GRANDI OPERE

Tav, tutto nelle mani della Lega

Le chiacchiere stanno a zero. Chiusa la manfrina di Toninelli la palla passa a Salvini. Il capogruppo alla Camera Molinari, leader del Carroccio in Piemonte: "L'analisi costi-benefici non è il Vangelo. Per noi l'opera si deve fare"

La parola d’ordine è minimizzare non scendere in polemica con i Cinquestelle, ma soprattutto non dare all’analisi costi-benefici sulla Torino-Lione un peso maggiore di quello che meriti. La Lega si aspettava un esito negativo dello studio condotto dal professor Marco Ponti, ma sa anche che la strada per bloccare l’opera è un vicolo cieco in questo governo non si potrà infilare.  L’unico leghista che si pronuncia sul tema è il capogruppo a Montecitorio, l’alessandrino Riccardo Molinari, leader del Carroccio in Piemonte: “Sulle diverse modalità di attuazione della Tav si può ragionare – dice – non realizzarla non la ritengo un’ipotesi percorribile”. Riguardo all’analisi costi-benefici  afferma che “è un’analisi tecnica come altre, non è il Vangelo. Prima di mandare a monte la Tav ci penserei bene”.

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Il Capitano ha imposto il silenzio stampa ai suoi, nessuna fuga in avanti, non è una battaglia che vuole vincere a spallate a suon di provocazioni. Sa che la lotta alla Tav rappresenta per il Movimento 5 stelle un totem identitario irrinunciabile, soprattutto in un momento come questo in cui patisce una fortissima emorragia di consensi. Allo stesso tempo Salvini sa anche che al Nord, e in particolare in Piemonte, su questo tema si gioca tantissimo e quindi tiene duro: “Se non si vuole andare avanti c’è sempre il referendum” ripete ai suoi. Una cosa è certa, la Lega non voterà mai la recessione unilaterale del trattato internazionale con la Francia e quindi il M5s non troverà mai, in questo parlamento, i numeri per bloccare l’opera. La Lega lo sa e in questa battaglia di logoramento con l’alleato di governo non ha nessun interesse ad alzare i toni. Il tempo è dalla sua parte tenendo conto che a oggi non esiste nessun atto del governo gialloverde che impedisca a Telt di procedere con la pubblicazione dei nuovi bandi.

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