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Iren, patti Chiara futuro incerto

La maggioranza grillina approva la modifica dello statuto e degli accordi parasociali. Torino perde peso a vantaggio di Genova e potrebbe ancora scendere nel capitale. Le opposizioni: “Una delle peggiori delibere della giunta Appendino”

Al termine di una seduta fiume, la maggioranza pentastellata al Comune di Torino ha approvato la controversa delibera sul rinnovo dei patti parasociali di Iren, che dà maggiori poteri a Genova nella designazione dei vertici e libera una partecipazione pari al 5% della multiutility da cedere sul mercato, facendo scendere la quota degli enti locali riuniti nel patto dal 40% al 35% del capitale.

Il capoluogo piemontese è stato l’ultimo fra gli oltre 80 Comuni che controllano la società ad avere dato il via libera - 22 i voti a favore (M5s) e 8 i contrati (Pd e lista civica) - senza non pochi patemi a causa di alcune perplessità emerse nella maggioranza grillina, che ha sempre votato contro la delibera nei comuni dove è all’opposizione (Reggio Emilia e Genova), ritardando di fatto l’iter del provvedimento. Sintomatico del malessere all'interno della pattuglia pentastellata l'assenza (politica) di due consiglieri da giorni sulle barricate, Daniela Albano e Maura Paoli.

Netta la contrarietà del Pd che ha presentato oltre 700 emendamenti alla delibera. Le opposizioni temono ulteriori vendite di azioni da parte del Comune di Torino - dopo la cessione del 2,5% lo scorso novembre, quota poi rilevata da Genova - e quindi una graduale perdita di peso nei confronti del capoluogo ligure. Genova è ora primo azionista di Iren con il 18,85% del capitale, seguito dai soci emiliani con il 15% circa e da Torino con il 13,8% del capitale. Con il nuovo statuto il Comune di Torino potrà cedere un altro 1,5% del capitale della multiutility. È previsto, inoltre, l’aumento dei consiglieri da 13 a 15 in cda. Su questo punto la sindaca Chiara Appendino ha cercato di rassicurare sul fatto che Palazzo civico non ha al momento intenzione cedere altre azioni della società: “Questa delibera non implica la vendita delle azioni e speriamo di non arrivare ad attingere alla vendita di azioni, ma lavoreremo su altre partecipate per reperire risorse”. Appendino ha poi aggiunto: “Faremo il possibile per non vendere, abbiamo avviato più strade, e comunque servirà un’altra delibera di consiglio per cedere le azioni”. Secondo la prima cittadina, “questi patti non indeboliscono Torino e la città non vuole perdere peso in Iren”.

Nelle prossime settimane sarà convocata un’assemblea straordinaria della multiutility per il cambio di statuto e, a stretto giro, ci sarà anche la decisione sul rinnovo dei vertici in scadenza in primavera. In caso di mancanza di unanimità da parte dei sindaci dei tre principali comuni azionisti - Reggio Emilia, Torino e Genova - nella scelta di presidente, vicepresidente e ad, è stata introdotta una golden share: il socio con più azioni può decidere di scegliere di nominare una delle tre cariche apicali, ma nel momento in cui attiva quella condizione, non può più vendere azioni sul mercato per un anno dalla stipula dei patti. Una clausola che sembra avere convinto la maggioranza grillina a Torino.

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