OPERE & OMISSIONI

Asti-Cuneo, il bluff del Governo

Dopo la gita di Conte e Toninelli sul troncone dell'autostrada incompiuta tutto è fermo. Anzi, la soluzione prospettata da premier e ministro se mai sarà praticabile allungherà i tempi e aumenterà le tariffe. La denuncia di Gariglio: "Una presa in giro"

La gita delle beffe. Poco o nulla di diverso pare essere stata, ad avviso del Pd, quella che una settimana fa hanno fatto il premier Giuseppe Conte e il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli a Cherasco per annunciare lo sblocco dei lavori per il completamento dell’Asti-Cuneo e magnificare la nuova soluzione, dopo aver buttato nel cestino quella trovata e adottata a suo tempo dall’allora ministro Graziano Delrio, d’intesa con l’Unione Europea.

“Siamo all’ennesimo bluff del Governo”, denuncia il parlamentare del Pd Davide Gariglio, componente della commissione Trasporti a Montecitorio, al termine di un fact checking supportato da documenti e riscontri al ministero di piazza di Porta Pia e in altri enti e società interessati all’annosa questione della tratta autostradale da ultimare. E in merito alla quale proprio Conte, nella sua visita in Piemonte, aveva assicurato che il Cipe (il Comitato interministeriale per la programmazione economica) avrebbe dato il via libera il 4 aprile.

“Un traguardo che pare ormai irraggiungibile”, spiega Gariglio facendo i conti col calendario e gli adempimenti richiesti dal procedimento: “Perché la nuova soluzione tecnica escogitata dal Governo possa essere adottata, occorre stipulare atti aggiuntivi al Piano Economico Finanziario della società autostradale, documenti che – sottolinea il deputato dem – ad oggi non risultano ancora predisposti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti”. Ma c’è di più, a rallentare quella corsa annunciata come rapidissima dal premier sotto lo sguardo annuente di Toninelli: “Il 29 marzo terminano le consultazioni delle concessionarie da parte dell’Autorità di regolazione dei Trasporti, la stessa che si è data poi tempo fino al 28 giugno per adottare una deliberazione sulla regolazione tariffaria. Pertanto – osserva Gariglio – non appare credibile che, nei tempi indicati da Conte, si possa avere la decisione dell’Autorità, necessaria per poter sottoscrivere gli atti aggiuntivi alla concessione”.

Per usare il famoso detto cui ricorreva Trapattoni – non dire gatto se non ce l’hai nel sacco – vien da dire che il premier e il suo ministro gatto l’hanno quasi urlato, con enfasi, lassù sul troncone dell’autostrada incompiuta. Ma del felino neppure l’ombra. Già, perché è ancora dalle verifiche cui in questi giorni si è dedicato Gariglio, con la determinazione di un mastino, che salta fuori quello che il deputato piddino indica come l’ostacolo più grande: “La Commissione europea aveva approvato la soluzione del finanziamento incrociato proposta dal ministro Delrio, che si basava sul prolungamento di quattro anni della durata della concessione di Satap sull’autostrada A4 Torino-Milano in cambio del finanziamento da parte di quella società dei costi necessari, ovvero 350 milioni di euro per completare l’Asti-Cuneo, gestita da un’altra società dello stesso gruppo Gavio. Allo stesso tempo – ricorda Gariglio – la proposta prevedeva la riduzione di venti anni della concessione sulla Asti-Cuneo, in modo da allineare al 31 dicembre 2030 le scadenze di Torino-Milano e Asti-Cuneo”.

Tutto da cambiare, avevano annunciato premier e ministro. Come bastasse schioccare le dita. “Ma se ora il Governo vuole superare la soluzione proposta da Delrio e approvata dalla Commissione Europea, occorre portare la nuova soluzione all’attenzione della Commissione stessa, perché ne verifichi la conformità alle norme in materia di concorrenza”. E i tempi, ovviamente si allungano. Presumibilmente non solo di qualche settimana.

“La soluzione negoziata all’epoca con l’Europa prevedeva infatti che il valore di subentro – contemplato nei bandi di gara per ristorare gli investimenti della concessionaria non remunerati dalle tariffe – non potesse essere superiore a 1,4 volte il valore dell’Ebitda complessivo della Torino-Milano e dell’Asti-Cuneo, vale a dire 191 milioni. In altri termini – spiega ancora il deputato piemontese – la Commissione Europea non voleva che il valore di subentro fosse troppo alto, cosa che determinerebbe una barriera all’ingresso di nuovi operatori, visto che il potenziale nuovo gestore dovrebbe pagare subito l’intera somma all’uscente”.

Insomma, chi si farebbe avanti di fronte a costi enormi, se non chi la concessione già la detiene e finirebbe per pagare in qualità di subentrante a sé stesso in quanto uscente? “Con la soluzione adottata dal Governo, il valore di subentro ammonterebbe a più di 800 milioni, cioè più di quattro volte l’Ebitda delle due società, una misura che sicuramente la Commissione Europea non accetterà”, prevede Gariglio. Il quale annota anche come “si tratterebbe di un favore fatto dal Governo ai gestori attuali, che renderebbe molto meno aperta la gara per individuare il nuovo concessionario” anche se va rimarcato come “senza una formale accettazione di questa nuova soluzione da parte dell’Unione Europea, il completamento dell’Asti-Cuneo non potrà partire”. Altro che sblocco praticamente immediato e altrettanto immediato avvio dei lavori, come da annuncio dell’esecutivo Lega-Cinquestelle.

Ma l’esponente del Pd ne ha anche per quanto concerne le tasche dei cittadini: “La soluzione Delrio prevedeva il congelamento delle tariffe sulla Torino-Milano fino al 2022 e, per gli anni successivi, un tetto all’incremento tariffario pari all’inflazione Istat più 0,5%. Nel piano dell’attuale esecutivo, invece, il blocco delle tariffe è previsto solo fino al 2021 e non sono più contemplati tetti di aumento per gli anni successivi”. Anche queste modifiche, ad avviso del parlamentare dem, difficilmente saranno approvate da Bruxelles. E come se non bastassero tutti questi ostacoli, peraltro ampiamente prevedibili e non certo spuntati come funghi davanti a Conte e Toninelli, emerge anche una loro inerzia: “Il Governo non sta facendo partire i bandi di gara per individuare i gestori della Torino-Piacenza e della rete ora gestita da Ativa che comprende la tangenziale di Torino, la Torino-Ivrea, così come la Torino-Pinerolo e l’Ivrea-Santhià” denuncia Gariglio. E questo accade “nonostante le concessioni siano scadute, o prossime a scadere”.

Così, mentre l’annuncio di una settimana fa appare sempre più un bluff, è ancora il deputato piddino a smascherare la maggioranza gialloverde: “A parole ostile ai concessionari autostradali, ma nella sostanza non bandendo le gare permette agli stessi gestori di continuare a fare profitti, pur non facendo più investimenti”.

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