni da spendere sul territorio per sostenere gli esercizi locali ed è riuscito ad arrivare a fatturati da record mescolando, negli affari, l’acqua con il vino, non potrà fare lo stesso con la politica.

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