1° Maggio e la sinistra in frantumi

Al netto della violenza che va sempre e comunque condannata senza alcun tentennamento e da qualunque parte provenga, è indubbio che il corteo della Festa del Lavoro di Torino ha confermato un elemento che è apparso in modo persin plastico: e cioè, la frammentazione della sinistra. Perché, al di là della ovvia affermazione che la Festa del Lavoro è una festa di tutti i cittadini che riafferma un principio costituzionale e che dovrebbe riaffermare con forza i diritti dei lavoratori da un lato e la necessità di garantire un lavoro a tutti i cittadini dall’altro, in particolare i giovani, è indubbio che si tratta di una giornata che storicamente si è caratterizzata sempre di più come un momento egemonizzato dalla sinistra sociale, culturale e politica nel nostro Paese. È un fatto altrettanto acquisito che le forze di destra e di centrodestra risultano marginali, se non del tutto estranee, alla gestione e alla organizzazione concreta di questa Festa in tutto il paese. Nelle sue mille città e nei vari territori.

Nel corso degli anni però, e su questo versante e su questo terreno Torino resta una città fortemente anticipatrice, questa egemonia della sinistra si è progressivamente dispersa al punto che l’unica notizia che fa notizia - e mi scuso per il voluto bisticcio delle parole - è la divisione, la frammentazione e lo scontro politico, e purtroppo anche fisico, tra le multiformi espressioni della sinistra italiana. Era francamente imbarazzante osservare a Torino, concretamente, come si snodava il corteo del 1° maggio con lo striscione del Partito democratico attorniato e protetto dalle forze dell’ordine per difenderlo dalle varie e potenziali aggressioni. Era imbarazzante, ma fortemente indicativo, ascoltare i svari slogan urlanti dal corteo - seppur multiforme e anche variopinto - quasi tutti indirizzati contro il Pd e la sinistra cosiddetta di “governo” e registrare, al contempo, un sostanziale silenzio rispetto alle pur legittime e fondate contestazioni nei confronti delle forze che attualmente guidano il Paese.

Insomma, anche dal corteo del 1° maggio di Torino emerge in tutta la sua consistenza la divisone politica del mondo della sinistra. Certo, non possiamo non registrare il radicamento e la massiccia partecipazione delle forze sindacali nel loro legittimo pluralismo. Una forza che continua ad essere un forte presidio democratico nel paese e uno strumento fondamentale ed insostituibile per garantire una vera ed autentica rappresentanza dei ceti lavoratori nel nostro paese. Ma, al là del sindacato e del suo non più scontato collateralismo nei confronti di alcune forze politiche, è indubbio che la perdurante assenza di un partito che sia in grado di rappresentare autenticamente il mondo del lavoro forse è all’origine di questa difficoltà squisitamente politica. Certo, lo sforzo di Zingaretti di trasformare il Pd nel nuovo partito della sinistra italiana - un nuovo ed inedito Pds, come ormai è evidente a tutti - può essere una prima risposta. Ma il cammino è lungo e molto accidentato. Per il momento non possiamo non registrare, a cominciare proprio dal corteo di Torino, che il campo della sinistra continua ad essere diviso. Molto diviso. Per la gioia delle forze conservatrici e populiste.

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