Più tasse per tappare i buchi

I pessimi amministratori pubblici quando devono far quadrare i conti non sanno far altro che aumentare le tasse, scaricando la propria incapacità sulle spalle dei cittadini ed è quello che si apprestano a fare il sindaco Appendino e la sua giunta. Il dissesto del comune di Torino risale alle giunte precedenti, ma l’attuale è ormai al governo della città da un paio d’anni e avrebbe già dovuto porre le basi per la risoluzione del problema. A quanto pare la soluzione la pagheranno i torinesi con i vari ritocchi di tasse e imposte comunali.

In alcuni casi per giustificare gli aumenti si invoca la scusa dell’inquinamento per tartassare gli automobilisti e così mettere ancor più in crisi i commercianti del centro, ma la realtà è che gli aumenti servono a coprire solo i buchi di bilancio. Nessuno si chiede perché si continui ad usare l’auto nonostante l’ormai guerra più che trentennale che le è stata dichiarata: è evidente che nonostante costi e divieti rimane il mezzo di trasporto più comodo e a volte unico e insostituibile.

Altra voce con cui si vorrebbe tappare i buchi di bilancio sono gli immancabili aumenti sulla casa, bene a cui a ragione o torto gli italiani sono affezionati. Si va dalla tassa sui rifiuti all’inasprimento dell’Imu con l’eliminazione di alcune agevolazioni. In questo caso è evidente di come non ci si possa fidare dello stato sia nelle sue istituzioni centrali che nelle sue articolazioni periferiche. Chi ha affittato una sua abitazione, acquistata con tanti sacrifici, con un affitto concordato, quindi con un affitto calmierato rispetto a quello di mercato, godeva di alcuni agevolazioni fiscali. In cambio di un risparmio fiscale affittava ad un prezzo più basso permettendo alle famiglie affittuarie un notevole risparmio. L’amministrazione comunale vorrebbe eliminare la riduzione del 25% dell’Imu riservata a chi affittava a canoni concordati. Se i proprietari alla scadenza dei contratti decideranno di cambiare tipo di contratto alzando i canoni di affitto la colpa sarà dell’attuale maggioranza in comune che non è stata in grado di trovare una soluzione al dissesto. Questo episodio dimostra come sia difficile in Italia fare un investimento: si fanno dei calcoli e il giorno dopo il politico di turno cambia leggi e regolamenti trasformando un buon investimento in una perdita di denaro. Se in Italia non c’è crescita economica la colpa è principalmente della politica che scoraggia le iniziative private.

Visto che sul fronte delle tasse non si può fare più di tanto perché ormai sono al massimo, il sindaco ha deciso di vendere una piccola quota di Iren. Notizia positiva se non fosse che la politica fa di tutto per mantenere il controllo e non mollare la presa sulla controllata. La maggioranza pentastellata, in cui sono evidente le tendenze stataliste, tira fuori la solita storia della vendita dei gioielli di famiglia. Bisogna rammentare a chi tira fuori questi discorsi che quando si sta affogando nei debiti è inevitabile vendere i gioielli di famiglia. Se non si vuole vendere, bisogna pensarci prima e non fare debiti. L’attuale Iren nasce dalla fusione di alcune società municipali tra cui quella di Torino. Quando due o più società si fondono lo scopo è raggiungere una certa dimensione e conseguire dei risparmi per esempio eliminando consigli d’amministrazione e uffici centrali. Banalmente se si fondono due società un ufficio di presidenza sarà sicuramente di troppo. Purtroppo in Iren a comandare sono le amministrazioni comunali che non ragionano in termini economici, ma in termini elettorali. Per dimostrare che nella fusione la città non perde niente, impediscono l’accorpamento di uffici e una riorganizzazione efficiente.

Nel caso del comune di Torino c’è un grave problema di bilancio e non si capisce perché non trovare il coraggio di vendere l’intera partecipazione in Iren e saldare un bel po’ di debiti, così da alleggerire il bilancio comunale di oneri finanziari anche negli anni a venire senza prendere i soldi dalla tasche dai cittadini torinesi. Certo ai politici fa sempre piacere poter scegliere gli amministratori di una grossa società come Iren e riuscire a spillare un po’ di soldi per qualche sponsorizzazione di eventi in cui fare la passerella.

L’interesse dei torinesi è pagare meno tasse ed avere servizi efficienti e non permettere agli amministratori comunali di giocare ai piccoli Cuccia decidendo amministratori e strategie delle società municipalizzate.

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