SALONE & POLEMICHE

"No al fascismo antifascista"

Rosso di Fratelli d'Italia attacca Appendino e Chiamparino per l'esclusione della casa editrice Altaforte dal Salone del Libro. "Gli hanno fatto pubblicità e si sono dimostrati illiberali". L'affondo contro qualunque reato d'opinione

Quando era candidato a sindaco di Torino promise ai cittadini che avrebbe eliminato corso Unione Sovietica. A distanza di quasi vent’anni da quel 2001 Roberto Rosso arriva a evocare “il fascismo degli antifascisti” dopo la decisione del Salone del libro di escludere dalla fiera la casa editrice Altaforte, vicina a CasaPound e guidata da quel Francesco Polacchi che si definisce con orgoglio un “fascista”. L’esclusione è stata sancita dopo un’uscita pubblica di Chiara Appendino e Sergio Chiamparino che ieri si sono espressi contro la presenza di Altaforte alla buchmesse essendo il suo editore indagato per apologia di fascismo in seguito a un esposto che gli stessi Appendino e Chiamparino hanno presentato in Procura. “La stupidità di entrambi – attacca Rosso – sta proprio nell’incapacità di reggere un dibattito con atteggiamento liberale, preferiscono censurare i comportamenti altrui proprio come facevano i nazisti che bruciavano i libri a loro sgraditi”. Parallelismo ardito ma non del tutto campato in aria. Come nel 2001 anche questa volta Rosso è candidato e corre (come tutti i torinesi avranno avuto modo di apprendere sui manifesti e i mezzi pubblici cittadini) per uno scranno a Palazzo Lascaris con Fratelli d’Italia. Che sia una trovata elettorale per attrarre qualche voto di destra è indubbio, così come è impossibile dargli torto quando spiega che “questa campagna degli antifascisti ha prodotto tre effetti – spiega – una pubblicità gratuita per una casa editrice prima sconosciuta, il boom di vendite del libro di Matteo Salvini, edito proprio da Altaforte, e probabilmente il pagamento di ingenti penali da parte del Salone per la rescissione unilaterale del contratto”.   

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Al di là degli effetti economici, Rosso torna sull’aspetto ideologico della vicenda: “Da liberale sono sempre stato contro i reati d’opinione – afferma –. La legge Scelba (quella sull’apologia del fascismo ndr) aveva un senso all’indomani di una guerra civile che aveva insanguinato l’Italia, ma oggi no. E la legge Mancino, se possibile, è ancora peggio”. Rosso non ha alcuna simpatia verso il regime. Lo racconta la sua storia politica, nata dal ventre della Balena Bianca, e quella familiare che affonda le radici nella Resistenza di cui suo nonno fu protagonista. “Io credo nella libertà, la mia stella cometa resta l’assunto attribuito a Voltaire: non sono d’accordo con ciò che dici ma darei la vita perché tu possa dirlo”.