ECONOMIA DOMESTICA

Crolla l'auto, il Piemonte frena

In controtendenza rispetto a Lombardia e Veneto che crescono, la produzione industriale della nostra regione chiude il quarto trimestre 2019 con un segno negativo. Tengono l'alimentare e la gioielleria. Sempre meno le imprese artigiane

Il Piemonte chiude il quarto trimestre 2018 con un risultato negativo della produzione industriale, in calo dello 0,4%, in controtendenza rispetto al +1,9% della Lombardia e al +2,2% del Veneto. Peggiorano tutti gli indicatori e sono fermi gli investimenti. La diminuzione più significativa - secondo l’indagine congiunturale di Unioncamere - appartiene al comparto dell’auto (-13,1%), in calo anche l’industria aerospaziale (-3,3%). L’intero 2018 presenta una variazione ancora positiva (+1%), inferiore però al +3,6% dei 2017 e al +2,2% del 2016. Tiene di più il Piemonte meridionale grazie all’industria alimentare e alla gioielleria. “Siamo in frenata - sottolinea il presidente di Unioncamere, Vincenzo Ilotte -. I dati dimostrano che la nostra economia dipende in modo imprescindibile dall’auto e dal suo indotto”.

Tra le province Alessandria registra il dato migliore (+2,8%), seguita da Cuneo (+1,3%) e Asti (+0,5%). Torino segna un -1%, penalizzata dall’andamento dei settori di specializzazione produttiva. Anche Biella, a causa della flessione manifestata dall’industria tessile, cala del 1,9%. A Novara la produzione industriale si riduce del 1,6%. Meno intense le contrazioni produttive manifestate dal tessuto manifatturiero di Vercelli (-0,8%) e del Verbano-Cusio-Ossola (-0,3%).

Sempre sul fronte dell’economia, è negativo il tasso di crescita delle imprese artigiane che a fine 2018 sono 117.644, con un saldo negativo di 1.345 unità (-1,1%). I dati sono dell'ufficio studi di Confartigianato Piemonte. A livello provinciale a Torino a fine anno le imprese artigiane sono 59.613 (-1%), ad Alessandria 10.966 (-2,2%), a Biella 5.111 (-2,2%), a Novara 9.326 (-1%), nel Verbano-Cusio-Ossola 4.251 (-1,1%), a Vercelli 4.589 (-0,8%), ad Asti 6.166 (stabili). “Questi dati attestano che non si registrano segnali positivi o di uscita dalla crisi - commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Piemonte - Infatti con il saldo negativo di fine anno il Piemonte stenta a decollare e a uscire dal bozzolo nel quale è stato relegato. A eccezione di Asti, tutte le altre province presentano un rapporto tra natività e mortalità con uno sbilanciamento sulle cessazioni. È fondamentale realizzare riforme strutturali che leghino più strettamente prelievo fiscale, riduzione di spese improduttive e restituzione di servizi pubblici efficienti". Felici ricorda che "il tempo medio impiegato dalla Regione per saldare i fornitori è di 53 giorni, un dato che posiziona il Piemonte al di sopra della media nazionale (32 giorni)”. “Il comparto artigiano per far fronte alla congiuntura negativa e agli inasprimenti fiscali - aggiunge Felici - sempre più spesso deve far ricorso al proprio patrimonio familiare. Come artigiani sentiamo l'urgenza di misure strutturali che le Istituzioni devono mettere in campo con una certa urgenza per far ripartire l'economia”.

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