CENTROSINISTRA

Moderati formato nazionale, Zingaretti arruola Portas

Il segretario Pd riprende il vecchio disegno di Bersani: trasformare la lista centrista in una formazione satellite, presente dal Piemonte alla Sicilia. Finita la vocazione maggioritaria servono alleati alla rinata Ditta diessina, una sorta di partito dei contadini polacco

“Un grazie ai Moderati di Portas”. Dove eravamo rimasti? Se non se lo son detto l’hanno certamente pensato il deputato torinese fondatore del fortunato brand da sempre alleato del Pd e il suo ospite che da poco del Pd è il segretario. Erano rimasti lì, a quella frase pronunciata in pubblico da Pier Luigi Bersani appena dopo le primarie del 2012 vinte anche grazie all’appoggio dichiarato di Giacomo “Mimmo” Portas con il suo movimento, un po’ camera di compensazione della sinistra sul centro, un po’ refugium peccatorum per anime in pena della politica, soprattutto quelle peregrine dal centrodestra. E allora, se la visita di cortesia di Nicola Zingaretti riservata “all’amico Mimmo” – con tanto di foto sotto il simbolo che in origine ammiccava a quello di Silvio Berlusconi e ancora oggi ricorda quella “furbata”, arte  in cui Portas non teme rivali – non può che essere letta come attestazione di stima per un alleato sempre leale e la volontà comune di rinsaldarla, quell’alleanza, a partire dalla regionali, in quell’incontro c’è dell’altro e di più.

C’è l’intenzione di riannodare quel filo intrecciato con lungimiranza da Bersani con il sincero amico torinese e rafforzarlo dopo gli sfilacciamenti quando al Nazareno c’era Matteo Renzi. L’ex premier-segretario non ha mai messo in discussione il legame con Portas, ma certamente non aveva la stessa visione dello schema in cui il suo predecessore aveva immaginato di collocare quello che con un’immagine che fa andare in bestia Mimmo, ma rende perfettamente l’idea, sarebbe la versione adattata al Pd del partito dei contadini polacchi all’epoca del socialismo reale. Un partito di sinistra forte, circondato da piccoli partiti-satellite in grado di intercettare quei voti che altrimenti rischierebbero di andare persi: l’uomo di Bettole quello schema lo aveva ben chiaro, ma i tempi per concretizzarlo su base nazionale, senza limitarlo al Piemonte e ad alcune altre esperienze in altrettante regioni, gli sono mancati. Poi al Nazareno è arrivato Matteo e quel centro da coprire non era più roba da esternalizzare, bensì il core business del Pd renziano tornato a vocazione maggioritaria. Lo stesso deputato piemontese, da cultore dei flussi elettorali e dei sondaggi, pare avesse annusato l’aria a messo in conto di tirare remi in barca. La débâcle del fiorentino, la messa in soffitta del maggioritario e la svolta a sinistra con l’elezione di Zingaretti hanno, però, riportato di attualità quel disegno bersaniano rimasto incompiuto.

Una svolta, forse inattesa, per Portas. Senz’altro apprezzata dal politico che le provò tutte, compresa una chiacchierata davanti a una birretta, per evitare quello strappo che alla fine vi fu e portò Bersani a lasciare il Pd. Centrista di sinistra che con la sinistra del Pd ha sempre coltivato ottimi rapporti, Mimmo. “Quella cravatta non va bene, cambiala” consigliava, ascoltato, l’allora guardasigilli Andrea Orlando, un altro dei piddini in stretti e duraturi rapporti con il deputato torinese, circondato dai colleghi quando tira fuori biglietti con rilevazioni e intenzioni di voto. Orlando la cravatta l’avrebbe cambiata e sarebbe cambiato pure il suo ruolo nel partito dopo l’ultimo congresso: adesso l’uomo indirizzato da Portas a dress code meno da funzionario è il vice di Zingaretti. E Zingaretti pare che non voglia limitarsi a far conto sul leader dei Moderati per suggerimenti o previsioni: torna l’incompiuta bersaniana, magari insieme a Bersani, chissà.

Non più e non solo brand confinato al Piemonte e a qualche esperienza più o meno fortunata a macchia di leopardo nel Paese, ma un’operazione su scala nazionale dell’indovinata idea avuta da Mimmo tre lustri fa e sopravvissuta al contrario di altre sigle e simboli di cui sono ingombri i cigli della strada politica. Mai come ora, con un Partito Democratico spostato assai più a sinistra di prima, è utile, indispensabile avere un contenitore dove far confluire quei voti altrimenti a rischio di approdare su altri lidi. Il brand c’è, i risultati nient’affatto disprezzabili pure. Resta solo da completare quello schema, portando i Moderati a coprire non solo qualche regione, ma tutto lo stivale. Con l’obiettivo non dichiarato, ma palese, delle prossime politiche. Quando, all’esito delle urne, chissà che il segretario del Pd non ripeta quella frase di Bersani, “Un grazie ai Moderati di Portas”. Perché è lì che erano rimasti.

print_icon