STATO ETICO

L'azzardo del Piemonte: una legge inutile e controproducente

Secondo l'Eurispes la legge regionale contro la ludopatia ha ridotto di 220 milioni le entrate dello Stato, fatto perdere 5.200 posti di lavoro e rischia di favorire il gioco illegale. L'allarme del procuratore antimafia De Raho. Per Caselli "il proibizionismo non paga"

Videolottery e newslot tagliate dell’80 per cento, 2 miliardi in meno di euro giocati, 5.200 posti di lavoro perduti e 220 milioni in meno nelle casse dello Stato. Sono gli effetti prodotti dalla contrazione dell’offerta del gioco pubblico in Piemonte, generati dall’applicazione della legge regionale 9/2016. Un provvedimento controverso, nato sull’onda emotiva di un allarme sociale che ha portato anche altre amministrazioni regionali a legiferare, utilizzando come perno della regolamentazione il “distanziometro”, uno strumento che prevede l’impossibilità di mantenere aperti punti vendita del gioco legale a meno di una certa distanza da una serie di luoghi sensibili quali scuole, luoghi di culto, centri sportivi e giovanili.

Una “compressione” che, inevitabilmente, sfocia in una crescita dell’illegalità. La distanza dai luoghi in cui è possibile giocare è un elemento influente nel determinare il comportamento dei potenziali giocatori patologici? L’Eurispes, dopo un primo studio realizzato in Puglia, con questo secondo lavoro territoriale, ribadisce la totale assenza di efficacia del “distanziometro”. Questo risultato è corroborato anche da alcuni dati dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha riscontrato le predilezioni dei giocatori “sociali” e di quelli “problematici” verso luoghi di gioco lontani dalla propria abitazione e dal posto di lavoro, e il valore che le due categorie attribuiscono alla “riservatezza”.

I dati nazionali. Secondo l'Istituto Superiore di Sanità gli italiani che giocano sono circa 18 milioni e mezzo, ovvero il 36,4 per cento della popolazione (43,7% uomini, 29,8% donne); di questi, 13.453.000 rientrano nella categoria del giocatore “sociale”, ovvero saltuario e per puro divertimento. I giocatori stimati a “basso rischio” sono il 4,1% (2 milioni circa), i giocatori a “rischio moderato” rappresentano il 2,8% (1 milione e 400mila), quelli “problematici” sono il 3%, ovvero circa un milione e mezzo. L’area dei giocatori problematici non coincide con quella dei giocatori patologici, definibili così solo a seguito di una diagnosi medica e successivamente alla “presa in carico” da parte delle strutture sanitarie. In Italia sono solo 13 mila le persone che vengono assistite dai Dipartimenti delle Dipendenze Patologiche delle Asl, e rappresentano lo 0,87% dei giocatori “problematici”. Il delta tra il numero dei giocatori considerati problematici (1.500.000) e quelli diagnosticati patologici (13.000) dimostra come il sistema sanitario riesce comunque ad intercettare solo “tracce” dei comportamenti patologici legati al consumo di gioco.

Infiltrazioni criminali. L’11,3 per cento dei giocatori “problematici” preferisce giocare in luoghi lontani da casa, contro il 2,5 per cento di quelli “sociali” e il 10,7 per cento dei “problematici” ha una predilezione per gli esercizi che garantiscono maggior privacy, rispetto all’1,5 per cento dei giocatori “sociali”. Dunque, il giocatore problematico ricerca luoghi lontani che garantiscono privacy e che, in qualche misura, occultano la loro condizione di giocatori. “Conseguentemente, si può affermare che il distanziometro non mitiga la pulsione al gioco dei giocatori problematici o patologici, mentre può avere un effetto di dissuasione per quelli sociali”, sostiene Alberto Baldazzi, coordinatore della ricerca, che aggiunge: “L’inefficacia dello strumento sul fronte socio-sanitario, produce inoltre un vero e proprio aiuto alla criminalità organizzata che, da sempre, ha allungato i propri tentacoli sul settore del gioco e delle scommesse. Il rischio della crescita dell’illegalità, dunque, non può e non deve essere sottovalutato come effetto della compressione dell’offerta del gioco pubblico”.

Sulla stessa linea, il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho, ha arricchito la ricerca dell’Eurispes con un prezioso contributo, spiegando che “oltre alle infiltrazioni criminali, è certo che l’area del gioco presenti dei rischi per la salute dei cittadini, anche se i dati oggi in nostro possesso sono, forse, meno allarmanti di quelli che emergono dal consumo di tabacco, di droghe e di alcol. È quindi necessario attrezzarsi per questa specifica dipendenza sine substantia, che inoltre molto spesso si manifesta in connubio con altre forme di dipendenza da sostanza. Ma pensare di intervenire vietando di fatto di giocare legalmente, per un verso non garantisce una libertà che deve essere comunque rispettata, per l’altro spalanca praterie per il gioco illegale”. De Raho aggiunge: “Una cosa è certa: il proibizionismo, in questo come in altri settori, ha sempre dimostrato di non essere una soluzione”

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Gli effetti in Piemonte. Dopo l’applicazione delle misure contenute nel provvedimento della Regione Piemonte (compressione degli orari di gioco e applicazione del distanziometro), tra marzo 2017 e settembre 2018, risulta fortissima la riduzione del numero degli esercizi che propongono l’offerta del gioco: i punti vendita generalisti sono scesi da 6.241 a 1.788. Il numero degli apparecchi Awp operativi in Piemonte è sceso da 26.134 a 12.468, con una riduzione pari al 52%. Nonostante questa diminuzione dell’offerta, l’Eurispes ha calcolato che nel primo anno di piena applicazione della nuova legge regionale, il 2018, i volumi di gioco dei cittadini piemontesi, sono, in realtà, aumentati. I cittadini che hanno consumato gioco pubblico in Piemonte, durante il 2018, hanno effettuato giocate per 103.508.278,72 euro in più rispetto al 2016. Se è vero che la spesa, nel 2018, è scesa di circa 148 milioni di euro per la diminuzione del gioco con le Awp, che hanno un payout assai inferiore rispetto all’online, è altrettanto vero che, comunque, lo scorso anno in Piemonte si è “giocato di più”. La diminuzione dei volumi di gioco sulle Awp è stata, tra il 2016 e il 2018, evidentemente imponente: più di 876 milioni di euro (-44%). Nello stesso arco temporale, però, altre tipologie di gioco su rete fisica hanno riscontrato aumenti, e tra questi i più rilevanti sono quelli delle Vlt, con volumi cresciuti di circa 186 milioni di euro. Questo maggior consumo si è verificato interamente nei negozi specializzati, gli unici che possono ospitarle.