PALAZZO CIVICO

All'assessore piace un Sacco viaggiare

Quasi due mesi in missione nel 2018 per il titolare del Commercio nella giunta Appendino. Un politico globetrotter che cerca in trasferta le soddisfazioni che non trova in casa. E intanto di Open for business si sono perse le tracce

L’ultimo tango a Parigi per brindare con Oscar Farinetti all’inaugurazione del primo Eataly nella capitale francese, non è che l’ennesima missione di Alberto Sacco, metà assessore metà feluca, della giunta a Cinque Stelle di Torino. Sotto la Torre Eiffel si è fatto accompagnare dalla sua dirigente Paola Virano e dalla presidente di Ascom – l’associazione dei commercianti – Maria Luisa Coppa, che per l’occasione ha sottierrato l’ascia di guerra con l’amministrazione sull’introduzione della nuova Ztl.

Un politico globetrotter che sin dal suo insediamento ha staccato un biglietto dietro l’altro, e poco importa che sia un treno o un aereo, l'importante è partire: da Bruxelles a Parigi, da Ginevra a San Pietroburgo, da Londra agli Emirati Arabi, fino alla Cina. Così il responsabile di Commercio e Turismo nella squadra di Chiara Appendino si è ritrovato a inanellare 49 giorni di trasferta, quasi due mesi a girovagare tra riunioni enogastronomiche e motor show, conferenze e forum economici: tra spese di soggiorno e di viaggio sul sito istituzionale del Comune figurano rimborsi per 8.293 euro, più o meno gli stessi spesi dalla prima cittadina e molti di più rispetto a tutti gli altri suoi colleghi di giunta. Tanti? Pochi? Lasciando ai grillini la polemica sugli scontrini, la domanda è: cosa ha portato a casa da questi viaggi?

Un’attività all’estero che, secondo le malelingue, serve a mitigare le delusioni in patria. Dopo aver occupato stabilmente il cerchio magico di Appendino, grazie all’amicizia storica che lo lega all’ex portavoce Luca Pasquaretta, Sacco si è ritrovato negli ultimi tempi sempre più confinato nei suoi uffici di via Meucci, lontano dai dossier più scottanti e costretto a clamorose marce indietro come quella sul nuovo regolamento dei dehors, rimandata al prossimo autunno. Le delusioni sotto la Mole non finiscono qui se è vero, come è vero, che è ormai definitivamente naufragato Open for business,lo strombazzato tavolo di confronto permanente tra i vertici del Comune e i principali stakeholder del capoluogo piemontese, che nelle intenzioni avrebbe dovuto creare sinergie in grado di rilanciare la città attraverso nuovi investimenti pubblici e privati. Di questo progetto, nato sotto la spinta dell’allora capo di gabinetto Paolo Giordana e finito sotto l’egida di Sacco, non v’è più traccia, nemmeno nel Dup, il Documento unico di programmazione, a dimostrazione del definitivo naufragio. Per non parlare dello stato in cui versa la movida cittadina, dai Murazzi al Valentino: almeno su quel terreno, dove potrebbe vantare una certa esperienza (avendo gestito in passato locali notturni e promosso serate, era lecito aspettarsi una marcia in più. Invece nulla, Torino langue. E allora meglio provare a cercare fortuna altrove, magari tra le bollicine di una fiera enogastronomica o dell’ultima impresa di Farinetti.

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