ECONOMIA DOMESTICA

Piccola impresa in grande difficoltà

Le Pmi sono il nerbo dell'economia regionale, ma continuano a ridursi. Dal commercio ai servizi, dall'artigianato all'edilizia: "Serve maggiore attenzione dalla politica". Il messaggio lanciato durante l'incontro con i candidati governatore

Le micro e piccole imprese dell’artigianato, del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti sono una risorsa per lo sviluppo del Piemonte e vanno sostenute tenendo conto delle loro caratteristiche. È questo il messaggio che l’articolazione regionale di Rete Imprese Italia ha lanciato alle forze politiche in occasione dell’incontro con i candidati a governatore in vista delle elezioni regionali di domenica prossima. Non è realistico, sottolineano le pmi, pensare di rilanciare lo sviluppo economico del Piemonte dimenticando le esigenze di centinaia di migliaia di imprenditori che quotidianamente lavorano insieme ai loro famigliari e collaboratori dipendenti. A livello regionale, a fronte di un totale di 321.758 imprese e di 1.304.274 addetti (esclusa l’agricoltura) quelle con meno di 10 dipendenti sono infatti 306.001 (il 95 per cento) e assorbono il 42,32 per cento della forza lavoro (551.959 unità), mentre quelle con meno di 5 addetti sono 289.794 (90 per cento) e coprono il 33,91 per cento (442.229 addetti) del personale dipendente.

Buona parte del divario crescente tra il Piemonte e le altre regioni del Nord – non a caso il triangolo d’oro dell’economia italiana fa ormai riferimento a Lombardia, Emilia Romagna e Veneto – è ascrivibile alle difficoltà riscontrate dalla cosiddetta impresa diffusa, che nel quinquennio 2014-2018 ha dovuto affrontare problemi via via crescenti: il commercio al dettaglio ha registrato un saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni al Registro Imprese delle camere di commercio pari a -11.401. In assoluto si tratta del risultato peggiore tra i diversi settori imprenditoriali, seguito dalle costruzioni (-9.550) e dall’agricoltura (-5.715). Primato negativo che deriva, in particolare, dalla riduzione progressiva delle nuove iscrizioni (passate dalle 2.860 del 2014 alle 1.924 del 2018, con un differenziale di 936 unità: seguono la ristorazione con un calo di 358 unità e le costruzioni con 257 unità). Le imprese della ricettività e ristorazione hanno presentato un saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni: -199 per la ricettività e -5.213 per la somministrazione, a testimonianza di una sostanziale instabilità di un settore che non è ancora riuscito ad esprimere appieno le pur innegabili potenzialità. Le imprese artigiane sono passate da 126.142 del 2014 a 120.053 unità nel 2018 (-6.089), con una riduzione della componente dei lavoratori autonomi pari a -19.578, passati dai 157.572 del 2014 a 137.994 del 2018.

È fondamentale, ricordano le pmi, che nella prossima legislatura tutte le forze politiche - di maggioranza e di opposizione - assicurino la massima attenzione a favore delle imprese di minori dimensioni: occorre individuare, all’interno della prossima Giunta regionale, assessori dedicati ai diversi settori della micro e piccola impresa, servono risorse adeguate e continuative negli anni e bisogna garantire dialogo sociale e concertazione con le organizzazioni di categoria. Al di là dell’importanza rivestita dalle grandi opere (TAV, Terzo Valico, Asti-Cuneo, Tunnel di Tenda) e della necessità di connettere il territorio regionale al resto del Paese e dell’Europa attraverso interventi infrastrutturali minori e reti telematiche, es. banda larga, i rappresentati di Rete Imprese Italia - Piemonte hanno poi illustrato le proposte sui principali temi di diretta competenza regionale: maggiore accesso al credito, tuttora negato alle imprese di piccole dimensioni, anche quando sono sane; sostegno all’innovazione tecnologica, organizzativa e dei modelli di business specifica per le micro imprese di tutti i settori; apertura alle imprese di minori dimensioni delle risorse dei fondi strutturali, in particolare il cosiddetto Por Fesr per gli investimenti, prevedendo bandi su misura delle loro capacità; salvaguardia della formazione per gli imprenditori, i coadiuvanti e i dipendenti nel prossimo Por Fse, preferibilmente con percorsi formativi inseriti all’interno delle politiche per gli investimenti; integrazione tra politiche ambientali (es. per la qualità dell’aria) ed esigenze delle attività economiche, evitando contrapposizioni tra salute dei cittadini e libertà di impresa; avvio di una strategia per affrontare i problemi delle città, definendo appositi interventi di rigenerazione e riqualificazione dell’ambiente urbano; attivazione di un vero e proprio coordinamento di livello regionale degli attori della filiera delle costruzioni; turismo come leva di sviluppo e di diversificazione dell’economia piemontese.

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