RETROSCENA

Caccia all'Ottobre Rosso, giallo sul niet all'Auxilium

C'è la manina della politica sull'esclusione della Fiat Torino dalla Lega di basket? Da Cantù al Viminale, passando per Mosca. Il caso Gerasimenko. Tutti gli intrecci di una vicenda che assume i caratteri dell'intrigo internazionale

Una lotta contro il tempo per salvare una delle più prestigiose realtà della pallacanestro italiana, una vicenda sportiva che si tinge di giallo, assumendo i connotati di un intrigo politico internazionale. Perché l’Auxilium Torino è stata estromessa dalla Legabasket proprio mentre il patron Paolo Terzolo sembrava a un passo dal salvataggio finanziario, dopo che la squadra si era guadagnata sul campo la permanenza in serie A1?

La vicenda ruota attorno alla figura del magnate ucraino Dimitry Gerasimenko, colui che con i suoi rubli era entrato a far parte di quella cordata denominata “Una Mole di basket” messa in campo da Terzolo per tenere in piedi il sodalizio. Ma secondo i club della Legabasket “un soggetto non può subentrare in una nuova compagine sociale senza tenere conto della situazione di indebitamento dallo stesso causata, nella medesima stagione sportiva, nei confronti di un’altra associata” si legge nella nota. Il riferimento è a Cantù, società ceduta all’inizio dell’anno dallo stesso Gerasimenko dopo che lo scontro in patria con Putin ha portato il governo russo a chiudere le sue acciaierie, costringendolo in una sorta di esilio a Cipro. Insomma, un uomo che proietta davanti a sé una lunga ombra a fronte della quale la Lega pallacanestro ha preferito cautelarsi. Vuole dare “un segnale a tutto il movimento professionistico”il presidente Egidio Bianchi, quel segnale che curiosamente, però, i club del massimo campionato cestistico non hanno sentito il bisogno di dare quando, non più di un mese fa, il numero uno dell’Alma Basket Trieste, Luigi Scavone, è stato posto agli arresti dopo essere stato bloccato in aeroporto con uno zainetto contenente oltre 300mila euro in contanti mentre era in procinto di imbarcarsi per Dubai. Il reato ipotizzato è associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale. Trieste è tra le società che ha votato per l’estromissione di Torino. Un fatto curioso, così come curiosa è l’astensione di Cantù, la società danneggiata, secondo la Legabasket, dal magnate, contro il quale però a oggi non ha intentato alcuna azione risarcitoria e infatti Gerasimenko in Italia non è coinvolto in procedure penali, né civili a differenza, come abbiamo evidenziato, di altri massimi dirigenti.

Appresa la notizia, ieri pomeriggio, durante la giornata trionfale delle Atp Finals, la sindaca Chiara Appendino ha indossato idealmente la canotta ed è scesa subito in campo a difesa “di questa importante realtà sportiva”. È stato fissato subito un appuntamento con la società, messo in calendario per il 7 maggio, quando però i giochi potrebbero essere fatti. Appena tre giorni dopo, infatti, la Federbasket di Gianni Petrucci sarà chiamata a ratificare la decisione della Lega e gli spazi per una retromarcia appaiono strettissimi. E pensare che nei giorni scorsi Terzolo era riuscito a fornire proprio a Petrucci la sua versione dei fatti ottenendone in cambio una apertura di credito. Terzolo, infatti, ha spiegato al numero uno della pallacanestro italiana, già presidente del Coni per quattro mandati, i connotati dell’operazione che sta mettendo in piedi e che si basa su una garanzia solida, quella ottenuta da Fiat che ha confermato il suo impegno per i prossimi anni per bocca del responsabile marketing Emea di Fca Cristiano Fiorio, uno dei massimi dirigenti della holding che fa rapporto direttamente a Mike Manley. In questo contesto Gerasimenko avrebbe messo sul piatto 500mila euro dei 2 milioni necessari per salvare il club e il suo sarebbe stato un impegno-ponte che si sarebbe via via ridotto sempre più fino a estinguersi o diventare del tutto marginale entro nove mesi. Insomma, non sarebbe stato certo lui a prendere in mano il club ma avrebbe solo contribuito al salvataggio grazie a una iniezione di liquidità.

Ma chi è Gerasimenko, l’uomo dell’Ottobre Rosso, dal nome dell’impianto metallurgico nella regione di Volgograd che le autorità russe hanno recentemente “espropriato” si dice anche a causa dei pessimi rapporti con Putin? Forse uno stinco di santo? Neanche per idea. Un perseguitato politico? Chissà. Certo in questo complesso intreccio potrebbe essere stata proprio la manina della politica nostrana ad aver menato il ceffone alla Torino del basket. E senza tirare in ballo spy story in stile Le Carrè, o ardite teorie complottiste, che qualche camicia verde possa aver espresso un veto sull’uomo per compiacere l’alleato di Mosca è più che un sospetto. A partire forse dal grande regista del passaggio di proprietà della Cantù basket, quel Nicola Molteni che per combinazione fa il senatore della Lega (non quella di basket, quella di Salvini) e che proprio il Capitano ha voluto al suo fianco al Viminale, promuovendolo a sottosegretario all’Interno del governo giallo-verde. Altre motivazioni che con lo sport e il basket avrebbero poco o nulla a che fare.

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