VERSO IL VOTO

Industriali tentati da Cirio, sindacati stanno a sinistra

Pentito dal "salto nel buio" con Appendino, una parte del gotha imprenditoriale pare orientato sul candidato del centrodestra. Cgil-Cisl-Uil e piccola impresa guardano invece a Chiamparino e chiedono una Regione che sappia governare senza colpi di testa

Nulla di nuovo sotto il sole, si direbbe applicando uno schema ormai datato e, per molti versi, superato: i sindacati con il centrosinistra, gli imprenditori col centrodestra. Se questo, sostanzialmente, si ripropone sul terreno delle elezioni regionali senza ombre sia pure con qualche critica sul fronte sindacale, diversa è la lettura che richiede la collocazione del mondo dell’impresa assai più variegato, addirittura in alcuni casi differenziato al suo interno, e che porta con sé il non irrilevante precedente delle comunali torinesi del 2016.

Le rappresentanze dei lavoratori, in un articolato documento rivolto ai candidati alla presidenza della Regione, denunciano "un processo di impoverimento del Piemonte dove il reddito procapite è sceso a 30.342 euro, il più basso delle regioni del nord Italia”, segno incontrovertibile dell’arretramento rispetto ad altre regioni del Nord e dello spostamento del triangolo industriale che trova i suoi nuovi vertici in Milano, Bologna, Treviso.

Criticità e prosecuzione di una crisi irrisolta che per i sindacati richiedono un approccio condensato nell’esortazione, spesso abusata, a “fare sistema”. Nonostante la lieve ripresa degli ultimi tre anni, il Pil regionale rimane inferiore di quasi sette punti percentuali rispetto al 2008, mentre la produzione industriale fa segnare un calo di 5 punti, mentre sul fronte occupazione tra il 2008 e il 2018 si sono persi 29mial posti di lavoro, con picchi negativi soprattutto nel settore delle costruzioni.

Dai sindacati arriva una serie di proposte e richieste rivolte a chi governerà per i prossimi cinque anni il Piemonte: dalla sanità con la necessità di ridurre le liste di attesa, la revisione della rete ospedaliera e l’incremento delle prestazioni per le fasce deboli, arrivando allo sviluppo economico per il quale il Piemonte “ha bisogno di inserirsi nella rete dei flussi di merci, per svolgere un ruolo rilevante nello sviluppo economico e nell’innovazione. Se la Torino-Lione – scrivono i sindacati – è il punto mediatico di maggior discussione, non meno importanti sono le altre opere. Oggi si può contare su 15 miliardi di euro pubblici, di cui 10 già programmati, che potrebbero attivare altri investimenti privati, dando luogo ad almeno 50mila nuovi posti di lavoro in Piemonte, più altre migliaia nell’indotto dell’edilizia. Proposte e istanze rivolte a tutti i candidati, anche se da Cgil Cisl e Uil è chiaro il segnale sul loro schieramento a favore di Sergio Chiamparino. Nulla di nuovo sotto il sole, appunto.

Diverso e, per alcuni aspetti, più interessante quel che si muove sul fronte opposto. Il posizionamento filogovernativo che accompagna la storia di ampi settori del mondo confindustriale sembra non mutare anche per quanto riguarda il duello tra Chiamparino e Alberto Cirio, con l’individuazione di quest’ultimo come il candidato con maggiore chance e, quindi, anticipando quello schieramento a favore di chi governa, o si appresta con più che buone possibilità a farlo. L’appeal dell’europarlamentare di Alba nei confronti del mondo delle imprese è andato crescendo nel corso della campagna elettorale, giovato dai numerosi incontri. Inoltre, non è un dettaglio che la sorella del politico albese, Giuliana Cirio sia apprezzata direttrice della Confindustria cuneese. Certo, non piacciono molto a quegli ambienti impregnati di understatement sabaudo i modi e le esternazioni sopra le righe dell’azionista di maggioranza del centrodestra.

Del resto è noto come con quel mondo, nella Lega, tratti assai più di Matteo Salvini l’assai meno dirompente (ma non per questo poco potente) sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Era stato proprio il Gianni Letta del Carroccio a individuare e contattare l’imprenditore Paolo Damilano per farne il candidato “civico” alla presidenza della Regione. Poi l’accordo tra Silvio Berlusconi e Salvini, con qualche ostacolo disseminato dai vertici della Lega in Piemonte, aveva fatto andare le cose diversamente. Ma l’impronta giorgettiana è quella, ed è anche quella più rassicurante per i vertici delle associazioni datoriali. Le quali, a loro volta, ancora si leccano le ferite e scontano il fio per aver più o meno apertamente sostenuto Chiara Appendino, favorendone se non decretandone la vittoria nei confronti di Piero Fassino. Nomi importanti – dal presidente dell’Unione Industriale Dario Gallina, a quello della Camera di Commercio Vincenzo Ilotte, passando per altre figure di spicco come Giorgio Marsiaj e Gianfranco Carbonato (quest’ultimo con il padre della sindaca ai vertici della sua Prima Industrie per anni) – associati all’approdo della grillina a Palazzo di Città, i quali pentitisi assai presto ora si fanno guardinghi.

Certo il centrodestra e, ancor più il profilo di Cirio, non sono certo il salto nel buio in cui si erano cimentati poco meno di tre anni fa. In più a far propendere il vertice della piramide industriale a favore di un pur tranquillizzante Chiamparino non può certo essere la valutazione che esso non ha mancato di dare in questi anni dell’approccio ai problemi e del modus operandi dell’assessore in materia, ovvero Giuseppina De Santis, spesso sbrigativa e spigolosa con quegli ambienti dove la forma è anche sostanza, soprattutto quando quest’ultima scarseggia. Tutti gli imprenditori con Cirio? Forse, anzi probabilmente, no. Se i vertici, per le ragioni citate e in alcuni casi per palese collocazione (come nel caso del presidente di Confindustria Piemonte, Fabio Ravanelli, con un passato addirittura da consigliere comunale della Lega a Novara), paiono aver fatto la loro scelta a favore di colui che sulla carta ha le maggiori possibilità di vincere, questo non sempre vale per una parte del mondo dell’impresa, soprattutto sul fronte dei piccoli e medi. Lì, in un comparto importante nella contesa elettorale, c’è chi pur non avendo apprezzato in tutto e per tutto quello che ha fatto o non ha fatto il centrosinistra in questi cinque anni, vede in Chiamparino un interlocutore affidabile, lontano anni luce da quegli eccessi che giorno dopo giorno connotano la campagna elettorale del centrodestra per voce di Salvini.

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