Solo la crescita è felice

Fra le tante favole adottate dal Movimento 5 Stelle e inserita nella loro contraddittoria ideologia c’è anche quella della decrescita felice in cui si decanta il minor consumo come fonte di felicità. Provatelo a dire al padre di famiglia, operaio o impiegato che sia, che deve ridurre i consumi quando a malapena riesce ad arrivare a fine mese. L’unica cosa che desidera è un aumento di stipendio che gli possa permettere di arrivare a fine mese con maggiore aggio e permettersi qualche piccolo sfizio di cui normalmente si priva per poter fare quadrare i conti. Come si possa parlare con serenità di decrescita felice quando milioni di famiglie fanno fatica a far quadrare i conti e non desiderano altro che aumentare i consumi per vivere meglio è un mistero. La decrescita felice come tante idee progressiste è pensata per i ricchi non per l’uomo comune. Permettendoci una nota demagogica, che consumi può ridurre un operaio della Fiat? Sicuramente gli Agnelli possono ridurre i consumi senza patire disagio. Precisiamo che non stiamo invitando i ricchi a ridurre i consumi, perché per ogni consumo c’è qualcuno che lavora e guadagna. Se i ricchi riducessero i consumi aumenterebbero i poveri. Pensate al personale di servizio di tanti ricchi e personaggi famosi: se questi personaggi si preparassero i pranzi da soli, facessero la spesa e così via non dovrebbero licenziare tutto il personale? Che vantaggi ne trarrebbe il cittadino medio da questa riduzione dei consumi?

Al di là di queste considerazioni economiche bisogna riflettere sulle caratteristiche della natura umana. L’uomo sia storicamente sia nella esperienza quotidiana cerca di migliorare la sua condizione, cercando sempre un benessere maggiore che può attuarsi i modi diversi. Alla base si hanno le aspirazioni legate ai bisogni primari quindi una casa, la sicurezza economica, del buon cibo, vestiti, ecc. Ma l’uomo non si ferma perché è nella sua natura il miglioramento, così vorrà una casa più grande, una TV più grande, un’auto più bella, una vacanza più comoda e così via. Nell’uomo è presente anche un senso estetico che lo spinge ad abbellire la sua dimora a desiderare abiti raffinati, visitare posti lontani, ecc. In alcuni questa spinta al miglioramento si declina dal punto di vista intellettuale, così abbiamo uomini che si dedicano alla cultura, ma la spinta è la stessa di tutti gli uomini che è quello verso un miglioramento continuo. Ora parlare di decrescita felice non solo rappresenta un errore economico, ma nega la natura stessa dell’essere umano che è spinto verso un miglioramento continuo. Se anche gli uomini delle caverne l’avessero pensata così, saremmo rimasti dei cavernicoli e non avremmo avuto la civiltà. Sono veramente pochi gli uomini al mondo che sono talmente ricchi a cui una riduzione dei consumi non modificherebbe in maniera significativa il loro benessere. La decrescita non è nello spirito umano, oltre a rappresentare un errore economico.

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